Una piccola riforma dalle grandi conseguenze
Da fine maggio a Wall Street si dimezzano i tempi di consegna dei titoli. Sembra una piccola riforma, ma le conseguenze sono molteplici
In sé sembra una notizia da poco. Da fine maggio i tempi di consegna dei titoli a Wall Street scenderanno da due a un giorno. In pratica, fino a oggi quando un acquirente compra un’azione o un altro titolo finanziario, la consegna materiale deve avvenire entro due giorni. Dal 28 maggio il venditore dovrà consegnare il titolo all’indomani.
Cosa significa, concretamente, la riforma introdotta a Wall Street
Visti i rapidi progressi della tecnologia che semplifica e velocizza ogni transazione, si potrebbe pensare che le conseguenze possano essere minime per gli operatori. La novità dovrebbe semplicemente rendere più sicure le operazioni: riducendo il tempo in cui la transazione può rimanere pendente, diminuisce anche il rischio che in questo tempo una delle due controparti possa fallire o comunque che non sia più in grado di rispettare l’impegno preso.
Gli operatori inoltre devono lasciare dei titoli o del contante a garanzia delle operazioni. Sui mercati esistono dei soggetti chiamati “stanze di compensazione” dove di fatto vengono registrate le operazioni di acquisto e vendita. Tali operatori chiedono alle banche di tenere bloccati dei capitali o dei titoli facilmente liquidabili (il cosiddetto “collaterale“) come garanzia dell’operazione stessa, finché questa non viene materialmente conclusa. Ridurre i tempi di esecuzione significa ridurre di pari passo il tempo in cui tale capitale rimane bloccato, il che è sicuramente un vantaggio per gli operatori interessati.
Una riforma tutt’altro che trascurabile
Tutti contenti, quindi? Non proprio. Secondo un articolo di Les Echos per gli investitori il peso di questa riforma potrebbe essere tutt’altro che trascurabile. In un mondo finanziario ossessionato dalla velocità, non è raro che un investitore passi un ordine di acquisto senza avere la liquidità necessaria. Con l’introduzione della nuova normativa, avrà un giorno di meno per reperire i fondi necessari a perfezionarla.
Gli impatti potrebbero essere notevoli anche per chi opera tramite le vendite allo scoperto. Si tratta di una tecnica per guadagnare sulla perdita – o meglio ancora sul crollo – di un titolo. In pratica lo vendo senza averlo materialmente a disposizione, sperando che il prezzo scenda per trovarlo sul mercato a un prezzo inferiore e consegnarlo subito dopo al prezzo pattuito.
Ancora, spesso i titoli non rimangono fermi nel portafogli dell’investitore tra il momento della vendita e quello della consegna. Vengono ad esempio dati in garanzia per operazioni di brevissimo termine o agli stessi venditori allo scoperto. Dietro una “semplice” operazione di compravendita possono poi nascondersi informazioni strategiche che un investitore non vuole rivelare al mercato, giocando sui tempi tra acquisto e consegna.
In ultimo, ma non è un dettaglio da poco, la nuova normativa potrebbe essere particolarmente penalizzante per gli operatori esteri, tenuto conto che degli orari di apertura dei mercati statunitensi e delle differenze di fuso orario con quelli europei e asiatici. Alcuni stanno pensando di allungare gli orari di apertura, altri di spostare alcuni uffici direttamente a New York.
Secondo Bloomberg Intelligence, complessivamente la riduzione nei tempi di consegna da due a un giorno potrebbe costare qualcosa come 30 miliardi di dollari agli investitori. Una cifra che conferma l’incredibile complessità raggiunta dai sistemi finanziari. Una riforma apparentemente ”innocua” rischia di avere enormi ripercussioni sulla molteplicità di operazioni che si nascondono anche dietro un semplice acquisto e vendita di un titolo finanziario.