L’aumento dei prezzi è dovuto a speculazioni finanziarie: gli esempi di cacao, caffè e gas

prezzi non dipendono più da domanda e offerta nel mondo reale, ma dalle speculazioni effettuate nelle borse finanziarie

Il prezzo del cappuccino dipende da speculazioni finanziarie @ Hannah Wei/Unsplash

Le speculazioni hanno decisamente affossato il mercato. Nel 2024, i prezzi del caffè e del cacao hanno registrato una crescita del 132%. Battendo persino il 121% dei Bitcoin. Tale impennata dipende, in primis, dalla speculazione dei contratti derivati che scommettono al rialzo alla Borsa di New York e a quella di Londra, dove i trader finanziari sono largamente dominanti rispetto ai produttori.

L’aumento dei prezzi è frutto di speculazioni finanziarie: caffè e cacao

Così ad un mercato reale che nel caso del caffè vale 130 miliardi di dollari, ne corrisponde uno finanziario che vale, in termini nominali, venti volte tanto. Solo per chiarire un dato di questo fenomeno: la principale società produttrice di caffè è Nestlé, dove la “famiglia” Nestlé possiede il 3% e i grandi fondi quasi il 10% (BlackRock hai il 5%). E gli stessi fondi costruiscono sugli indici borsistici del caffè Exchange Traded Funds (Etf) dedicati. Le speculazioni hanno sempre dei vincitori, che non sono mai i piccoli produttori né i consumatori. Ma qualcuno lo chiama ancora “mercato del caffè”.

Considerazioni analoghe valgono per il cacao, che conosce le stesse dinamiche con speculazioni guidate attraverso strumenti derivati. E forte concentrazione proprietaria nelle mani di Mondelēz, Nestlé e Mars. Dove, di nuovo, i grandi fondi sono decisivi. Una tonnellata di cacao costa ormai poco meno di 10 mila dollari per effetto di colossali speculazioni poste in essere da alcuni fondi finanziari, che hanno scommesso al rialzo dopo che i raccolti di cacao in Ghana e Costa d’Avorio sono stati meno copiosi del previsto.

In pratica, i fondi hanno tradotto in un gigantesco aumento dei prezzi, di chiara natura speculativa, una parziale riduzione dell’offerta. Naturalmente questa speculazione è partita dopo che erano stati già pagati i coltivatori ghanesi e ivoriani che hanno ricevuto circa 2000 dollari a tonnellata.

A guadagnare non sono i produttori africani, ma i “signori del mondo” delle Borse finanziarie

Dunque, i profitti stanno finendo interamente nelle mani di pochi grandi speculatori che approfittano della possibilità di operare acquisti fittizi, tramite gli strumenti derivati, di un bene che non compreranno mai. E della prerogativa di prendere parte alle Borse merci mondiali. Dove dovrebbero essere presenti solo i produttori reali, ma che in nome della liquidità finanziaria ospitano anche i nuovi “signori del mondo”.

In pratica, le scommesse guidate da un monopolio finanziario fanno i prezzi dei beni più scambiati al mondo dopo il petrolio. E i benefici di simili aumenti si traducono per intero in proventi finanziari di una ristretta cerchia di grandi azionisti. I quali controllano le società produttrici, le scommesse e tutta la generazione di strumenti finanziari legati a simili beni. In questa prospettiva non è cambiato niente neppure nel settore del gas.

Lo stesso vale per il gas, l’aumento delle nostre bollette è dovuto alla speculazione finanziaria

E’ stata sufficiente la notizia che Gazprom, la compagnia di Stato russa, annunciasse l’interruzione delle forniture di gas alla Moldavia perché il prezzo del gas tornasse rapidamente a salire. Avvicinandosi ai 50 euro al megawattora, con una crescita del 25% in una settimana. Naturalmente, tale crescita dipende dalle gigantesche speculazioni finanziarie fatte alla Borsa di Amsterdam, che continua ad essere il riferimento per la definizione del prezzo del gas pur essendo popolato pressoché unicamente da trader finanziari appunto.

In altre parole, nonostante la pesante ondata di rialzi del periodo 2021-2022 legata alla speculazione, e nonostante l’evidente pericolosità dell’indice di Amsterdam, nulla è cambiato. Anzi, nel caso italiano la situazione è peggiorata. Perché in un anno le importazioni di gas sono aumentate del 167%. E non a caso, gran parte dell’aumento proviene dal gas degli Stati Uniti. Il cui prezzo si è impennato e si impennerà ulteriormente proprio per effetto delle notizie del blocco operato da Gazprom.

In sintesi, il capitalismo speculativo arricchisce i monopoli finanziari e impoverisce i consumatori. Costretti a pagare bollette accresciute dall’aumento del costo della materia prima. Eppure questo non dipende dalle condizioni della domanda e dell’offerta reali, ma dall’infinita mole di scommesse rialziste realizzate sui contratti di compravendita.