Un fungo rischia di mettere in ginocchio gli esportatori di caffè
Numerosi Paesi dell'America centrale hanno visto il 35% delle colture attaccate dal parassita, proliferato grazie alle condizioni climatiche eccezionali sperimentate dallo scorso settembre.
Un terzo della produzione di caffè in America centrale è andato distrutto a causa della proliferazione di un fungo. E le previsioni sono nefaste per il prossimo futuro: il contagio potrebbe non arrestarsi e mettere in ginocchio i Paesi produttori. Ma attenzione: la possibile catastrofe non è da imputare al caso. O, almeno, non solamente: il fungo – chiamato “hemileia vastatrix” – ha cominciato a riprodursi a partire dallo scorso mese di settembre, secondo quanto riportato dal quotidiano francese Le Parisien, grazie alle condizioni di eccezionale calore e siccità registrate nella regione.
Una volta ancora, dunque, il cambiamento climatico e i suoi eventi estremi creano le condizioni per ingenti danni economici. Ad oggi, oltre 300 mila ettari (su un totale di 958 mila coltivati in America centrale) sono stati colpiti dal parassita, che si stima abbia già provocato la perdita di due milioni di sacchi da 46 chilogrammi ciascuno di caffè. Il che, in termini economici, si traduce in 225 milioni di euro andati in fumo per Nicaragua, Honduras, Panama, El Salvador, Costa Rica e Guatemala.
«La situazione è grave – ha spiegato Josè Buitrago, presidente dell’associazione degli esportatori di caffè del Nicaragua, uno dei Paesi più colpiti dal fungo – e lo sarà ancora di più se non saranno adottate misure per contrastare il fenomeno». Un problema che rischia di travolgere un milione e mezzo di impiegati in un settore che, nel biennio 2011-2012, ha esportato verso l’Europa e gli Usa 17, 5 milioni di sacchi, per un totale di 2, 7 miliardi di euro. Il solo Nicaragua ha bisogno di investimenti per 633 milioni di euro per rinnovare le colture e 18 milioni per sconfiggere il fungo.