Se la tv funziona, perché nessuno guarda le partite?
Ogni settimana il commento di Luca Pisapia sugli intrecci tra finanza e calcio
C’è una vignetta, o meme che dir si voglia, in cui un anziano signore porta il telefono ad aggiustare. Una volta scoperto che funziona, scoppia in lacrime e si chiede perché allora nessuno lo chiami. L’anziano signore è il calcio in tv: se gli apparecchi funzionano benissimo, perché nessuno lo guarda?
La faccenda è grave e pure seria, e va ben oltre lo streaming che si impalla. Da una parte c’è la tenuta del sistema calcio, che dai soldi delle televisioni dipende per oltre il 60% del suo fatturato. Un sistema in piena crisi dopo che la pandemia ha portato a galla gli enormi problemi strutturali che già c’erano. Dall’altra c’è la digitalizzazione del Paese. Quando Dazn si aggiudica i diritti tv della Serie A per tre anni con un’offerta fuori mercato, è subito chiaro che dietro c’è Tim.
Il pallone è da sempre terreno di scontro di altre battaglie. In ballo ci sono la creazione della rete unica per la fibra, da anni al centro degli appetiti dei grandi fondi internazionali, dato l’infimo livello di sviluppo del nostro Paese: l’Italia è fanalino di coda europeo.
Dopo sole quattro giornate di campionato si scopre però che gli ascolti di Dazn forse non luccicano come ce li raccontano. I loro rilevamenti interni, certificati Nielsen, parlano di una media di 5-6 milioni di spettatori a giornata. Numeri in linea con gli scorsi anni di Sky. I dati Auditel però parlano della metà degli spettatori, o anche meno. Ad esempio, secondo Auditel domenica scorsa la finale degli Europei di pallavolo su Rai 3 ha avuto 3,4 milioni di spettatori medi, con il 15,84% di share, mentre il big match Juventus-Milan su Dazn 852mila con il 3,84%. Un disastro.
Dopo l’istruttoria aperta la settimana scorsa da Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), la questione finisce in parlamento. Giovedì è prevista l’audizione in commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera. Il problema, infatti, non è solo la trasparenza dei dati nei confronti degli inserzionisti pubblicitari, ma anche il senso politico e industriale dell’intera operazione.
Sarà la piattaforma, sarà l’arretratezza tecnologica, sarà l’addio di Cristiano Ronaldo o il sempre peggiore livello della Serie A. Sarà colpa di Preziosi. Sarà quel che sarà, ma il calcio in tv sembra non guardarlo più nessuno. E questo è un enorme problema, per i club che dai rubinetti delle tv prendono l’ossigeno per restare in vita, e per il Paese che si dimostra ancora una volta impreparato a vivere nella contemporaneità.