Uniper, il gas e lo spettro di una Enron europea

Il colosso tedesco dell'energia Uniper ha chiesto aiuto al governo della Germania, dopo il taglio delle forniture di gas da parte di Gazprom

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz © Sergey Guneev/Presidential Executive Office of Russia/Wikimedia Commons

Lo stop, ancorché parziale, alle forniture di gas alla Germania da parte della Russia ha mietuto la prima vittima. Il colosso tedesco delle energie fossili, Uniper, ha chiesto nella giornata di mercoledì 29 giugno un intervento urgente al governo di Berlino. Un aiuto per evitare il collasso. L’azienda, infatti, sta ricevendo soltanto il 40% del gas previsto nel contratto di lungo termine stipulato con la controparte russa, il gigante di Stato Gazprom.

Uniper costretta a comprare gas a caro prezzo

Di conseguenza, per poter continuare a fornire gas a industrie e cittadini tedeschi, Uniper è costretta ad acquistarne sul mercato a breve termine. Nel quale i prezzi sono nettamente più alti, e in continua crescita. Impossibile (almeno per ora) far ricadere per intero il costo supplementare sui clienti. Che secondo gli analisti della banca svizzera UBS sarebbe di 400 milioni di euro per i soli primi sei mesi dall’anno in corso. E potrebbe arrivare ad un miliardo al 31 dicembre, se la situazione non dovesse migliorare.

Una centrale a gas di Uniper nei Paesi Bassi
Una centrale a gas di Uniper nei Paesi Bassi © Roel Wijnants/Flickr

La Germania, da parte sua, ha fatto sapere che farà tutto ciò che è necessario per sostenere Uniper. Un cui crollo potrebbe essere paragonato a quello di Enron, colosso dell’energia fallito negli Stati Uniti nel 2001. Ma a rischio c’è l’intero settore della prima economia europea, anche per via del pericolo di un effetto-domino nel comparto.

Il rischio di uno stop totale alle forniture da parte della Russia

Le prime avvisaglie sono arrivate dalla Borsa, con gli investitori che hanno immediatamente ceduto in massa le azioni della compagnia. La situazione, d’altra parte, potrebbe aggravarsi ulteriormente nei prossimi giorni, dal momento che, a partire dall’11 luglio, si prevede uno stop di dieci giorni alle consegne di gas. E si vocifera che possa rappresentare il preludio ad una sospensione ben più lunga.

Tecnicamente, la risposta del governo di Berlino deve essere ancora dettagliata. Il ministro dell’Economia Robert Habeck ha tuttavia ipotizzato la possibilità di un ingresso dello Stato nell’azienda, con una partecipazione nel capitale.

I costi del salvataggio potrebbero finire nelle bollette

Un’alternativa potrebbe essere proprio quella di fare appello ai consumatori: la legge sulla sicurezza energetica, così come modificata nello scorso mese di aprile, autorizza il governo a permettere di far ricadere sugli utilizzatori finali dell’aumento dei prezzi. Ciò, tuttavia, sarà possibile solo qualora l’esecutivo decida di decretare il livello di emergenza massimo (ad oggi si è arrivati solo al livello 2).

L’obiettivo è, al contempo, capire in che modo garantire alla Germania le riserve di gas che intende utilizzare per l’inverno. «È la vera sfida sociale, perché i costi del riscaldamento non possono essere aggirati», ha spiegato Habeck. Anche in questo senso, lo sviluppo delle energie rinnovabili è più urgente che mai.