Città mediterranee invivibili: le vacanze estive al tempo del caldo estremo

Il caldo estremo rende invivibili le città mediterranee. E il turismo contribuisce alla crisi che lo colpisce

Turisti a Roma © EyeEm Mobile GmbH/iStockPhoto

L’estate e le vacanze sono i temi più trattati dalla musica leggera. Canzoni romantiche, nostalgiche e struggenti. O hit di breve durata da ballare in quegli immensi villaggi turistici in cui si sono trasformati tutti i luoghi di villeggiatura, città comprese. Contro l’estate, e soprattutto contro le vacanze, si scagliavano invece i brani della musica punk. E forse, come su molte altre cose, avevano ragione loro. Oggi infatti, a causa del caldo torrido, degli eventi climatici estremi e dell’overtourism, le vacanze estive nei Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo sono diventate una fatica più che un piacere. E chi se lo può permette sposta le vacanze a giugno o settembre. O cambia meta, e punta verso Nord.

Ma è comunque un serpente che si morde la coda. Perché, come ricorda un paper pubblicato lo scorso dicembre su Nature, le emissioni di anidride carbonica prodotte dal turismo di massa sono una delle principali cause dei cambiamenti climatici. E quindi dell’aumento della temperatura, del caldo insopportabile e degli eventi climatici estremi che rendono insostenibile lo stesso turismo. Secondo la rivista scientifica, infatti, nel decennio che va dal 2009 al 2019, le emissioni prodotte dal turismo sono aumentate del 3,5% ogni anno. Arrivando nel 2019 a produrre il 9% delle emissioni globali annuali. E oggi, secondo le previsioni dello stesso studio, la situazione è solo peggiorata.

Le vacanze romane sempre più insostenibili a causa del caldo estremo

Uno dei problemi di Roma è che molte delle sue attrazioni turistiche sono all’aperto, in pieno sole. E da qualche anno le temperature estive durante il giorno raggiungono tranquillamente i 40°. Così diventa impossibile, non solo per i turisti ma anche per le guide turistiche, visitare e far visitare i suoi luoghi di culto. O anche solo fare le interminabili code per strada sotto il sole per poi visitare luoghi che sarebbero anche al chiuso. Come riporta Il Post, secondo le previsioni dell’Enit, l’Agenzia nazionale del turismo, il numero di turisti stranieri che visiteranno la Capitale a luglio e agosto diventa quindi molto più basso rispetto a quelli di giugno o settembre. Quest’estate ad agosto si prevedono 695mila turisti internazionali. Contro gli 892mila di giugno e i 946mila di settembre.

La stessa cosa succede in tutto il Mediterraneo, da Atene a Barcellona. Basti pensare che da quest’anno il Partenone di Atene è chiuso nelle ore più calde del giorno. Come riporta un’inchiesta della Bbc, infatti, la Grecia ha registrato nel 2024 un aumento del 20% del turismo primaverile rispetto all’anno precedente. Ancora più significativo è poi il dato della Spagna, dove le presenze nei mesi di gennaio e febbraio sono aumentate del 20%, a dimostrazione di come i viaggiatori stanno letteralmente anticipando le vacanze di mesi per evitare il caldo torrido estivo.

Tornando a Roma, suonano ridicole le risposte fornite al Post dall’amministrazione comunale capitolina sull’installazione di nuovi alberi e pensiline per combattere il caldo. Basta arrivare alla Stazione Termini per rendersi conto che anche le poche pensiline per gli autobus che c’erano in precedenza sono state tolte e non più sostituite nell’immensa opera di restyling del piazzale antistante realizzata per il Giubileo. La porta d’ingresso della città eterna, che dovrebbe accogliere e poi smistare i visitatori, è stata trasformata in una immensa distesa di cemento. Senza alberi, panchine e pensiline. Un forno a cielo aperto quando c’è il sole. E un problema ancora più evidente quando piove, e non c’è un solo posto per ripararsi.

Caldo estremo e overtourism: il turismo fugge dal Mediterraneo

La stessa inchiesta della Bbc poi punta il dito contro l’overtourism. L’aumento esponenziale degli affitti brevi e turistici, la trasformazione degli esercizi commerciali in somministratori di cibo e bevande, il proliferare del turismo mordi e fuggi da social media. Un problema di cui racconta anche il New York Times in un reportage che Barcellona si estende a tutto il Mediterraneo. E di cui ci eravamo occupati su Valori con il racconto delle proteste nelle Isole Canarie. Un’analisi in cui si dimostrava che il turismo di massa non porta alcun tipo di beneficio economico alla popolazione locale.

«In tutto il continente, giugno è stato il mese più crudele. Finora. A Roma, i turisti si sono alternati tra i siti della città come se stessero girando in un microonde all’aperto. I cantanti lirici di Verona sono svenuti in costume», scrive il New York Times. Individuando nella crisi climatica la causa del crollo del turismo nel Mediterraneo. Una serie di persone intervistate nel reportage hanno detto che i prossimi anni, proprio a causa delle temperature insostenibili, faranno le vacanze in Nord Europa. E non è affatto una boutade. Come dimostra uno studio della European Travel Commission, almeno un terzo dei turisti internazionali punta a fare le vacanze sempre più verso il Nord. In Paesi come Norvegia, Svezia e Finlandia.

Questa fuga dal Mediterraneo è però una soluzione tampone. Non certo una terapia efficace. Innanzitutto perché questo tipo di vacanze economicamente se le possono permettere pochi privilegiati. Poi perché si tratta appunto di una fuga, e non di un intervento sulle cause del problema. Cause che, come in ogni situazione, si intersecano tra loro. Il turismo e le vacanze diventano sempre più insostenibili a causa del caldo e dei fenomeni estremi prodotti dai cambiamenti climatici. Ma sono proprio il turismo e le vacanze tra le prime cause dei cambiamenti climatici. È quindi il sistema economico alla base di questi stili di vita che deve essere cambiato. O ancor meglio abbattuto. Alla fine, anche in questo caso, ci aveva visto giusto la musica punk.

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