Shale gas, il mondo diviso
I governi di numerosi Paesi hanno assunto posizioni antitetiche sul gas e sul petrolio da scisto. A guidare i super-favorevoli ci sono gli Stati Nord-americani ...
Lo shale gas, per ora, è stato effettivamente sfruttato seriamente soltanto in America del Nord. Ma il mondo comincia a dividersi, in modo anche netto, tra Paesi favorevoli e contrari. Con una prevalenza numerica, va detto, per i primi, che nonostante i grandissimi rischi ambientali sembrano intenzionati a puntare dritto verso questa nuova fonte di energia.
Ecco la “mappa” globale dell’orientamento dei governi sul gas da scisto, secondo le informazioni pubblicate dall’agenzia AFP.
Paesi che si lanciano nell’esplorazione
La Polonia è la nazione che in Europa sembra spingere in modo più deciso per lo sfruttamento dello shale gas. Una quindicina di gruppi internazionali hanno già realizzato decine di trivellazioni, sebbene i risultati finora raggiunti siano decisamente inferiori rispetto alle attese. Nuovi test sono previsti per il prossimo anno.
Nel Regno Unito, il governo ha apertamente sostenuto la fonte di energia, ed una campagna di trivellazioni sarà avviata nel Sud del Paese. La società Cuadrilla, però, che si era occupata nel 2011 di avviare i primi lavori nel Nord-Est dell’Inghilterra, si è dovuta fermare dopo che sono state registrate inquietanti scosse di terremoto. Nel dicembre 2012, il premier Cameron ha dato il via libera alla ripresa delle attività.
La Danimarca ha dato il proprio ok a due licenze di esplorazione, ma proprio per via della necessità di effettuare studi ambientali più approfonditi, ha rimandato le operazioni all’anno prossimo.
L’Ucraina, ha firmato a gennaio un contratto con Shell.
La Spagna e la Romania hanno appena concesso le prime autorizzazioni.
L’Argentina – che secondo l’EIA presenta uno dei potenziali maggiori al mondo in termini di shale gas – ha conferito alla compagnia pubblica YPF le autorizzazioni a scavare decine di pozzi nella zona di Vaca Muerta. A luglio, è stato firmato un accordo con Chevron.
La Russia, ovvero il Paese che “promette” le quantità maggiori di tale risorsa naturale, suscita l’interesse dei colossi del settore. Total e Shell hanno firmato ad aprile scorso degli accordi con Gazprom per cercare gas nell’area di Khanty-Mansisk, in Siberia.
Anche la Cina ha incoraggiato i test e avviato i primi scavi. Discorso analogo per l’Australia. Mentre Il Canada, Paese in cui l’estrazione di petrolio da scisto è già cominciata nelle province di Alberta e in Quebec, ha assunto una posizione intermedia: via libera, appunto, al petrolio, ma stop all’estrazione di gas.
Gli Usa, infine, sognano l’indipendenza energetica grazie a gas e petrolio da scisto.
Paesi che riflettono
In questa categoria figura la Lituania, che però è sul punto di firmare un accordo con Chevron. Anche il governo della Germania ha proposto di consentire l’esplorazione di gas da scisto, sebbene a determinate regole. Il progetto di legge è stato tuttavia sospeso a causa dei malumori all’interno della stessa maggioranza.
L’Algeria si è dotata di una legge per favorire l’esplorazione e la produzione di gas e petrolio non convenzionali, mentre il Sudafrica, dopo aver inizialmente imposto una moratoria, potrebbe concedere delle autorizzazioni dopo le elezioni del prossimo aprile.
Paesi contrari
In testa c’è la Francia, che alla metà del 2011 ha messo al bando l’utilizzo della fratturazione idraulica come metodo di esplorazione del gas da scisto, bloccando di fatto i test sul proprio territorio. Il divieto è stato confermato lo scorso anno dalla nuova maggioranza socialista, e numerose autorizzazioni sono state ritirate.
La Bulgaria e la Repubblica Ceca, similmente, hanno approvato lo scorso anno delle moratorie.