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Rinnovabili e risparmio: la strategia energetica dell’Ue

La Commissione europea ha svelato ieri un imponente fascicolo di proposte per accelerare la transizione energetica nell’Ue. Il documento, atteso da mesi, consta di ...

La sede della Commissione europea a Bruxelles. Foto: Amio Cajander Wikimedia Commons
La sede della Commissione europea a Bruxelles. Foto: Amio Cajander Wikimedia Commons
La sede della Commissione europea a Bruxelles. Foto: Amio Cajander Wikimedia Commons

La Commissione europea ha svelato ieri un imponente fascicolo di proposte per accelerare la transizione energetica nell’Ue. Il documento, atteso da mesi, consta di ben mille pagine, e promette di costituire la base per un nuovo quadro legislativo che consenta di mantenere gli impegni assunti a livello internazionale, ovvero la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra del 40% entro il 2030. “Le nuove regole metteranno l’Europa in prima linea nella transizione verso le energie pulite. Dopo l’Accordo di Parigi, l’Ue prosegue le proprie azioni concrete”, ha dichiarato il commissario all’Ambiente Miguel Arias Canete.

I due grandi assi della politica comunitaria dovrebbero essere quello che passa per gli investimenti nelle rinnovabili e quello che punta al risparmio energetico. Nell’ottobre del 2014 l’Ue si era fissata l’obiettivo di raggiungere il 27% di consumi di energia prodotta grazie a fonti pulite. Per farlo, la Commissione evoca ora una riorganizzazione della rete elettrica, al fine di risolvere il “problema della produzione variabile” da parte delle rinnovabili.

In materia di risparmio, l’obiettivo è di chiedere agli Stati membri di accelerare i loro sforzi al fine di raggiungere un tasso del 30%, entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. E di far sì che tale limite sia vincolante per tutti: in questo modo si potrebbero risparmiare tra l’altro circa 70 miliardi di euro in termini di importazioni di energie fossili. Il valore del 30%, tuttavia, probabilmente deluderà il Parlamento europeo, che a più riprese aveva chiesto all’organismo esecutivo dell’Ue di essere più ambizioso, fissando la soglia al 40%.