Questo articolo è stato pubblicato oltre 10 anni fa e potrebbe contenere dati o informazioni relative a fonti/reference dell'epoca, che nel corso degli anni potrebbero essere state riviste/corrette/aggiornate.

Ue, fronte comune di sei Paesi contro le politiche ambientali

Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria e Romania hanno sottoscritto una dichiarazione comune nella quale chiedono di alleggerire le politiche contro il cambiamento climatico dell'Ue.

  «Il settimo Programma di azione dell’Unione europa per l’Ambiente dovrà costituire un impegno politico ma non dovrà fissare regole giuridiche basate sull’obbligatorietà». Con queste parole i ministri dell’Ambiente di sei Paesi dell’Europa centrale ed orientale – riuniti a Sobienie Krolewskie, non lontano dalla capitale polacca Varsavia – hanno di fatto costituito un fronte comune contrario alle politiche ecologiche comunitarie.

Si tratta di Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria e Romania, che in una dichiarazione comune hanno sottolinea come a loro avviso sia necessario «tenero conto delle differenti situazioni nazionali» nella definizione degli impegni europei contro il cambiamento climatico. Non a caso, riferisce l’agenzia AFP, a guidare il gruppo c’è la Polonia, Paese la cui energia elettrica è prodotta al 95% attraverso lo sfruttamento del carbone, ovvero di una delle fonti più inquinanti in assoluto.

Ad oggi, l’Ue ha fissato come obiettivo la riduzione del 20% delle emissioni di CO2 entro il 2020; l’aumento contemporaneo del 20% nello sfruttamento delle energie rinnovabili e una riduzione del 20% dei consumi grazie all’efficienza energetica. Bruxelles sembra intenzionata a chiedere di raddoppiare gli sforzi per il 2030 (-40% di CO2 emessa). Ma a questo punto occorrerà quanti (e quali) consensi riceverà la posizione assunta dai sei Paesi centro-orientali.