Sciur, vino sostenibile che pensa al futuro
Sciur è un vino che nasce sui terrazzamenti della Valtellina, ma soprattutto Sciur sta per Sostenibile, Concreto, Innovativo, Unico, Responsabile.
Si chiama Sciur, ed è un vino che nasce in Valtellina sui terrazzamenti dell’azienda vinicola Nino Negri.
Ma è anche molto di più, perché il nome è acronimo di Sostenibile, Concreto, Innovativo, Unico, Responsabile, e dietro ogni bottiglia, priva di etichetta ma serigrafata, si è sviluppato un progetto articolato a cui partecipano Slow Food, gli studenti e i docenti della Scuola di design strategico del Politecnico di Milano, e i giovani operatori edili del Polo di Formazione Professionale Valtellina (PFPV) di Sondrio.
E poiché da qualche tempo anche i giusti paladini paladini della sostenibilità sociale e ambientale hanno capito che la qualità di un prodotto, oltre che l’etica, è punto di partenza imprescindibile perché un progetto si autosostenga economicamente, va detto subito che Sciur è innanzitutto un vino buono, ed ecologico a partire dal packaging, un confezionamento studiato nei dettagli, con bottiglia alleggerita, eliminazione etichette (quindi meno carta, inchiostri, colle…) e impiega capsula/tappo/cartone riciclabili.
Valtellina Superiore Docg da uve nebbiolo-chiavennasca, Sciur non nasce per essere un fiore all’occhiello millesimato, magari biologico o biodinamico (tant’è che non rispetta alla lettera certi disciplinari), bensì come idea imprenditoriale capace di produrre, con la vendemmia 2012, 15 mila bottiglie, per ciascuna delle quali è stato donato 1 euro alla scuola professionale di Sondrio, coinvolta per tramandare il sapere antico dei muri a secco, tipici dell’ecosistema agricolo di questi vigneti arrampicati sui costoni: grazie a un corso specifico gli studenti vengono chiamati sui terrazzamenti a imparare costruzione e manutenzione di questi preziosi manufatti, alti fino a 5-6 metri ed eretti già nel 1920.
Una prima fetta di sostenibilità che si indirizza ai giovani e si traduce in un mestiere della tradizione richiesto certamente finché ci saranno vigne in Valtellina, dove, per conformazione territoriale, è concesso ben poco alla meccanizzazione dei processi.
Ma la scelta dell’azienda va oltre, ed emerge consapevole nel tono serio di Casimiro Maule, direttore generale ed enologo della Nino Negri: la viticultura applicata con Sciur fa guerra ai solfiti – ampiamente sotto la soglia consentita -, ai fitofarmaci e al diserbo ossessivo, puntando su concimi naturali e sovescio, potatura soffice, e sull’opera lenta – slow – e faticosa, ma a impatto zero, delle mani dei lavoranti; o su un futuro fatto di decespugliatori a energia elettrica invece di quelli attuali, inquinanti e rumorosi, con un risparmio di CO2 e combustibili fossili.
Una viticultura che oggi riguarda 4 dei 31 ettari dell’azienda, ma che Maule intenderebbe estendere a un terzo in un prossimo futuro (più sostenibile). E chissà che non faccia scuola tra i colleghi, nel del Gruppo Italiano Vini di cui fa parte.