Il clima minaccia le Baleari. Che rispondono con una legge pionieristica
Le Baleari sono particolarmente minacciate dagli effetti della crisi climatica. Per questo vogliono imporsi di tutelare le generazioni presenti e future
Una legge per tutelare il benessere delle generazioni presenti e future. L’ha approvata il parlamento regionale delle isole Baleari lo scorso 13 aprile. Una norma pionieristica frutto della prima iniziativa popolare mai approvata dal Parlamento delle Baleari.
Il Mediterraneo è tra le regioni più vulnerabili alla crisi climatica
Sono di pochi giorni fa le immagini dell’isola di Maiorca spazzata da venti a oltre 120 chilometri all’ora e forti precipitazioni che hanno colpito l’intero arcipelago, da sud a nord: prima Ibiza e Formentera, poi Maiorca e Minorca. Decine di alberi e palme abbattuti. Centinaia i voli cancellati con migliaia di turisti impossibilitati a rientrare dalle vacanze. La crisi climatica è già una realtà. E la situazione non può che peggiorare.
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Il bacino del Mediterraneo è tra le regioni del mondo più vulnerabili ai cambiamenti climatici. «Le temperature massime e minime nelle isole Baleari sono già aumentate di 0,44°C e 0,37°C per decennio tra il 1975 e il 2015, e anche la temperatura del mare è aumentata», si legge nel sito della Mallorca Preservation Foundation, una fondazione nata per proteggere e preservare l’ambiente dell’isola di Maiorca. «Al ritmo attuale delle emissioni, entro la fine del secolo la temperatura potrebbe crescere di 3-5°C». Con un innalzamento dei mari fra i 37 e i 90 centimetri.
La transizione ecologica è particolarmente complessa per le isole Baleari. La loro economia dipende fortemente dall’overtourism e da settori ad esso collegati e di enorme impatto ambientale e climatico: l’energia e i trasporti. Gli effetti della crisi climatica, però, rischiano di compromettere la qualità della vita nelle isole e di avere un profondo impatto ambientale sulla regione.
Una legge pionieristica
La legge approvata ad aprile scorso prevede la creazione di una Commissione per la salvaguardia del benessere delle generazioni presenti e future, soprattutto di fronte ai cambiamenti climatici. Un’iniziativa pionieristica, dicevamo, che può diventare ispirazione per altre simili in regioni altrettanto vulnerabili nel mondo. Una legge che ha un precedente in Europa: il Well-being of Future Generations Act 2015 del Galles. Come nel caso della legge spagnola, si fa riferimento al benessere delle generazioni future, anche attraverso la creazione di una commissione che vigili sulle prospettive di lungo termine delle politiche elaborate.
Affinché il lavoro della Commissione delle Baleari abbia successo occorre però superare alcune sfide. Innanzitutto, trovare il giusto equilibrio tra l’interesse delle generazioni future e quelle presenti, affinché le inevitabili restrizioni che occorre imporre oggi non gravino eccessivamente rispetto ai benefici che si otterranno domani. Ciò anche in linea con il concetto di “transizione giusta”. Ovvero l’idea che il cambiamento della società verso la neutralità climatica sia anche la transizione verso una società più equa, nella quale nessuno viene lasciato indietro.
Pensiamo, per esempio, al turismo e al suo impatto ambientale. Oggi il settore è il principale motore economico delle isole. Ma è anche causa di un grande impatto sul loro ambiente. Per preservarne gli ecosistemi per le generazioni future occorrerebbe limitare il numero di turisti. Con, però, relative perdite economiche nel breve termine per le imprese e i cittadini. “Transizione giusta”, in questo caso, potrebbe significare offrire una compensazione o nuove opportunità formative alle persone la cui vita verrebbe influenzata negativamente dalla limitazione dell’afflusso di turisti.
Cosa si intende per “benessere”?
Un’altra sfida per la Commissione consiste nel definire cosa si intende per “benessere”. La Treccani lo definisce come «stato felice di salute, di forze fisiche e morali» e «condizione prospera di fortuna, agiatezza» o, ancora, «sensazione soggettiva di vita materiale piacevole». Il “benessere economico”, poi, viene definito nell’economia moderna come «stato di agiatezza collettiva ottenuto attraverso una larga disponibilità dei beni di consumo e un’equa distribuzione della moneta». La Commissione potrebbe scegliere per esempio di concentrarsi sulla garanzia che le persone del futuro abbiano ancora accesso alle stesse risorse – materiali da costruzione, risorse naturali e così via – di cui disponiamo attualmente.
Ma quella attuale è una società basata sul consumismo, con uno stile di vita intrinsecamente insostenibile. Per questo nel trovare una definizione di “benessere” la Commissione dovrà affrontare la più ampia questione di cosa può rendere la nostra vita soddisfacente restando, al tempo stesso, sostenibile. Tema che crea acceso dibattito da molto tempo; infuocato almeno da quando nel discorso pubblico è apparsa la definizione di “decrescita felice”.
Come difendere i diritti di chi ancora non c’è?
La Commissione sarà composta da esperti di aspetti sociali e ambientali dei cambiamenti climatici, con un approccio interdisciplinare. Personalità provenienti dal mondo accademico, delle organizzazioni sociali e delle agenzie ambientali. A mancare, però, sono i rappresentanti delle comunità più vulnerabili dal punto di vista sociale e climatico delle isole Baleari. Persone e gruppi che hanno esperienza diretta degli effetti del riscaldamento globale sulle loro vite quotidiane.
La difficoltà, poi, sta nello stabilire chi dovrebbe rappresentare gli interessi delle generazioni future rispetto ai cambiamenti climatici. E in base a quali criteri dovremmo giudicare se un determinato candidato sia un rappresentante adeguato per le generazioni future. Sfide di non facile soluzione, ma che occorre cogliere per garantire un futuro – e un presente – migliore a ciascuno.