Le fughe di metano dalle discariche stanno distruggendo il Pianeta
Responsabili dell’inquinamento sono Pakistan, India e Bangladesh. Ma anche Argentina e Spagna, come rivela un’inchiesta satellitare
Quando nelle discariche i rifiuti organici – gli scarti alimentari, il legno o la carta – si decompongono in assenza di ossigeno emettono metano. E siccome il Pianeta si sta trasformando sempre più in una enorme discarica a cielo aperto, le emissioni sono aumentate in maniera esponenziale. Proprio il metano è un gas particolarmente nocivo per il clima: se già ora alle emissioni di metano è attribuito un terzo del riscaldamento globale, l’aumento vertiginoso in corso da almeno vent’anni sta allarmando gli scienziati, che lo giudicano la peggior minaccia rispetto al principale obiettivo dell’Accordo di Parigi. Ovvero limitare l’aumento della temperatura ad un massimo di 1,5 gradi centigradi, entro la fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali. E le discariche rappresentano uno dei principali “super emettitori” di metano. Almeno il 20% delle emissioni globali di questo gas causate dall’uomo proviene da lì. Mentre il resto se lo dividono equamente i combustibili fossili (un buon 40%) e il connubio agricolo di risaie e gas intestinale dei bovini negli allevamenti intensivi (il restante 40%).
Ma adesso c’è da affrontare un ulteriore problema. Il numero delle discariche continua ad aumentare, e oltre alle emissioni di metano già date per scontate, si assiste a un’impressionante fenomeno di enormi fughe impreviste. Lo ha rivelato un’inchiesta del Guardian, che tramite un monitoraggio satellitare ha scoperto più di 1.200 mega-eventi di fughe di metano dalle discariche di tutto il mondo: Pakistan, India e Bangladesh in primis, ma anche Argentina e Spagna. E gli scienziati non usano mezzi termini: «Entro il 2050 queste fughe raddoppieranno. Sarà una catastrofe».
Il metano non ci dà affatto una mano
«Il metano ti dà una mano», recitava un atroce spot televisivo negli anni Ottanta e Novanta. Una pubblicità che arrivava a sostenere che il gas portava «cielo azzurro e aria pulita». E oggi, approfittando del suo appellativo di “gas naturale” lo spacciano addirittura come utile per la transizione energetica. Così non è, ovviamente. Il metano rappresenta il 17,3% delle emissioni globali, resta in atmosfera per un periodo più breve rispetto all’anidride carbonica ma ha un effetto serra 25 volte superiore. Tanto che oramai gli scienziati concordano nel sostenere che è impossibile fermare il riscaldamento globale senza dichiarare «guerra al metano».
«Purtroppo quando si parla di metano ci si riferisce sempre alle industrie che estraggono, producono o trasportano le energie fossili. Mentre bisognerebbe occuparsi anche di tutto il gas prodotto dalle discariche», ha spiegato al Guardian Richa Singh, del Centre for Science and Environment di Nuova Delhi. Qui si è verificato il peggiore dei mega-eventi ricostruiti tramite l’esplorazione satellitare, quando nel 2022 sono state dispersi nell’atmosfera fiumi di metano a una velocità di 434 tonnellate l’ora. In pratica l’equivalente in inquinamento di 68 milioni di auto che circolano in contemporanea. Mentre a febbraio dell’anno scorso a Lahore, in Pakistan, un’esplosione ha rilasciato nell’atmosfera 214 tonnellate di gas all’ora, ovvero 34 milioni di scarichi di automobili.
Non solo Paesi in via di sviluppo: il caso di Madrid
India e Pakistan, insieme al Bangladesh, sono le nazioni che hanno creato il maggior numero di mega-eventi di fughe di metano sui milleduecento stimati negli ultimi cinque anni. E, secondo i dati raccolti dal Guardian utilizzando un satellite che orbita attorno al Pianeta 14 volte al giorno e fornisce una copertura globale, a seguire ci sono Argentina e Spagna. Potrebbe sembrare insolito che le fughe provengano da discariche di Paesi considerati sviluppati, dato che dovrebbero esserci norme e sistemi di smaltimento adeguati. Ma così evidentemente non è.
Vedi il caso della discarica Norte III, situata nei quartieri operai della zona nord di Buenos Aires. Secondo Nadia Mazzeo, specialista in gestione dei rifiuti presso l’università di Buenos Aires, si tratta della «discarica più avanzata dell’Argentina, e una delle migliori dell’America Latina». Eppure in quel sito si scarica ogni giorno un’enorme quantità di rifiuti – circa 15mila tonnellate – e i dati satellitari rilevano da quella zona una serie continua di fughe di gas. Anche se le immagini del satellite presentano un margine di errore geografico di dieci chilometri, è difficile che provengano da altri luoghi.
Lo stesso vale per la Spagna. Nella sola Madrid negli ultimi tre anni ci sono state almeno 17 mega-perdite di metano. Una di queste, il 23 gennaio 2023, ha rilasciato in una sola ora 25 tonnellate di gas. Equivalente all’inquinamento causato da 3,9 milioni di auto a benzina. Queste emissioni provengono dalla zona meridionale, dove c’è l’impianto di biogas Las Dehesas, ma il consiglio comunale di Madrid ha risposto che le perdite sono sotto controllo, tutti gli impianti soddisfano le normative ambientali. E se ci sono emissioni eccessive provengono da altre discariche che non sono sotto il suo diretto controllo.
I rifiuti sono destinati a aumentare, e così le emissioni
E poi già che c’era, per scrollarsi di dosso definitivamente ogni responsabilità, il comune di Madrid ha concluso che le misurazioni satellitari sono poco affidabili. Ma nonostante i dinieghi spagnoli, è chiaro che il metano è un problema gigantesco. Anche perché le sue emissioni provengono da tre degli elementi più impattanti e devastanti per l’ecosistema: le energie fossili, gli allevamenti e l’agricoltura intensivi, le discariche. E siccome secondo l’International Solid Waste Association (Iswa) oltre il 40% dei rifiuti prodotti dall’uomo è inviato nelle discariche, e stanno aumentando sia gli esseri umani sia i consumi, il problema è solo destinato a ingigantirsi.
Carlos Silva Filho, presidente dell’Iswa, ha infatti sottolineato al Guardian che «sarà impossibile raggiungere l’obiettivo globale di riduzione delle emissioni entro il 2030 senza affrontare drasticamente la questione dell’industria dei rifiuti». Spiegando poi che «tagliare le emissioni di metano è l’unica possibilità per sperare di raggiungere l’obiettivo globale degli 1,5 gradi». Anche perché, come ha evidenziato Antoine Halff, co-fondatore della società Kayrros, che ha fornito l’analisi delle immagini satellitari, «i rifiuti sono grande fonte di inquinamento ma anche un’occasione persa per sfruttare carburante che potrebbero soddisfare il fabbisogno energetico».
Catturando le emissioni di metano, infatti, si potrebbe trasformarle facilmente in combustibile. E si risolverebbero due problemi – inquinamento e produzione di energia – in un colpo solo. Ma sarebbe troppo facile, troppo conveniente per tutti e poco monetizzabile per le multinazionali dell’energia fossile. E così aspettiamoci che le emissioni di metano provenienti dalle discariche continuino ad aumentare. E già che ci siamo, sediamoci comodi e prepariamoci alla catastrofe climatica.
Le parole da sapere
Metano↗