Smog, tassa occulta Costa 225 miliardi
Banca Mondiale: agenti nocivi 4a causa di morti premature. Un danno soprattutto per gli Stati più giovani. Tutti gli articoli dal dossier sui diritti umani.
Valori 155, febbraio 2018 – dossier Gli abusi non fanno crescere
Smog, tassa occulta Costa 225 miliardi
di Andrea Barolini
La Banca Mondiale: agenti nocivi 4a causa di morti premature. Un danno umano e materiale soprattutto per gli Stati più giovani
L’inquinamento atmosferico non è solo responsabile di un decesso su dieci nel mondo (sei volte più che la malaria). Ma è anche la causa di immense perdite economiche a livello globale. A spiegarlo è il rapporto The Cost of Air Pollution pubblicato alla fine del 2016 dalla Banca Mondiale, nel quale si sottolinea come gli agenti nocivi presenti nell’aria che respiriamo rappresentino il quarto fattore di morte prematura al mondo. A pagare il prezzo più alto sono i Paesi che presentano una popolazione giovane, dal momento che le morti in questo caso – da un punto di vista anche solo meramente economico – sono “più gravi”, in termini di mancata produttività potenziale. Così, nell’Africa subsahariana è stata calcolata una perdita pari allo 0,61% del Pil all’anno, quota che cresce allo 0,83% nel Sud-Est asiatico. In Europa e in America del Nord, invece, aree nelle quali la popolazione risulta decisamente più anziana, le percentuali sono pari allo 0,13 e allo 0,11. In termini assoluti, l’impatto è stato stimato in 225 miliardi di dollari all’anno (199 miliardi di euro). La transizione verde riempe il portafoglio Al contrario, un rapporto dell’Ocse del maggio 2017 ha confermato che gli investimenti nella lotta ai cambiamenti climatici saranno utili per sostenere la crescita del Pil in futuro. Nei Paesi del G20, in particolare, è stato ipotizzato un incremento compreso tra il 2,8 e il 5%, entro il 2050. «Introdurre politiche di salvaguardia del clima non rappresenterà affatto un freno per l’economia», aveva sottolineato il segretario generale dell’organizzazione internazionale, Angel Gurria, presentando lo studio. Nella stessa occasione, il dirigente aveva lanciato di conseguenza un appello ai governi del G20: trattandosi delle nazioni che generano l’85% del Pil mondiale e l’80% delle emissioni di CO2, esse «collettivamente rappresentano il cuore della transizione». L’Ocse ha calcolato inoltre che, per i necessari ammodernamenti dei loro sistemi di trasporti, energia, acqua e telecomunicazioni, i Paesi del G20 dovranno spendere circa 6.300 miliardi di dollari (5.600 miliardi di euro) all’anno, fino al 2030. Basterebbe aumentare del 10% tale cifra per far sì che il tutto venga operato secondo criteri rispettosi dell’ambiente. E il sovrapprezzo sarebbe ampiamente compensato dai benefici che ne deriverebbero in materia di innovazione, risparmio energetico, salute e benessere delle popolazioni. ✱
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Tutti gli articoli del dossier sono resi disponibili su Valori.it man mano che ci avviciniamo all’inizio del Festival dei Diritti Umani (20 marzo) e Fa’ la cosa giusta! 2018 (23 marzo). Li trovate qui.