La lotta al Covid-19 passa anche attraverso la finanza responsabile
150 investitori responsabili scendono in campo per dare una risposta globale giusta ed equa al Covid-19, come richiesto dell’OMS. E chiedono conto a Big Pharma
Se la lotta alla pandemia non coinvolgerà tutto il Pianeta, oltre il disastro umanitario, con il doppio dei morti, le perdite economiche globali salirebbero ad almeno 9,2 trilioni di dollari, secondo le stime dell’International Chamber of Commerce. A ribadirlo, questa volta, sono 150 investitori della finanza responsabile internazionale dagli USA all’Europa, scesi in campo con un appello per sostenere l’Access to COVID-19 Tools (ACT) l’acceleratore, con la piattaforma COVAX, promosso dall’OMS per lo sviluppo, la produzione e la garanzia di un accesso equo ai vaccini anche per i Paesi a basso e medio reddito. Piattaforma che, nonostante i nuovi impegni di finanziamento da parte dei paesi del G7 della scorsa settimana, deve ancora affrontare un deficit di 20 miliardi di dollari.
Per la finanza responsabile bisogna sostenere ACT e COVAX
«L’accesso all’acceleratore ACT è fondamentale per combattere la pandemia, perché il virus non conosce confini. Solo uno sforzo congiunto e globale può davvero fermarlo». Lo ha ribadito Aurélie Baudhuin, presidente di SfC – Shareholders for Change, la rete europea degli investitori responsabili, co-firmataria della lettera aperta a Stati e case farmaceutiche, diramata dall’Access to Medicine Foundation.
Nella dichiarazione, gestori e proprietari di asset in tutto il mondo, con oltre 14.000 miliardi di dollari di asset in gestione, mettono sul tavolo tre azioni per mitigare i rischi posti dal proliferare del virus e delle sue varianti. Sottolineando come i ritardi siano acuiti sia dalle carenze di finanziamento, sia dalle lacune di produzione vincolate ai brevetti e alla proprietà intellettuale. Fattori che, combinati insieme, impediscono a miliardi di persone di ricevere le cure necessarie contro il Covid-19.
Azione di pressing della finanza responsabile verso le multinazionali del farmaco e dei vaccini
Cosa chiedono gli investitori? Intanto incoraggiano i leader mondiali di G7, G20 e dell’ACT Accelerator Facilitation Council a stanziare fondi adeguati. Occorre colmare le disuguaglianze tra Paesi ad alto reddito e quelli a basso reddito per combattere la pandemia. Dall’altra parte si impegnano a promuovere un’azione di pressing verso le multinazionali farmaceutiche. Servono ricerca e sviluppo, azioni industriali più coraggiose. Per espandere la produzione, ma anche per attuare strategie di prezzo eque, con accordi di produzione in licenza volontari. E, infine, propongono di esplorare nuovi meccanismi di finanziamento, simili ai nuovi bond e social bond per i vaccini.
La salute vale 466 miliardi di dollari
L’accesso globale ai vaccini Covid-19, sostengono, avrebbe una ricaduta non solo sulla salute di milioni di persone. Ma anche per l’economia globale per almeno 466 miliardi di dollari entro il 2025, come la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha ribadito. Come a dire, 12 volte il fabbisogno richiesto dall’OMS per poter vaccinare anche le popolazioni dei Paesi a medio e basso reddito. Tutto ciò solo valutando le prime 10 grandi economie mondiali. Senza dimenticare, poi, che l’accesso alle cure e alla protezione sanitaria nei Paesi più poveri richiede anche, oltre i vaccini, terapie, diagnostica, ossigeno medico e dispositivi di protezione individuale (DPI). E, nel caso di alcuni vaccini, le apparecchiature per garantire la conservazione con la catena del freddo.
Gli investitori possono parlare a tu per tu con i manager di Big Pharma
«Dal punto di vista azionario, gli investitori istituzionali possono parlare direttamente con il senior management delle aziende farmaceutiche in cui hanno investito. Spingendole a garantire che vaccini e cure contro il Covid-19 siano sviluppati il più rapidamente e distribuiti il più ampiamente possibile» . È quanto afferma Damiano de Felice, direttore strategico di Access To Medicine Foundation. Ribadendo che «dal lato del credito possono impiegare miliardi di dollari per sostenere la ripresa economica globale. Come? Attraverso meccanismi finanziari innovativi che finanziano programmi pubblici e privati dedicati per rispondere alla pandemia» .
Bisogna prevenire le prossime pandemie
Dalle analisi di Access to Medicine Foundation, organizzazione non profit che monitora l’accesso universale ai farmaci e che annualmente stila anche un proprio «index», Big Pharma è chiamata non solo alla trasparenza, alla condivisione dei brevetti su licenza, ma a investire di più e meglio in ricerca e sviluppo per prevenire le prossime pandemie. Il rapporto sottolinea come il Covid-19 abbia messo in evidenza i ritardi nella pianificazione dei dipartimenti di ricerca e sviluppo delle aziende farmaceutiche. Nonostante i cospicui finanziamenti pubblici ricevuti che ammontano, secondo lo studio economico pubblicato da The Lancet, ad oltre 10 miliardi di dollari.
Anche perché, ribadiscono gli analisti, se attualmente gli sforzi sono concentrati, giustamente, nella lotta contro il Covid-19, si rischia di rimanere preparati per la prossima pandemia. Analizzando le attività dei maggiori gruppi farmaceutici, non ci sono progetti di ricerca in cantiere per 10 delle 16 malattie identificate dall’OMS come il maggior rischio per la salute pubblica.
Ricerca e sviluppo, produzione su licenza, questo è il futuro
Così, sottolineano, mentre i centri di ricerca pubblica e le piccole startup biotecnologiche possono essere pionieri in nuovi campi di ricerca, le grandi aziende restano essenziali per garantire il rapido sviluppo e l’accesso a vaccini, terapie e diagnostica. E hanno un ruolo fondamentale per la produzione su larga scala e la distribuzione globale delle cure anti-Covid, senza interrompere le catene di approvvigionamento. Ma non basta.
Molte multinazionali farmaceutiche hanno contribuito in modo sostanziale a facilitare lo sviluppo e la diffusione dei vaccini in tempi record. In larga misura, rammentano da Access to Medicine Foundation, Big Pharma si è mobilitata contro il Covid-19 solo quando è diventato chiaro che l’epidemia ha colpito sia i paesi ricchi che quelli poveri. Aprendo così la possibilità a lauti guadagni. Che in tempo di pandemia, senza equità di accesso alle cure, rischiano di tramutarsi in perdite globali.