Vaccini: un mercato trasparente salverebbe più vite. Soprattutto nei Paesi poveri
L'Oms lancia un progetto per monitorare i prezzi dei vaccini. Risultato: più trasparenza permette ai Paesi poveri di ottenere sconti. E quindi vaccinare di più
Con il suo fatturato da 37,4 miliardi l’anno, il mercato dei vaccini è tornato sotto i riflettori, a causa della pandemia di coronavirus Covid-19, che spinge la ricerca di un trattamento e porta al rialzo le azioni dei big del settore. Ma le caratteristiche di questo mercato restano spesso insondabili e alcuni dei suoi fenomeni risultano paradossali. Specie quando si parla della domanda di vaccini da parte dei Paesi poveri, che potrebbero essere quelli più coinvolti dalla pandemia di coronavirus.
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Prezzi trasparenti dei vaccini, una questione cruciale
La trasparenza dei prezzi e l’accesso alle informazioni sul mercato dei vaccini sono fondamentali per garantire, soprattutto ai Paesi a medio reddito, di ottenere vaccini a prezzi più equi e, quindi, di poter vaccinare fette più ampie di popolazione. È quanto emerge dalla ricerca “La trasparenza di prezzo come un passo verso l’accesso sostenibile (ai vaccini, ndr) nei Paesi a medio reddito”, pubblicata sul British Medical Journal il 13 gennaio scorso da Tania Cernuschi e da un team di ricercatori del MI4A (Market Information for Access to Vaccines). Si tratta di un’iniziativa lanciata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per rafforzare la capacità dei Paesi a medio reddito di negoziare con i produttori di vaccini attraverso un database mondiale dei prezzi di mercato realizzato dall’Oms. Si basa sul successo del progetto V3P (Produzione, prezzo e approvvigionamento dei vaccini) dell’Oms e risponde agli inviti all’azione lanciati dagli Stati membri dell’organizzazione e dal Gruppo consultivo strategico di esperti sull’immunizzazione (Sage) per colmare le lacune nel mercato.
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L’Oms a caccia di dati sul mercato dei vaccini
Nel 2014 l’OMS ha lanciato un’iniziativa sulla trasparenza di prodotto, prezzo e approvvigionamento di vaccini, ora denominata Informazioni di mercato per l’accesso ai vaccini (MI4A). Mirava a migliorare la trasparenza dei prezzi dei vaccini e, quindi, a supportare la pianificazione e il bilancio delle vaccinazioni nazionali, la negoziazione dei prezzi e, in definitiva, a migliorare l’accesso a questi prodotti.
Prima dell’iniziativa MI4A, i prezzi dei vaccini per i Paesi di ogni livello di reddito e i dettagli di tutti i tipi di vaccino non erano disponibili.
Sempre più Paesi forniscono dati
Nel 2019 l’MI4A ha raccolto in un unico database le informazioni di 182 Paesi, l’81% di tutti quelli che fanno parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Di questi, però, solo 158 hanno fornito informazioni sui prezzi, nel 2018 erano 151, il triplo rispetto al 2016 (51 Paesi) e quasi sei volte rispetto all’anno di lancio, il 2014 (26 Paesi).
Il database nel 2019 è arrivato a contenere i dati su 540 prodotti relativi a 67 vaccini e a 8.752 contratti di acquisto. Per ciascun prodotto sono conosciuti metodo di acquisizione, volumi, fonti, modulo di presentazione (tipo di contenitore del vaccino come flaconcino, siringa monouso o altro), dimensione della confezione (singola o in dosi multiple) e diversi altri parametri.
La principale limitazione dei dati MI4A deriva dalla natura volontaria della segnalazione dei dati, che può portare a errori di segnalazione e alla qualità dei dati variabili.
I dati coprono 41 dei 46 Paesi a reddito medio che non appartengono all’Alleanza globale per i vaccini (Gavi) e all’Organizzazione panamericana per la salute (Paho) (89%), che normalmente non ricevono supporto finanziario esterno per l’accesso ai vaccini.
..ma i più ricchi tendono a non condividere informazioni
Quello che emerge però è un panorama nel quale alcuni Paesi ricchi continuano a fare muro contro le richieste di trasparenza dell’Onu, danneggiando così i Paesi poveri.
Nel 2019 ben 25 Paesi non hanno condiviso con MI4A le informazioni sui prezzi dei vaccini acquistati nel 2018, tra cui Germania e Italia.
Undici di questi Paesi non hanno comunicato all’Oms nemmeno i volumi dei vaccini acquistati, quattro le tipologie di vaccini e i produttori dai quali le hanno acquistate e uno nemmeno le sole tipologie.
Di questi, alcuni hanno affermato di non poter condividere i dati per motivi di riservatezza (tra questi Austria, Canada e Israele) e altri, come Germania e Italia, perché l’approvvigionamento non è stato fatto dal Governo centrale, ma da strutture decentralizzate. Nel caso italiano i bandi di gara sono effettuati a livello regionale e gli stock poi passano in mano alle Aziende sanitarie locali. Durante lo sviluppo dell’iniziativa MI4A, alcuni Paesi d’altronde avevano sollevato preoccupazioni in merito alla riservatezza dei dati.
I vaccini più costosi non sono quelli più utilizzati
Le informazioni dei Paesi dichiaranti per il 2017 contenute nel database di MI4A mostrano che in quell’anno a livello mondiale erano state acquistate 3,99 miliardi di dosi di 65 tipi di vaccino, per un valore totale di 8,86 miliardi di euro. Questi dati mostrano anche che i vaccini più costosi non sono quelli più utilizzati.
I 10 vaccini più costosi sono il vaccino pneumococcico coniugato 13-valente, quelli contro il papillomavirus umano 9-valente, contro il rotavirus, contro l’influenza stagionale, il vaccino pneumococcico coniugato 10-valente, quelli contro la varicella, il vaccino contro la polio-difterite-tetano-pertosse-epatite acellulare B-Haemofilo inattivato di tipo B, il vaccino anti difterite-tetano-pertosse a cellula intera-epatite B-Haemophilus influenzae di tipo b, quello contro morbillo-parotite-rosolia-varicella. Questi rappresentano il 69% del valore totale di mercato degli acquisti, ma solo il 22% del volume totale degli acquisti.
La trasparenza fa vaccinare di più
Grazie all’iniziativa MI4A per la trasparenza sul mercato dei vaccini, l’Organizzazione mondiale della Sanità ha ottenuto alcuni risultati significativi. Secondo alcune slide presentate a un congresso a febbraio, i Paesi più poveri sono riusciti a ottenere accesso ai vaccini contro il Rotavirus con sconti compresi tra il 17 e il 25%. Il vaccino contro il virus del papilloma umano (Hpv), fondamentale per prevenire alcune forme di tumori, ha visto i prezzi per dose calare del 23% rispetto alle offerte iniziali.
Tutto questo ha comportato risparmi annuali di spesa sanitaria a livello globale pari a circa 70 milioni di dollari (quasi 64 milioni di euro al cambio attuale), che hanno potuto essere reinvestiti in acquisti di altri farmaci. E di 1,3 milioni di dollari (1,2 milioni di euro) reinvestiti in acquisti di altre tipologie di vaccini.
Si tratta di cifre ancora minuscole, ma in grado di rendere con chiarezza l’importanza della condivisione delle informazioni.
Tra gli effetti positivi della trasparenza, secondo MI4A, ci sono non solo l’ottenimento di prezzi più favorevoli grazie alla migliore posizione negoziale degli acquirenti informati, da cui i risparmi sui costi grazie alla riduzione dei costi di ricerca e i prezzi più bassi grazie al benchmarking, ma anche la possibilità di basare il processo decisionale su informazioni precise sulle politiche di immunizzazione globali e l’aumento della concorrenza che porta alla riduzione dei prezzi nel lungo periodo.
Il rischio che si creino cartelli tra i produttori
La trasparenza, data la natura oligopolistica o monopolistica di questo mercato, comporta però anche dei rischi, specie per i Paesi più poveri. Tra questi quello che i fornitori possano adattare le proprie strategie di prezzo, oppure ridurre le disponibilità nelle offerte. Il tutto si tradurrebbe in possibili incentivi alla collusione, ovvero alla realizzazione di “cartelli”, per fare salire i prezzi. Ammesso che questo già non avvenga.
Ma i rischi per la salute globale non vengono solo da possibili cartelli tra i produttori di vaccini. C’è anche il problema big datae ai problemi di gestione della privacy sanitaria di milioni di persone. Lo vedremo nella terza puntata di questa inchiesta.