Clima, a salvarci saranno le aule dei tribunali?
Energia, trasporti, riscaldamento globale. E gli intrecci con la finanza. Ogni settimana il punto sui cambiamenti climatici firmato da Andrea Barolini
La giustizia potrebbe rappresentare uno dei motori dell’azione contro i cambiamenti climatici. Un numero sempre maggiore di cittadini, in numerosi Paesi del mondo, sta infatti chiedendo ai tribunali di imporre ai governi e alle imprese di rispettare gli impegni in materia di lotta ai cambiamenti climatici.
Secondo un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (PNUE), pubblicato il 26 gennaio, il numero di denunce legate al clima è aumentato enormemente nel corso degli ultimi quattro anni. Ad oggi, le azioni legali che sono state avviate sono 1.550, in 38 Paesi. Cifra che risulta pressoché raddoppiata rispetto all’edizione precedente del report, risalente al 2017: all’epoca erano stati indicati 884 casi in 24 nazioni.
Una delle ragioni principali è legata al fatto che, visti gli impegni ufficiali assunti di fronte alla comunità internazionale, i tentennamenti dei governi possono ragionevolmente essere perseguiti in tribunale. Il caso dell’organizzazione non governativa Urgenda, nei Paesi Bassi, ha fatto a scuola. In tutti i gradi di giudizio, infatti, le centinaia di cittadini che hanno denunciato il governo olandese per una scarsa azione climatica hanno visto le proprie richieste accolte dai magistrati. Allo stesso modo, in Francia, l’esecutivo è stato denunciato sulla base di un’iniziativa che ha raccolto oltre 2 milioni di firme nel Paese. E proprio nei prossimi giorni si attende la prima sentenza. In Italia è stata avviata un’azione analoga, battezzata “Giudizio universale”.
Più in generale, secondo Inger Andersen, direttrice esecutiva del PNUE, «le azioni legali costringono governi e imprese a perseguire obiettivi più ambiziosi, sia in materia di mitigazione dei cambiamenti climatici, sia in termini di adattamento». E chissà se a salvarci non saranno proprio le aule dei tribunali.