Dal Brasile via libera allo shale gas: allarme degli ecologisti
Il Paese latino-americano ha concesso ieri le autorizzazioni all'esplorazione in 72 blocchi, nonostante le forti critiche provenienti dal mondo ambientalista.
Il Brasile ha concesso ieri una serie di autorizzazioni per esplorazioni alla ricerca di gas naturale e di gas da scisto sul proprio territorio. Si tratta di una decisione che è stata contrastata con forza dalle associazioni ambientaliste , a causa dei rischi per l’ecosistema e per la salute pubblica posti da tali attività.
I pericoli arrivano, come noto, soprattutto dalla fratturazione idraulica, tecnica che prevede l’uso di potenti getti di acqua – mista ad altri composti chimici – al fine di sgretolare le rocce presenti nel sottosuolo, liberando in questo modo lo shale gas. Secondo numerosi studi, ciò può portare ad inquinare fortemente le falde acquifere. Per questo l’Istituto socio-ambientale brasiliano (ISA) – riferisce l’agenzia ATS – ha ricordato che la tecnica «suscita grandi polemiche in tutto il mondo, e in alcuni Paesi proprio per questo è stata vietata. Dove non sono stati imposti degli stop, come negli Stati Uniti, il numero di denunce per inquinamento dell’acqua è aumentato».
Ciò nonostante, il governo della prima economia latino-americana ha concesso il via libera per un totale di 72 blocchi (erano 240 le domande presentate). Di questi, 49 sono stati attribuiti alla compagnia petrolifera pubblica Petrobras, mentre le altre concessioni sono state ottenute dalla francese GDF Suez, dalla colombiana Petrominerales, dalla panamense Trayectoria Oil y Gas e dalla Geopark delle Isole Bermuda. Complessivamente – secondo quanto riferito dall’Agenzia nazionale per il Petrolio – il valore di tali offerte è stato di 165 milioni di real (oltre 52 milioni di euro).