Nucleare, si divide la giustizia giapponese
Due tribunali hanno emesso sentenze opposte sulle sorti di 4 reattori in fase di riavvio.
Un tribunale giapponese ha annunciato questa mattina di aver respinto un ricorso depositato da un gruppo di cittadini anti-nuclearisti, che chiedevano di bloccare la riapertura di due reattori nel Sud-Ovest dello Stato asiatico (prefettura di Kagoshima).
Nel mirino degli ambientalisti gli impianti Sendai 1 e 2, ovvero i primi ad aver ottenuto il certificato di idoneità post-Fukushima dall’Autorità per la sicurezza nucleare. Secondo i giudici, i criteri utilizzati da quest’ultima per concedere l’autorizzazione al riavvio sono «razionali»: una decisione in linea con l’orientamento del governo conservatore di Shinzo Abe, che ha più volte sottolineato la necessità di far ripartire al più presto il parco nucleare giapponese.
Eppure solo qualche giorno fa un altro tribunale aveva assunto una posizione diametralmente opposta per quanto riguarda altri due reattori considerati «sicuri» dalle autorità: i Takahama 3 e 4. Secondo i giudici, infatti, i due impianti non sono stati ancora equipaggiati di sufficienti sistemi antisismici: per questo ne è stata bloccata la riapertura. La corte, in questo cosa, ha dunque accolto le richieste avanzate dai cittadini, preoccupati per i rischi che la centrale nucleare può comportare per la regione: l’operatore che gestisce i reattori, la compagnia Kansai Electric Power, ha deciso di presentare un ricorso contro la sentenza.