Quanto vale il mercato dei certificati digitali NFT
Gli NFT stanno assistendo a un vero boom: il loro valore del mercato è cresciuto del 299% nel 2020, superando i 250 milioni di dollari
Un’opera d’arte digitale (“Everydays: The First 5000 Days”, del semi sconosciuto Peebles) messa all’asta da Christie’s a 100 dollari e venduta alla stratosferica cifra di 69,3 milioni di dollari. Sembra fantascienza, invece è cryptoarte: arte digitale che, grazie alla tecnologia blockchain e agli NFT, permette agli artisti di rendere uniche le loro creazioni. E di guadagnare, anche tanto. Ma non solo gli artisti. A guadagnare sono anche i collezionisti e, ovviamente, gli speculatori.
E ad essere vendute in formato digitale non sono solo le opere d’arte. Gli NFT hanno contagiato, e stanno contagiando, un numero crescente di settori: dal design alla moda, dallo sport alla musica, al mondo dello spettacolo in generale. Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando. E di quali cifre.
NFT: i certificati di unicità che piacciono agli artisti
L’acronimo NFT sta per non-fungible token, letteralmente “gettone non fungibile”. Sono dei codici generati per uno specifico prodotto, che può essere virtuale (come immagini, video, opere d’arte digitale) o reale (dalle scarpe agli immobili). Si tratta di certificati a prova di manomissione, generati attraverso la tecnologia della blockchain (la stessa dei Bitcoin), che certificano l’unicità di quell’oggetto e lo collegano a chi lo ha creato. Sono queste le due caratteristiche che piacciono agli artisti, e ai collezionisti: l’unicità e la riconducibilità all’autore.
Tutto si spiega
Cosa sono gli NFT, i “certificati digitali di unicità” che valgono oro
A cosa servono e come funzionano i “non-fungible token” (NFT), certificati digitali che possono valere milioni di dollari
A garantire per gli NFT c’è il fatto che sono registrati sulla blockchain, che è un registro decentralizzato di proprietà, non falsificabile. Lo stesso che protegge le transazioni milionarie delle criptovalute. Non solo: la blockchain ne traccia gli spostamenti e i passaggi di mano. Così, grazie agli NFT l’opera, il bene, l’oggetto “tokenizzato” non può essere rubato (problema che per gli oggetti virtuali era frequente). E chi lo ha creato può intascare un guadagno dalla vendita e da ogni vendita successiva (una sorta di percentuale sulle vendite future, se previsto dallo stesso NFT).
Un sistema per garantire royalties agli autori
Per un venditore, gli NFT possono rendere infatti non solo possibile vendere qualcosa oggi, ma anche continuare a guadagnare domani. Gli artisti, in particolare, hanno storicamente lottato per raccogliere i frutti del loro lavoro. Con gli NFT guadagnano al momento in cui mettono sul mercato la loro opera e anche in futuro, ogni volta che quell’opera viene rivenduta.
Nel codice degli NFT, infatti, può essere inserita una clausola che specifica la percentuale da riconoscere all’autore per ogni vendita. Di solito varia tra il 2,5 e il 10% del prezzo di vendita. Si crea così un mercato secondario degli NFT, nel quale le quotazioni delle opere seguono la legge della domanda e dell’offerta. Ma per cui una percentuale del prezzo di vendita torna all’autore. Una piattaforma come SuperRare ha automatizzato una forma di royalties eterne destinate ai creatori di un’opera.
La pandemia e il boom del mercato
Gli NFT non hanno a che fare solo con l’arte. Ma, piuttosto, con il collezionismo, come con i francobolli o le figurine. Negli Stati Uniti, per esempio, gli NFT sono esplosi con le figurine collezionabili degli sportivi, un mercato molto popolare da decenni. L’NBA ha prodotto figurine virtuali dei suoi giocatori, alcune delle quali sono state acquistate per quasi 1.000 dollari: una figurina digitale non si deteriora, non può essere rubata o falsificata.
E poi la musica: la cantante Grimes, ha venduto quasi 6 milioni di dollari di NFT in meno di 20 minuti alla fine di febbraio (ovviamente con il sostegno del compagno Elon Musk). Il gruppo Kings of Leon ha deciso di offrire il nuovo album tramite una piattaforma NFT. E Jack Dorsey, cofondatore e Ceo di Twitter, ha venduto per 2,9 milioni di dollari l’NFT del suo primo tweet (del 2006).
L’arte digitale non è certo qualcosa di nuovo. La rivoluzione degli NFT, sta nell’unire le innumerevoli possibilità date dalla blockchain con le necessità di un mercato, quello dell’arte digitale, che faticava a trovare uno sbocco. Il tutto è stato poi amplificato e velocizzato dalla pandemia, che nell’ultimo anno e mezzo ha tenuto chiuse le principali gallerie nel mondo e impedito lo svolgersi delle fiere. E ha contagiato innumerevoli altri settori. Fatto sta che oggi il mercato degli NFT vale centinaia di milioni di dollari. Secondo il rapporto NFT 2020, pubblicato da L’Atelier BNP Paribas e Nonfungible.com, il valore è cresciuto del 299% nel 2020, quando era valutato oltre 250 milioni di dollari. E i primi mesi del 2021 hanno già visto vendite sbalorditive.
La crescita degli NFT continua nel 2021
Nel primo trimestre del 2021 sono già stati spesi più di 2 miliardi di dollari in NFT, un aumento di circa il 2.100% rispetto al quarto trimestre del 2020. Durante il quale – tra ottobre e dicembre 2020 – erano stati venduti 93 milioni di dollari di NFT.
Una cifra record coincisa con l’ingresso di nuovi investitori nel mercato. Secondo NonFungible.com, ci sono stati 73mila acquirenti e 33mila venditori di NFT nel primo trimestre di quest’anno. Questa disparità ha contribuito a far aumentare i prezzi. Per gli esperti di NonFungible.com è «un segnale di enorme interesse per i nuovi arrivati, ma anche del desiderio degli attuali proprietari di mantenere i propri beni. Il che crea un fenomeno di scarsità nel mercato».
Come si crea, si vende e si compra un NFT
Creare un NFT è semplice. Basta usare una delle piattaforme specializzate, come Mintbase, Rarible, OpenSea oNifty Gateway dalle quali si può scaricare il file che diventerà un token non fungibile. Si pagano poche decine di euro. Il creatore del NFT, poi, può venderlo su queste stesse piattaforme. Impostando, se crede, anche la percentuale che riceverà su tutte le possibili volte che il suo token non fungibile verrà rivenduto.
Chiunque può investire negli NFT. Anche questo è un suo punto di forza. La maggior parte delle opere, infatti, ha prezzi ragionevoli, anche di poche decine di euro. Si acquistano su diverse piattaforme. E si pagano in criptovalute o con metodi tradizionali. Una volta che un NFT viene acquistato, il suo valore comincia a variare in base all’offerta e alla domanda, proprio come avviene nel mercato tradizionale dell’arte.
NFT: la nuova frontiera degli speculatori
Ma di certo c’è di mezzo anche la speculazione. Se già i bitcoin avevano attirato l’attenzione e gli investimenti anche dei non esperti di finanza, ancor più questo vale per gli NFT. Che hanno la stessa origine dei bitcoin (entrambi generati dalla blockchain), ma sono più “visibili”, in quanto collegati a un oggetto, virtuale o reale, ma comunque identificabile.
E l’attuale boom non può che attirare gli speculatori. Del resto, come ha scritto The Guardian, «gli NFT hanno almeno una sorta di scarsità e collegamento con il mondo reale, per quanto tenue. Quindi, nel bel mezzo di un boom attorno alla blockchain, sono un nuovo ed eccitante sbocco per il denaro speculativo».