Africa, radiografia di 5 Paesi: dalla corruzione alla migrazione

Tunisia, Eritrea, Sudan, Nigeria e Costa d'Avorio. Sono tra i Paesi da cui i migranti "scappano" di più. E quelli più corrotti

corruzione, mazzette, tangenti, dollari USA. CC0 Creative Commons da Pixabay.com

78 mila africani, dei 181 mila migranti che nel 2016 sono sbarcati e transitati in Italia, sono rimasti nel nostro Paese. Hanno lasciato la propria terra compiendo viaggi rischiosissimi, abbandonando Paesi in cui sicurezza personale e prospettive di vita dignitosa mancano. Luoghi dove economia, servizi pubblici, politica, diritti sono connotati da incertezza e instabilità. E dove la corruzione è endemica.

I cinque Paesi da cui nei primi mesi del 2018 sono giunti più migranti sono Tunisia, Eritrea, Sudan, Nigeria e Costa d’Avorio. Esclusa la Tunisia, fanno parte dell’Africa Sub-shariana. Cioè l’area che Transparency International (TI) indica complessivamente come la peggiore al mondo per i livelli di corruzione percepita (Corruption Perception Index o CPI 2017). Tenendo conto che più è basso lo score, il punteggio, e più è alto il livello di corruzione, i “nostri” cinque Stati occupano la parte bassa o bassissima della classifica. Un ranking in cui l’Italia, per fare un esempio, segna 50 punti, e la migliore è la Nuova Zelanda con 89.

La valutazione di TI, pur nella differenza tra nazioni, non diverge poi troppo da quella di Sace, agenzia del Gruppo Cassa depositi e prestiti, che assicura e promuove l’attività all’estero delle nostre imprese. Nè dalle analisi svolte da una società specializzata nel risk assessment (cioè valutazione del rischio) per le aziende come GAN Integrity.

Vediamo quindi nel dettaglio questi 5 Paesi.

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TUNISIA – indice della corruzione percepita – CPI 2017 – Transparency International

Capitale: Tunisi
Popolazione: 11,2 milioni di abitanti
Pil nominale: 130,6 miliardi di dollari
Conflitti in corso: no

In lento miglioramento sul piano della corruzione, avanza di una posizione (da 74 a 75) nel CPI 2017 rispetto all’anno precedente, e di un punto (da 41 a 42). GAN Integrity definisce moderati i rischi di corruzione per le imprese, anche se il Paese soffre di una cultura del nepotismo e clientelismo diffusa a tutti i livelli. Dal governo in giù. Nonostante le rivolte della primavera araba, che proprio a questa cultura si opponevano, la corruzione è ancora presente, soprattutto la “piccola corruzione”. Il codice penale tunisino persegue diverse forme di corruzione ma non è applicato in modo efficace. Tant’è che la richiesta di tangenti, l’estorsione, il pagamento per agevolare le pratiche, specie nel settore degli appalti pubblici, non è cosa rara.

Tunisia, analisi di rischio SACE 2016

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ERITREA – indice della corruzione percepita – CPI 2017 – Transparency International

Capitale: Asmara
Popolazione: 6,5 milioni di abitanti
Pil nominale: 9,2 miliardi di dollari
Conflitti in corso: no, perché è in corso un delicato processo di pace con l’Etiopia, a conclusione di una guerra che ha infiammato i confini per vent’anni

Due punti sul CPI 2017 in più, che è bene, ma una posizione in meno, purtroppo, dal momento che altre Nazioni vicine in classifica nel 2016 hanno progredito meglio. “Dal Paese del Corno d’Africa scappano mediamente 5mila persone al mese. Negli ultimi dieci anni si stima siano fuoriusciti 400mila giovani. Numeri altissimi per uno Stato di appena 6 milioni di abitanti”, precisa Atlanteguerre.it. “Si fugge dal servizio nazionale illimitato, dalla mancanza di libertà di espressione e di religione, dalla detenzione arbitraria di ‘prigionieri di coscienza’ oppure si fugge per evitare le esecuzioni illegali delle forze di sicurezza”. Quanto alla corruzione, è interessante notare che l’andamento della sua percezione nel Paese è aumentato terribilmente e rapidamente dopo il 2012, peggiorando i dati precedenti, fino al timido segnale positivo del 2017.

Eritrea, analisi di rischio SACE 2016

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SUDAN – indice della corruzione percepita – CPI 2017 – Transparency International

Capitale: Khartoum
Popolazione: 40,8 milioni di abitanti
Pil nominale: 187 miliardi di dollari
Conflitti in corso: non è in stato di guerra, ma persistono scontri regionali (Cockett 2016)

A detta dell’analista di TI Roberto Martinez B. Kukutschka è, senza dubbio, uno degli ambienti più difficili per la lotta alla corruzione nel mondo. “La corruzione è presente in tutti i settori e in tutti i rami e livelli di governo: i dipendenti pubblici sono noti per richiedere tangenti per servizi a cui le persone fisiche o giuridiche hanno diritto; i funzionari governativi detengono partecipazioni dirette e indirette in molte imprese, il che distorce il mercato attraverso clientelismo e nepotismo. Si ritiene che il capo dello stato (Omar Hasan Ahmad al-Bashir, ndr) e il governo abbiano sottratto 9 miliardi di dollari dai proventi del petrolio”.

Per approfondire, la scheda di GAN Integrity.

Sudan, analisi di rischio SACE 2016

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NIGERIA – indice della corruzione percepita – CPI 2017 – Transparency International

Capitale: Abuja
Popolazione: 188,7 milioni di abitanti
Pil nominale: 118,8 miliardi di dollari
Conflitti in corso: esiste una guerra interna tra l’esercito regolare e il gruppo terroristico fondamentalista di Boko Haram. Milioni di persone nel Nord del Paese sono da anni vittime di uccisioni, sequestri e violenze 

Pessima posizione nelle classifiche del CPI 2017, con un peggioramento di un punto sull’anno precedente (da 28 a 27) e la discesa di ben 12 posizioni nel ranking. D’altra parte in Nigeria le pratiche corruttive sono impiegate ampiamente nelle istituzioni e nei settori privati, con quello petrolifero particolarmente interessato da questo andazzo. GAN Integrity definisce come “norma” l’attività corruttiva. Ciò nonostante esiste un quadro giuridico strutturato e severo per contrastare certi reati: accettare o fare regali e elargire prebende per “ungere” gli ingranaggi della pubblica amministrazione possono costare fino a 7 anni di reclusione.

Nigeria, analisi di rischio SACE 2016

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COSTA D’AVORIO – indice della corruzione percepita – CPI 2017 – Transparency International

Capitale: Yamoussoukro
Popolazione: 25 milioni di abitanti
Pil nominale: 96,9 miliardi di dollari
Conflitti in corso: no, ma rimane uno stato di alta tensione

Pur rimanendo nella parte bassa del ranking, good news sul piano del CPI 2017, perché rispetto al 2016 il Paese ha guadagnato 2 punti perdendo 5 posizioni. Un segnale confermato dal fatto che la Costa d’Avorio si sta riprendendo da oltre un decennio di disordini etnici e politici. Eventi che avevano fatto precipitare il paese nella guerra civile e nelle violenze post-elettorali nel 2010, minando lo stato di diritto e l’efficacia delle istituzioni di governo. In questo contesto, la corruzione rimane endemica, sistemica e permea tutti i livelli della società. La corruzione nella magistratura, nella polizia e nelle forze di sicurezza desta particolare preoccupazione, e alimenta un clima di impunità. Il presidente Ouattara ha effettivamente messo il contrasto alla corruzione nella sua agenda politica, adottando una serie di misure legislative e di agenzie dedicate allo scopo. Ma è presto per constatare risultati significativi.

Costa d’Avorio, analisi di rischio SACE 2016