Joe Biden alla Casa Bianca: come cambieranno economia e finanza?
Regolamentazione finanziaria, ripresa post-coronavirus, disuguaglianze, clima. Ecco cosa potrebbe fare Joe Biden (se il Congresso lo sosterrà)
Gary Gensler. Ricordatevi questo nome. È lui l’uomo sul quale il presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden punta per lavorare ad un piano di transizione. Non ecologica, ma finanziaria.
Classe 1957, ha lavorato come undicesimo presidente della Commodity Futures Trading Commission nel corso della presidenza Obama, dal maggio del 2009 al gennaio del 2014. Ha avuto il compito di regolare il mercato dei prodotti finanziari derivati. E ha la fama di “duro”.
Improbabile un giro di vite troppo rigido sulla finanza
Ciò nonostante, secondo un’analisi della Reuters, è improbabile che Biden voglia imporre una regolamentazione finanziaria particolarmente rigida. L’agenzia di stampa ha, tuttavia, elencato quelle che potrebbero essere le riforme sulle quali punterà nel corso del prossimo mandato.
Il piano economico di Joe BidenLa pandemia di coronavirus ha fatto riemergere in modo dirompente il problema delle disuguaglianze (vecchie e nuove) della società americana. Una prima risposta da parte di Biden potrebbe passare per una vecchia legge: il Community Reinvestment Act del 1977. La norma disciplina la concessione di “prestiti equi”, a vantaggio in particolare delle comunità che presentano bassi livelli di reddito.
Altro punto sul quale probabilmente l’ex vice-presidente di Barack Obama farà leva è la questione della casa. Per risolvere il problema di fornire agli americani un accesso agli alloggi a prezzi abbordabili, si cercherà probabilmente di fare retromarcia su Fannie Mae e Freddie Mac. Donald Trump aveva infatti alleggerito i controlli governativi sui due colossi dei prestiti ipotecari. E ora si potrebbe imporre nuovamente un monitoraggio stretto.
Biden, inoltre, ha affermato di voler difendere con più decisione i consumatori. Ciò attraverso la concessione di maggiori poteri al Consumer Financial Protection Bureau (CFPB). L’organismo fu creato nel 2009, dopo l’esplosione della crisi finanziaria, proprio per evitare che gli istituti finanziari (banche incluse) potessero non rispettare i diritti di chi acquista. Soprattutto di chi lo fa ottenendo un credito al consumo.
Joe Biden punta ad integrare i rischi climatici nella governance della finanza
In particolare si punterà probabilmente a vigilare maggiormente sulle condizioni dei prestiti. E ad evitare pratiche discriminatorie. In che modo? Attraverso la creazione di un’agenzia pubblica di valutazione del credito, che possa fare concorrenza alle società specializzate Equifax e TransUnion. L’agenzia, nelle intenzioni palesate nel programma di Biden, dovrebbe “minimizzare le disparità razziali” nel credito.
A proposito di cambiamenti climatici, i democratici sembrano orientati a chiedere alle imprese pubbliche di divulgare i rischi legati alle loro attività. E, soprattutto, a far sì che essi siano integrati nel nuovo sistema di regolamentazione della finanza. È tuttavia presto per dire in che modo, concretamente, tali intendimenti si trasformeranno in normative. Ed è certo che occorrerà anche scontrarsi con numerosi lobbisti che tenteranno in tutti i modi di evitare regole troppo stringenti.
Post-coronavirus
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Ancora, Biden potrebbe adottare un’idea giunta dall’ala più progressista del partito democratico. Ovvero la trasformazione dei servizi postali americani in banche. Secondo i sostenitori della novità, tale decisione potrebbe ridurre le disuguaglianze economiche. Permettendo agli americani “non bancabili” (che non hanno i requisiti sufficienti) di accedere a un prestito a costi ragionevoli. Senza sorprese, però, il settore bancario vede di cattivo occhio l’ingresso di un concorrente così pesante.
La riforma del diritto fallimentare firmato Elizabeth Warren
Biden ha quindi adottato nel suo programma il piano di riforma del diritto fallimentare ideato dalla senatrice democratica Elizabeth Warren. La riforma prevista permetterebbe agli americani di mettersi maggiormente al riparo dai creditori per quanto riguarda case e veicoli in proprio possesso.
L’attuazione di numerose di queste novità, tuttavia, dovrà passare per l’approvazione di nuove leggi. Tutto dipenderà dunque dal colore politico del Senato. Secondo l’Associated Press, ad oggi nessuno dei due partiti ha raggiunto la maggioranza assoluta. I repubblicani sono tuttavia in vantaggio sui democratici per 48 a 46. Per sapere se Biden potrà contare sul sostegno della Camera alta del Congresso, occorrerà aspettare il 5 gennaio. Data in cui è prevista una doppia elezione parziale nello Stato (di base conservatore) della Georgia.
La maggioranza al Senato dipende dalle elezioni in Georgia
Sono in gioco, infatti, proprio due seggi, che teoricamente potrebbero far passare la maggioranza in mano ai democratici. Un punto fondamentale, non soltanto perché nessuna legge può essere adottata senza un voto del Senato, ma soprattutto perché è quest’ultimo che è incaricato di approvare le nomine presidenziali. In gioco ci sono perciò i nomi di ministri, ambasciatori e giudici.
Anche per quanto riguarda i piani di rilancio dell’economia post-Covid-19, tutto dipenderà dal Congresso. Così come per quanto riguarda una promessa squisitamente politica di Biden: quella di accogliere buona parte delle richieste del senatore “socialista” Bernie Sanders. Che durante le primarie democratiche diede filo da torcere al candidato moderato.
Transizione ecologica
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Sanders durante la campagna ha, non a caso, martellato sul tema delle disuguaglianze. La stessa Warren ha sottolineato la necessità di combattere i cartelli nei settori digitale e farmaceutico. Mentre l’astro nascente Alexandria Ocasio-Cortez ha insistito sulla lotta ai cambiamenti climatici e sui piani sociali per i meno abbienti. Cosa farà dunque Biden, uomo portato al compromesso (anche con i repubblicani)?
Joe Biden potrebbe accettare la proposta di Bernie Sanders di raddoppiare il salario minimo federale
Anche in questo caso è difficile fare previsioni. Si può dire però che il futuro presidente dovrebbe riprendere una misura-chiave proposta da Sanders: innalzare il salario minimo federale da 7,25 a 15 dollari dollari l’ora. Inoltre, potrebbe decidere di rialzare le imposte dopo i tagli operati da Trump. Una “controriforma” che porterebbe, secondo il think tank American Enterprise Institute, 3.850 miliardi di dollari in due anni nelle casse del Tesoro. Qualcosa come il 2% del Pil statunitense. A pagare sarebbe, per un buon 75%, l’1% più ricco della popolazione (con 118mila dollari in più a testa).
Ma la misura più importante potrebbe essere l’estensione della tassa destinata a finanziare la Social Security (salute e pensioni). Essa potrebbe gravare su tutti i cittadini che guadagnano più di 400mila dollari all’anno. E non dovrebbe avere alcun tetto massimo. Al contrario, non dovrebbe “passare” la proposta di Sanders e Warren di instaurare una patrimoniale. Ci si limiterebbe a tassare i capital gains (al 40%), unicamente per chi guadagna più di 1 milione di dollari. Potrebbe però raddoppiare l’imposta forfettaria sui profitti registrati all’estero (al 21%).
Nei confronti dei giganti del web la mano di Joe Biden non dovrebbe essere invece particolarmente pesante. Mentre molto ambizioso, almeno sulla carta, è il piano per la transizione ecologica. Da ben 2mila miliardi di dollari. Si prevede di creare un milione di nuovi posti di lavoro nel settore dell’auto elettrica. Costruire 500mila nuove stazioni di ricarica. Investire nella ricerca sulle batterie. Ristrutturare in chiave ecologica 4 milioni di edifici commerciali e 2 milioni di case private nel corso del quadriennio. Anche in questo senso, però, tutto dipenderà dal risultato delle elezioni in Georgia.