La transizione ecologica conviene, anche alle banche. Più di gas e petrolio
Nel 2023 la transizione ecologica ha fatto guadagnare 3 miliardi di dollari alle banche. I combustibili fossili solo 2,7 miliardi
La transizione ecologica è un sacrificio da fare per il bene del Pianeta? Tutt’altro. È un vantaggio per tutti, banche comprese. L’ennesima prova arriva dai dati raccolti da Bloomberg sulle commissioni che le banche globali hanno incassato nel corso del 2023. Quelle per i prestiti e le sottoscrizioni di obbligazioni per progetti sostenibili a livello ambientale valgono, complessivamente, 3 miliardi di dollari. Quelle derivanti dalle transazioni legate all’industria fossile, invece, si fermano a 2,7 miliardi. Un sorpasso che si registra per il secondo anno consecutivo, a suggerire un’inversione di tendenza.
Quanto hanno guadagnato le banche finanziando la transizione ecologica
Opposta la situazione delle banche europee e di quelle statunitensi. Le prime più orientate alla transizione ecologica, anche per volontà dei regolatori. Negli scorsi mesi, per esempio, la Banca Centrale Europea ha valutato 109 istituti di credito e si è lamentata della loro scarsa trasparenza in materia di rischi climatici e ambientali. Stando ad alcune indiscrezioni, presto potrebbe emanare le prime, pesanti, sanzioni. In parallelo, sempre la BCE sta lavorando per l’integrazione dei rischi ambientali e sociali all’interno dei requisiti patrimoniali (primo pilastro). Non c’è dunque da stupirsi se le banche del Vecchio Continente stanno cercando di mostrarsi proattive sul versante della transizione ecologica. Incassando commissioni di tutto rispetto: quasi 130 milioni di dollari nel 2023 per BNP Paribas, 96 milioni per Credit Agricole, 94 milioni per HSBC.
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Al contrario, Oltreoceano – soprattutto negli Stati americani a guida repubblicana – serpeggia una certa sfiducia nei confronti di chi si espone troppo sui fattori ambientali, sociali e di governance (ESG). I colossi bancari, dunque, continuano imperterriti a fare affari con i combustibili fossili (come dimostra anche la classifica di Banking on Climate Chaos). E a guadagnarci. Le commissioni incassate ammontano rispettivamente a 107 milioni di dollari per Wells Fargo, 106 milioni per JPMorgan e 95 milioni per Citigroup.
I finanziamenti alle rinnovabili non sono ancora lontanamente sufficienti
Anche le banche più virtuose, però, sono ancora lontanissime dal fare quanto davvero necessario per la transizione ecologica. Secondo una recente analisi di BloombergNEF, entro il 2030 il rapporto tra la spesa per le infrastrutture a basse emissioni e quella per le infrastrutture legate ai combustibili fossili dovrà essere di 4 a 1. Nel corso del 2022, i finanziamenti bancari per la fornitura di energia hanno raggiunto i 1.700 miliardi di dollari; cifra che comprende sia i prestiti, sia la sottoscrizione di obbligazioni e azioni. 708 sono andati a progetti e aziende a basse emissioni, 967 ai combustibili fossili. Il rapporto, chiamato energy supply banking ratio, è dunque di 0,73 a 1. Con le fonti fossili ancora in vantaggio.
Guardando invece agli investimenti, fonti pulite e fonti fossili sono sostanzialmente in parità. Questa discrepanza si spiega anche con il fatto che i prestiti siano calati su entrambi i fronti, perché resi più onerosi dall’incremento dei tassi di interesse. «Né gli investimenti nell’economia reale né i finanziamenti bancari si avvicinano minimamente al rapido e immediato aumento dei flussi di capitale a basse emissioni e alla riduzione graduale dei combustibili fossili di cui abbiamo bisogno», riassume Trina White, analista di BNEF.