Un’altra banca statunitense in difficoltà: è il turno di First Republic Bank
La fuga dei correntisti, il tracollo in Borsa, lo Stato che (per ora) non interviene: cosa sta succedendo a First Republic Bank
Una banca statunitense di medie dimensioni che perde il 50% in Borsa in un solo giorno, dopo aver svelato che i clienti hanno ritirato depositi per più di 100 miliardi di dollari in un trimestre. Sembra una storia già sentita e, in parte, lo è. Stavolta a trovarsi in difficoltà è la californiana First Republic Bank. Ora l’istituto sta cercando una via d’uscita, anche con l’aiuto del governo federale, per evitare di essere il terzo a fallire dopo Silicon Valley Bank e Signature Bank.
Cosa sta succedendo
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Cosa è successo a First Republic Bank
First Republic Bank è una delle tante banche regionali statunitensi. Nel suo report annuale del 2021 dichiarava 181,1 miliardi di dollari di asset e 156,3 miliardi di depositi, poi arrivati a 173,5 miliardi all’inizio di marzo del 2023. A quel punto, però, Silicon Valley Bank è crollata, fallendo nell’arco di pochi giorni. L’episodio ha innescato una crisi di fiducia che ha contagiato anche First Republic Bank.
Il comunicato sui risultati del primo trimestre 2023 parla di «deflussi di depositi senza precedenti»: i clienti avrebbero ritirato oltre 100 miliardi nel trimestre, puntualizza Reuters. Solo quando una cordata di banche è intervenuta con l’iniezione di 30 miliardi di dollari di depositi non assicurati, l’emorragia si è fermata. First Republic Bank ha annunciato l’intenzione di «rafforzare il suo business e ristrutturare il suo bilancio», anche tagliando gli stipendi dei dirigenti e licenziando il 20-25% della forza lavoro.
Il comunicato è datato lunedì 24 aprile. Martedì 25 le azioni di First Republic Bank sono sprofondate quasi del 50%, il giorno successivo hanno segnato un altro -28,5%. Il 26 aprile la sua capitalizzazione di mercato è scesa per la prima volta al di sotto del miliardo di dollari. Al suo picco, a novembre 2021, aveva superato i 40 miliardi.
Quali sono le possibili strategie per evitare il crack
Il refrain è sempre lo stesso: le condizioni fanno temere per la solidità del sistema bancario, i clienti non si fidano più e fuggono. La banca così si trova a corto di depositi, nella classica profezia che si autoavvera.
Appurato questo, che fare? Dopo il terremoto di SVB, la Federal Reserve ha dato in prestito al sistema bancario la cifra monstre di quasi 165 miliardi di dollari in una settimana. Subito dopo, quando a traballare è stata Credit Suisse, la banca centrale svizzera ha concesso 50 miliardi di euro in aiuti di emergenza. Insomma, in entrambi i casi lo Stato ha scongiurato il peggio.
Nel caso di First Republic Bank, le prospettive appaiono più incerte. La testata CNBC sostiene che siano in corso trattative con le banche già intervenute con l’iniezione di depositi nella prima fase. Il tentativo sarebbe quello di convincerle a comprare alcuni asset dell’istituto, a tassi superiori rispetto a quelli di mercato. Sempre secondo le fonti di CNBC, per ora il governo a stelle e strisce non avrebbe intenzione di intervenire. Anzi, stando a Bloomberg i regolatori sarebbero pronti a tagliare il rating di First Republic Bank, in assenza di un accordo per risanare le sue finanze. Se così fosse, la banca avrebbe grosse difficoltà anche ad accedere ai meccanismi di aiuto della Federal Reserve. È bastata questa indiscrezione per far sprofondare di nuovo i suoi titoli in Borsa.