Le rinnovabili batteranno il carbone. Entro il 2025
Secondo il nuovo rapporto Renewables 2020 nei prossimi cinque anni la produzione garantita da eolico e solare raddoppierà, superando gas e carbone.
Secondo il nuovo rapporto Renewables 2020 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) nei prossimi cinque anni la produzione garantita da eolico e solare raddoppierà, superando gas e carbone. Ma non solo: entro il 2025 potrebbe realizzarsi il sorpasso delle fonti rinnovabili sul carbone. Dopo oltre 50 anni, il primato potrebbe essere conquistato dunque dalle energie green.
Il sorpasso dell’energia green entro il 2025
L’agenzia intergovernativa con sede a Parigi prevede infatti, nei prossimi 4 anni, un aumento della capacità di energia eolica e solare pari a 1.123 gigawatt (GW). Esse sarebbero così in grado di superare il gas nel 2023 e il carbone nel 2024. Eolico e solare stanno d’altra parte crescendo costantemente: entro il 2025 tali fonti rinnovabili potrebbero diventare le più importanti fonti di energia al mondo.
Ciò dal momento che i loro costi continueranno a diminuire nei prossimi anni. E per questo dovrebbero riuscire a captare buona parte dei nuovi investimenti nel settore. L’IEA prevede infatti che il 90% dell’aumento di capacità elettrica del prossimo quinquennio possa essere garantito proprio da eolico, solare, idroelettrico e altre fonti rinnovabili. Solo il 10% della nuova energia deriverà invece da gas e carbone. Secondo tale ipotesi, dunque, tra il 2020 e il 2025 l’energia eolica e solare è destinata a raddoppiare.
Dopo 50 anni di primato del carbone, la svolta green
La produzione di energia rinnovabile si espanderà quindi quasi del 50% nei prossimi cinque anni. Ciò permetterà un consistente abbattimento dei costi di produzione e «porrà fine ai cinque decenni del carbone come principale fonte di energia», afferma il direttore esecutivo dell’IEA Fatih Birol. Con il raggiungimento di tale obiettivo, la produzione complessiva di energia elettrica rinnovabile sarà di quasi 9.745 terawattora (TWh). Un quantitativo sufficiente per rispondere alla domanda combinata di Cina e Unione europea.
Energia e pandemia: le rinnovabili sono più resilienti
Nonostante nel 2020 la maggior parte dei combustibili sia stata messa a dura prova dal Covid-19, il mercato delle energie rinnovabili si è dimostrato più resiliente di quanto si pensasse. Heymi Bahar, analista dell’IEA afferma che «le energie rinnovabili possono definirsi quasi immuni agli effetti economici della pandemia».
Più in generale, il rapporto indica che la domanda globale di energia, nel 2020, è diminuita di circa il 5% a causa della pandemia. E la crisi sanitaria sta accelerando la chiusura delle vecchie infrastrutture di combustibili fossili. Nonostante il calo complessivo, tuttavia, il consumo di energia elettrica generata da vento, sole, acqua e biomassa è aumentato del 7% nel 2020.
Ciò detto, la pandemia può aver avuto comunque un impatto sul settore delle rinnovabili. Soprattutto in termini di ritardi nella realizzazione di nuove infrastrutture. L’IEA afferma in questo senso che «i fondamenti del cambiamento non hanno subito modifiche: il calo dei costi e il sostegno politico fanno sì che l’energia green continui a crescere».
Il futuro è in mano alla politica
Sono in ogni caso prevedibili delle ripercussioni sul medio termine. La fine di determinati incentivi attualmente esistenti fa prevedere all’IEA un lieve calo della curva di crescita dell’energia green nel 2022. A meno che, ovviamente, le politiche non vengano modificate. «Le energie rinnovabili temono più le incertezze politiche che il Covid-19», ha confermato Birol.
Denaro per energie fossili camuffato da fondi per la ripresa economica
A preoccupare c’è poi il fatto che i finanziamenti ai combustibili fossili non si sono fermati. I nuovi dati del rapporto dell’Istituto internazionale per lo sviluppo sostenibile, dell’Istituto per lo sviluppo d’oltremare e di Oil Change International mostrano che le nazioni del G20 hanno concesso più di 170 miliardi di dollari a favore delle fossili. Spesso nell’ambito di “fondi a sostegno della ripresa economica”. E ciò soltanto tra gennaio e agosto del 2020.
Nello stesso rapporto, gli istituti fanno appello agli stessi Paesi del G20 affinché sviluppino strategie per porre fine al sostegno governativo delle fonti fossili. Reindirizzare i finanziamenti verso settori quali salute pubblica, servizi sociali e energia pulita – nonché recuperare i 79 miliardi di dollari da entrate fiscali non percepite da produttori e utilizzatori di combustibili fossili (nel solo biennio 2017-2019) – rappresentano le prime mosse auspicate.