Tether: la criptovaluta degli amici di Trump ora vuole la Juventus
La piattaforma di stablecoin Tether con il 5% di azioni della Juventus diventa secondo azionista dopo Exor. Preludio al cambio di proprietà?
L’indiscrezione è diventata realtà quando il rastrellamento delle azioni della Juventus Football Club S.p.A ha superato il 5%. A quel punto, dato che la Juve è quotata in borsa, se ne è dovuto dare notizia alla Consob, che a breve la ratificherà. Tether, la piattaforma che emette la stablecoin Usdt (questo il nome della moneta digitale) è diventata così il secondo azionista della Juventus davanti al fondo Lindsell Train sceso al 4,99%. L’operazione, della durata di alcuni mesi, ha avuto costi contenuti: circa 48 milioni di euro per 19mila azioni, che rappresentano appunto il 5%. E pare non avere influito granché sul valore del titolo, salito di un paio di punti percentuali dopo l’annuncio ma che aveva perso quasi il 18% nell’ultimo mese e mezzo.
Primo azionista rimane ovviamente Exor, la holding degli Agnelli/Elkann, che mantiene il 65% delle azioni della Juventus. Che le consentono il 79% dei diritti di voto in assemblea. Mentre il resto è diviso tra piccoli azionisti. Dato che però Tether è una superpotenza, con 400 milioni di utenti, una capitalizzazione di mercato di 140 miliardi di dollari e l’ultimo esercizio chiuso a dicembre con un profitto di 14 miliardi di dollari, la domanda sorge spontanea. Tether si vuole comprare la Juventus? E soprattutto la famiglia Elkann ha intenzione di venderla? La risposta è nì, perché il contesto in cui si muovono le due società non è molto semplice.
Exor e Tether: due facce della stessa finanza
Di Exor, la holding olandese della famiglia Agnelli /Elkann, sappiamo alcune cose. Controlla Stellantis, il gruppo Gedi (La Repubblica e La Stampa) e svariate altre società tra cui la Juventus. Da diversi anni oramai non fa i soldi con le automobili, né tantomeno con il calcio o con i giornali. Ma soprattutto con investimenti di tipo finanziario. Il suo volto pubblico è John Elkann. Qualche brutta storia con l’eredità di famiglia di cui si sta occupando la magistratura. Qualche decisione sbagliata nel mercato dell’auto, come quella di affidarsi per anni a un incensato manager che non ha mai creduto nel futuro dell’auto elettrica facendo crollare la produzione. Una recente svolta trumpiana, con una donazione da un milione di dollari per la cerimonia di insediamento di Trump e un pellegrinaggio con il cappello in mano alla corte del nuovo imperatore.
Di Tether sappiamo invece molto meno. Di sicuro sappiamo che emette la stablecoin più diffusa al mondo. Dove stablecoin significa che la moneta digitale è ancorata a un bene fisico, spesso il dollaro o l’oro. A differenza delle altre crypto tipo Bitcoin il cui valore si deve alle oscillazioni del mercato. A dispetto del nome però, ciò non significa assolutamente che la moneta sia stabile. Basta vedere cosa è successo un paio di anni fa con il crollo della stablecoin Terra Luna. In generale perché significa che per ancorare la moneta bisogna fare investimenti concreti, e questi possono essere sbagliati. O ambigui, come quello di Terra Luna. O ancora, nel caso particolare di Tether, sconosciuti. A partire dal fatto che questa società non è quotata in borsa è la sede è registrata nel paradiso fiscale delle crypto di El Salvador.
Devasini e Ardonio: chi sono i nuovi soci della Juventus
E anche dei proprietari di Tether sappiamo molto poco. Il fondatore e maggior azionista è Giancarlo Devasini, un ex chirurgo plastico che si è dedicato all’imprenditoria con una serie di fallimenti societari importanti. Fino a che un giorno, per quei casi della vita che possono capitare a chiunque, tipo le valige che cadono dal cielo nei film di Nanni Moretti, ha fondato Tether e ha cominciato ad accumulare soldi fino a diventare il quarto uomo più ricco d’Italia. Il suo patrimonio personale stimato in 9,2 miliardi di dollari è quattro volte quello di John Elkann, che deve accontentarsi di 2,5 miliardi. Zeke Faux, giornalista d’inchiesta di Bloomberg, nel suo libro Number Go Up – un bestseller stranamente mai tradotto in Italia – dedica ampia parte dei suoi ragionamenti sui lati oscuri delle crypto a Devasini e Tether.
Se Devasini è misterioso e sfuggente, e non si mostra mai in pubblico, di tutt’altra pasta è fatto Paolo Ardoino, che di Tether è amministratore delegato e volto pubblico. È stato lui in una serie di interviste a confermare l’acquisizione del 5% delle azioni della Juventus, a lasciare intendere che potrebbero continuare la scalata o diventare i prossimi sponsor di maglia del club bianconero (l’accordo con Jeeep è in scadenza quest’estate). Ha lasciato intendere molte cose Ardoino, ma su una è stata molto chiaro. Lo slogan di questa scalata, ha detto lunedì al Corriere della Sera, è “Make Juventus Great Again”. Perché da tempi non sospetti, da molto prima che Elkann corresse a prostrarsi a Washington, Devasini e Ardoino sono grandissimi sostenitori di Donald Trump. E delle sue politiche reazionarie neoliberali.
A chi la Juventus? A noi
In conclusione, che vuole Tether dalla Juventus? È una mossa pubblicitaria, l’inizio di una partnership, i primi passi di una scalata? Le stesse domande ovviamente le ha rivolte il Corriere della Sera a Ardonio. E risposte sono state evasive, nel senso che l’ad di Tether lasciava aperta ogni possibilità. Di sicuro, come abbiamo scritto più volte su Valori, sembra esserci l’intenzione di Exor di lasciare la Juventus.
Dapprima con l’allontanamento di Andrea Agnelli e di tutti coloro che avevano a che fare con la vecchia gestione. Poi con una serie di investimenti, tre aumenti di capitale in quattro anni per un totale di 900 milioni di euro, che sembrano andare in questa direzione. Che sia un fondo (ogni mese saltano fuori le più disparate ipotesi, tra “arabi” e “americani”) o una piattaforma di crypto, è facile immaginare quindi che qualcuno prima o poi si comprerà la Juventus. Per adesso, vista la vicinanza degli attori in campo con l’estrema destra trumpiana, alla domanda possiamo rispondere solo con uno slogan che di questa parte politica ha fatto la fortuna. A chi la Juventus? A noi.