Mino Raiola, il protagonista dell’interregno
Mino Raiola ha rappresentato un interregno gramsciano in cui il vecchio calcio era già morto e il nuovo fatica ancora a nascere
I coccodrilli per Mino Raiola, pubblicati poi cancellati con tante scuse poi ripubblicati due giorni dopo come se nulla fosse successo, nell’ultima grande beffa che il celebre procuratore ha messo in atto contro i media, si dividono tra banali elegie dell’uomo che si è fatto da solo, partendo da una pizzeria e arrivando a rappresentare calciatori come Nedved, Ibra e Pogba, e altrettanto banali invettive contro l’uomo che avrebbe rovinato un calcio puro e spensierato in nome dei soldi.
Quello che non hanno colto, le lacrime dei coccodrilli, è che Raiola ha rappresentato un interregno gramsciano in cui il vecchio calcio era già morto e il nuovo fatica ancora a nascere. Un interregno di cui è stato protagonista assoluto creando nel 2019 il Football Agents Forum: la lobby di agenti che ha dichiarato guerra alla Fifa.
Dopo la deregulation blatteriana del 2015, in cui chiunque (senza titoli o competenze), poteva rappresentare chiunque (parte venditrice, parte acquirente, giocatore merce, tutti insieme allegramente – vedi il caso De Vrij che il mese scorso ha vinto la causa contro la Seg (Sport entertainment group), che nel trasferimento a parametro zero dalla Lazio all’Inter si è presa una lauta commissione di 9,5 milioni più bonus dall’Inter senza nemmeno avvertire il giocatore), la Fifa tornerà a una regolamentazione: gli agenti potranno rappresentare solo una parte in causa (due, in caso della parte acquirente ma solo con il beneplacito del calciatore), e avranno una percentuale massima di guadagno, sul prezzo del cartellino o sullo stipendio, a seconda del tipo di contratto concluso.
Il Forum raiolano ha pubblicamente combattuto questa riforma sostenendo che, dopo la legge Bosman e la riforma Fifa, il calciatore libero professionista aveva non solo il dovere ma anche il diritto di avere i suoi interessi rappresentati, come qualsiasi operatore dello spettacolo. E se nel 2020 la Stellar Sports di Jonathan Barnett e David Manasseh amministrava contratti per 1,15 miliardi (117 milioni di commissioni), la Gestifute di Jorge Mendes 820 milioni (85 di commissioni) e Raiola 696 (70 di commissioni) non era certo colpa loro, ma il semplice indice della quantità mostruosa di soldi che gira nel pallone.
La vera missione del Forum, cui in realtà la regolamentazione della Fifa non dispiace, è un’altra: fare entrare queste multinazionali di agenti, mediatori e rappresentanti, in quel mondo di accordi commerciali e diritti televisivi che nei paradisi fiscali movimentano i flussi di denaro del nuovo calcio finanziario in mano a fondi. Un futuro ineluttabile del pallone, cui non siamo ancora arrivati ma che è già presente in un passato in cui ancora si narra di pizzaioli furbi e padroni uzbeki che fin da bambini tifavano quella squadra finlandese che si sono poi comprati sul mercato delle Isole Cayman: un interregno di cui Mino Raiola è stato grande protagonista.