Archegos. Così uno sconosciuto fondo speculativo ha fatto tremare i mercati
Il fondo speculativo Archegos ha fatto crollare i titoli delle grandi banche. Una vicenda specchio di una finanza insostenibile, egologica e pericolosa
Aggiornamento 30 aprile – Secondo quanto indicato dalla stampa internazionale, il totale delle perdite legate al caso Archegos per le banche di tutto il mondo è di circa 10 miliardi di dollari. In particolare il buco per la giapponese Nomura è stimato in 2,9 miliardi di dollari, mentre per la svizzera UBS sono stati indicati 861 milioni.
Lunedì 29 marzo un vento di tempesta è soffiato sui mercati finanziari. Il panico si è diffuso in particolare nel settore bancario. La notizia che ha fatto tremare le Borse? La rivelazione di potenziali forti perdite per la svizzera Credit Suisse e la giapponese Nomura. Il tutto legato ad un fondo d’investimento speculativo (hedge fund) americano il cui nome – Archegos – fino a pochi giorni fa era semi-sconosciuto.
Le perdite improvvise per i titoli bancari in Borsa
In greco antico significa principe, capo. Perfino messia. In questo caso, però, non c’è stato nulla di salvifico nel suo comportamento. Al contrario, Credit Suisse e Nomura sono stati vittime di vendite improvvise e massicce da parte di Archegos. Risultato: i titoli hanno registrato un calo in Borsa attorno al 15%.
A ruota, le catene di trasmissione della finanza globalizzata hanno portato in negativo la maggior parte dei titoli bancari europei e americani. Morgan Stanley e Goldman Sachs, in particolare, hanno accusato forti ribassi. Ma anche la giapponese Mizuho Financial. Al contempo, Credit Suisse comunicava che «un certo numero di altre banche sta liquidando le proprie posizioni». Una giostra al cui termine sono stati persi miliardi di dollari in capitalizzazioni. Una vicenda che ricorda quella, recente, legata alle scommesse sul crollo delle azioni di GameStop, impresa specializzata nella distribuzione di videogiochi, tramite le vendite allo scoperto.
Il fondo speculativo Archegos e il suo capo, il chiacchierato Bill Hwang
A questo punto riavvolgiamo il nastro. Archegos è un “family office”, ovvero una società di gestione di patrimoni di famiglie ricche. Lo shock sui mercati è stato avviato dalla vendita improvvisa di asset legati a una decina di imprese. È il caso del colosso dei media americano ViacomCBS, della cinese Baidu o ancora della catena Discovery.
Lunedì, Nomura ha annunciato una perdita di 2 miliardi. Per Credit Suisse, secondo il Financial Times, il valore potrebbe essere compreso tra 3 e 5 miliardi. Così, come riferito dal quotidiano inglese The Guardian, i regolatori finanziari americano, svizzero e giapponese hanno cominciato ad indagare. E tutti sono finiti proprio sulla oscura società Archegos, diretta da Bill Hwang, finanziere americano dal passato tumultuoso. Oscura, perché – come indicato dal Wall Street Journal – c’è da capire come essa abbia potuto “puntare” qualcosa come 40 miliardi di dollari passando sostanzialmente inosservata.
Fondato nel 2013, il fondo Archegos aveva a disposizione infatti “solo” 10 miliardi. Per arrivare a “scommettere” sul mercato il quadruplo ha utilizzato uno strumento speculativo chiamato leva finanziaria. Ha messo a disposizione cioè il suo capitale e convinto altre banche a prestargliene altro per effettuare gli investimenti. Un rapporto, in questo caso, di 1 a 4.
La “leva finanziaria al quadrato” che ha estremizzato la speculazione
A ciò si aggiunge poi una seconda leva, poiché tramite i derivati si possono controllare grossi pacchetti di azioni con capitali limitati. Non è infatti necessario acquistare tutto il pacchetto, ma solo il future (o un altro derivato) che ne segue l’andamento. In questo caso, dunque, quella adottata da Archegos è stata una “leva finanziaria al quadrato”. Il che significa “giocare” con soldi di altri, speculare e, in caso di perdite, trascinare anche i prestatori nel crollo.
Esattamente ciò che è accaduto la scorsa settimana. Ma Hwang è riuscito a fare tutto ciò in modo discreto. Anziché comprare direttamente le azioni delle società su cui voleva investire, infatti, ha acquistato dei derivati. Erano le banche a comprare le azioni, e Archegos vedeva i derivati in suo possesso cambiare di valore in funzione dell’andamento di quei titoli (ovvero il “sottostante” al quale i derivati stessi erano legati). Ottenendo così un guadagno in caso di aumento del prezzo, ma dovendo pagare per coprire le perdite qualora i titoli fossero scesi.
Dal momento che i prodotti derivati sono molto meno regolamentati (e monitorati), il tutto è passato sotto al naso degli organismi di controllo. Il crollo delle azioni di ViacomCBS ha scoperchiato però la manovra. Le banche hanno chiesto a Archegos assicurazioni sulla capacità di rimborsare le perdite. Il fondo però aveva scommesso più di ciò che avrebbe potuto senza la “leva”. Gli istituti di credito hanno quindi chiesto al fondo di coprire le potenziali perdite integrando il prezzo iniziale del derivato (quelli che si chiamano margin calls). Non avendo il denaro a disposizione, Archegos ha cominciato a vendere i titoli. Convincendo però altri investitori (se non algoritmi informatici che operano al posto dei trader) a fare altrettanto. E innescando così un effetto-domino.
Il passato tumultuoso di Hwang era noto a tutti. Eppure…
La domanda è: perché le banche hanno dato fiducia a quel finanziere? Era infatti noto, sottolinea il Financial Times, che nel 2012 l’uomo d’affari era stato ritenuto colpevole di insider trading (uso illecito di informazioni finanziarie). All’epoca, lavorava per il noto fondo speculativo Tiger Management Fund.
Probabilmente gli istituti di credito si sono ingolositi di fronte a rischiose promesse di guadagni. Da uno che in sette anni aveva portato il suo fondo da 900 milioni a 10 miliardi di dollari, ci si poteva aspettare una bella sorpresa. E invece sono rimaste col cerino in mano.
La finanza oggi è questo: uno strumento egologico unicamente al servizio di sé stesso. E Archegos non è altro che uno degli innumerevoli specchi del sistema.