Consulenze, laboratori e esperti prezzolati: «Così la lobby del gas ci ha mentito per anni»
Secondo uno studio di Climate Investigations Center l'industria del gas ha boicottato le verità scientifiche sugli impatti sulla salute delle emissioni domestiche
L’industria del gas ha boicottato la divulgazione scientifica sul legame tra emissioni domestiche e malattie respiratorie, utilizzando tattiche simili a quelle di Big Tobacco.
Un rapporto del Climate Investigations Center svela una campagna di screditamento delle evidenze scientifiche messa in campo a partire dagli anni Settanta. Con l’ausilio di presunti esperti, agenzie di comunicazione, influencer, studi e attacchi al mondo accademico.
Come Big Tobacco, l’industria del gas ha mentito sapendo di mentire
«Il tabacco degli altri produttori è velenoso. Quello della Lucky Strike è tostato», così l’illuminazione di Don Draper chiude il primo episodio di Mad Men. Nel pilot della serie, il team di pubblicitari della Sterling & Cooper è impegnato in una missione particolarmente sfidante: rilanciare un marchio di sigarette nonostante la diffusione delle evidenze scientifiche sulle conseguenze sanitarie del fumo.
La situazione era inedita, poiché fino a quel momento le cose erano andate in tutt’altro modo. Tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, di fronte all’insorgere di prove in merito ai problemi di salute generati dalle sigarette, l’industria aveva tentato di screditare la ricerca ufficiale, producendo studi e documenti alternativi. Così, qualcuno aveva raccontato al pubblico come la maggior parte dei medici fumasse una specifica marca; un altro marchio aveva affermato di essere raccomandato “dai dottori della gola”, mentre altri ancora millantavano l’uso di filtri raccomandati dai medici stessi. C’era chi aveva messo in campo strategie meno “aggressive”, affermando di produrre sigarette leggere, per evitare effetti a lungo termine sulla salute, ma il succo restava lo stesso: negare ogni associazione tra il fumo di sigaretta e l’insorgenza di tumori.
Il rapporto “Burning Questions: A history of the gas industry’s campaign to manufacture controversy over the health risks of gas stove emissions“, del Climate Investigations Center racconta che lo stesso processo è avvenuto per quanto riguarda il legame tra gas casalingo e problemi respiratori. Le tattiche sarebbero associabili a quelle già utilizzate dall’industria del tabacco: stessi consulenti, stessi attacchi agli studiosi, denunce contro gli studi accademici, simili meccanismi di minimizzazione.
Chi è la società di pubbliche relazioni Hill & Knowlton che ha aiutato le industrie
Secondo il report, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta ci sarebbe stato un massiccio investimento dell’industria del gas nel boicottaggio degli studi scientifici sugli impatti sulla salute. I risultati sarebbero evidenti osservando l’influenza degli interessi industriali sull’Environmental Protection Agency (Epa) e sulla Consumer Product Safety Commission americane. Ma la strategia avrebbe mantenuto i suoi effetti per cinque decenni, proseguendo fino ai giorni nostri.
Come per i produttori di sigarette, la società di pubbliche relazioni responsabile del profilo adottato è la Hill & Knowlton, che a partire dal 1972 avrebbe consigliato di mettere in campo «massicci, coerenti, programmi di pubbliche relazioni a lungo raggio», facendo della ricerca «parte delle vostre attività quotidiane». Al servizio della lobby del gas, dunque, gli stessi consulenti che avevano seguito la questione tabacco.
Dal 1970 cominciano a diffondersi studi che associano l’insorgenza di malattie respiratorie all’utilizzo domestico di stufe e fornelli a gas. Ricerche delle quali l’industria sarebbe stata a conoscenza, invitata a «tenere d’occhio» i valori delle emissioni di ossidi di azoto (NOx) nei luoghi chiusi. La circostanza ha visto l’immediata risposta dell’American Gas Association (AGA), che ha cominciato a produrre studi epidemiologici propri. Interlocutore privilegiato, i Laboratori Battelle, già noti per una serie di lavori al servizio dell’industria del tabacco.
I risultati di queste indagini – mai accolto da riviste scientifiche indipendenti autorevoli sul tema – hanno sempre smentito qualunque associazione tra l’utilizzo di stufe e fornelli e i problemi di salute. Nonostante tutto il mondo della ricerca non industriale andasse nella direzione opposta. La strategia sarebbe proseguita negli anni Ottanta, con la nascita del Gas Research Institute (GRI), che avrebbe utilizzato consulenti scientifici prezzolati per criticare la ricerca indipendente, influenzare l’opinione pubblica e spostare il focus dell’azione normativa.
La replica dell’American Gas Association
Interrogata dal Climate Investigations Center sul contenuto del report, l’AGA ha fornito questa dichiarazione della presidente e amministratrice delegata Karen Harbert: «Se c’è una cosa che è chiara riguardo all’industria del gas naturale, è che noi non restiamo fermi. L’industria del gas naturale ha collaborato con esperti della materia e con la ricerca per sviluppare analisi e studi scientifici per informare ed educare le autorità di regolamentazione sulla sicurezza degli apparecchi di cottura a gas e sui modi per contribuire a ridurre le emissioni del processo di cottura, indipendentemente dalla fonte di riscaldamento, dall’impatto sulla qualità dell’aria interna».
«La nostra attenzione – ha aggiunto l’associazione che cura gli interessi dei produttori di gas – è rivolta ai fatti e alle analisi indipendenti. L’insieme delle ricerche scientifiche disponibili, comprese quelle di alta qualità e le analisi sanitarie condotte indipendentemente dall’industria, non forniscono prove sufficienti o coerenti che dimostrino i rischi cronici per la salute derivanti dalle cucine a gas naturale».