Bitcoin e le altre: cosa sono le criptovalute
Bitcoin, Altcoin, Shitcoin... una guida per districarsi nel mondo della criptovalute
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Si tratta di un tema che ai più risulta ostico, distante, di scarso interesse, ma non è così. Per altri, invece, è pane quotidiano. Di certo, le criptovalute sono qui per restare e nel tempo stanno entrando in contatto con la finanza “tradizionale”, e dunque anche coi portafogli di chi investe i propri risparmi. Quello delle crypto è un mondo complesso di luci e ombre, moltissime ombre, che va tuttavia reso comprensibile perché non sapere può avere delle ripercussioni piuttosto serie.
E allora partiamo dall’inizio, con una carrellata di definizioni utili ad iniziare a diradare la nebbia piuttosto fitta che avvolge le criptovalute.
Moneta elettronica e moneta virtuale: non sono la stessa cosa
No, non sono la stessa cosa e la differenza risiede nel legame o meno che queste monete hanno con le valute circolanti nel mondo, come euro e dollaro per intenderci.
Le monete elettroniche, infatti, rappresentano semplicemente la dematerializzazione delle cosiddette valute fiat, monete nazionali (o sovranazionali) non ancorate al prezzo di una materia prima come oro o argento. Il valore di una moneta fiat è legato in larga parte alla fiducia nei confronti dell’autorità che la emette, di norma uno Stato o una banca centrale. Per moneta elettronica si intende normalmente la forma di valuta che viene archiviata elettronicamente in dispositivi, come i sistemi informatici bancari. Può essere trasferita tramite smart card (carte di credito o di debito), smartphone e sistemi informatici, tra gli altri.
La moneta virtuale, invece, non ha un valore legato alle monete correnti ed è decentralizzata, dunque non soggetta alle autorità centrali, l’unità di conto è essa stessa virtuale. In pratica le monete virtuali, le criptovalute, si basano su meccanismi informatici e non sono soggette ad interventi giurisdizionali di nessun tipo. Nel nostro ordinamento le criptovalute sono definite dall’articolo 1, comma 2, lett. qq) del decreto legislativo 90/2017:
«La rappresentazione digitale di valore, non emessa da una banca centrale o da un’autorità pubblica, non necessariamente collegata a una valuta avente corso legale, utilizzata come mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi e trasferita, archiviata e negoziata elettronicamente».
Le caratteristiche principali delle criptovalute
Ed ecco le caratteristiche principali delle criptovalute:
- hanno natura esclusivamente digitale, non sono previste monete/banconote fisiche;
- la tecnologia su cui si basano è definita peer to peer, un modello di rete informatica in cui non esiste una gerarchia, ogni utente può indifferentemente introdurre o concludere una transazione senza l’intervento di intermediari.
La Corte di Giustizia dell’Unione europea, con la sentenza del 22 ottobre 2015, afferma:
«Le valute virtuali sono diverse dalla moneta elettronica, come definita nella direttiva 2009/110/CE del 16.09.2009, concernente l’avvio, l’esercizio e la vigilanza prudenziale dell’attività degli istituti di moneta elettronica, in quanto, a differenza da tale moneta, nel caso delle valute virtuali i fondi non sono espressi nell’unità di calcolo tradizionale, ad esempio in euro, ma nell’unità di calcolo virtuale, ad esempio il “bitcoin”».
Cos’è Bitcoin?
La prima criptovaluta della storia, nonché la principale per valore e capitalizzazione, è il bitcoin. Sul finire del 2008, Satoshi Nakamoto, la cui vera identità è tutt’oggi sconosciuta, presentò su una mailing list di esperti di crittografia il progetto della prima criptovaluta: il bitcoin. Il sistema su cui si basa bitcoin, la blockchain, è effettivamente operativa dal 3 gennaio 2009.
Si tratta di una criptovaluta e al contempo di un sistema di pagamento valutario internazionale, per questo motivo occorre fare una distinzione:
- quando si indica Bitcoin, con l’iniziale maiuscola, si parla della tecnologia abilitante e della rete che la supporta;
- quando troviamo bitcoin (o la sua sigla BTC), con la minuscola, parliamo della valuta vera e propria.
In questa sede parliamo specificamente della valuta, ma in seguito analizzeremo nel dettaglio la tecnologia, il funzionamento e anche le teorie monetarie sottostanti.
I bitcoin hanno un numero finito, 21 milioni, sebbene non ancora tutti in circolazione poiché vanno “minati” virtualmente attraverso la risoluzione di problemi matematici sempre più complessi che creano i blocchi che compongono la catena (da cui blockchain, appunto). Attualmente sono già stati minati poco più di 19 milioni di monete. I “minatori” ricevono bitcoin come compenso per la creazione dei blocchi e circa ogni quattro anni il compenso si dimezza (tecnicamente parliamo di halving), in modo da rendere sempre più raro questo bene.
Torneremo anche su questo tema, ma è bene sapere fin da subito che non esistono pareri concordi su cosa sia davvero bitcoin: una valuta, una riserva di valore, uno strumento speculativo? Il dibattito è acceso e coinvolge tutti, sia i sostenitori che i detrattori, passando per chi studia il mondo delle criptovalute con scopi divulgativi.
Cosa sono le Altcoin?
Alle complessità che girano attorno a Bitcoin (e bitcoin), se ne aggiungono altre: ad oggi esistono oltre 20mila criptovalute. Si tratta di un mercato molto aperto e tecnicamente ognuno potrebbe creare la propria, al netto del fatto che per decretarne o meno il successo occorre che questa sia diffusa, adottata e che circoli.
Vista la storia del bitcoin e l’importanza che ha acquisito negli ultimi 15 anni, normalmente tutte le altre criptovalute sono inserite in un maxi gruppo definito Altcoin, crasi di alternative e coin, proprio in contrapposizione con la criptovaluta per eccellenza.
Per questioni di spazio e di opportunità, non possiamo esporre qui l’elenco completo delle Altcoin, che peraltro nascono e muoiono con una certa rapidità, ma ne proponiamo tre tra le più longeve:
1. Ether (ETH)
Criptovaluta legata alla blockchain Ethereum, per la quale non è previsto un limite massimo, come invece abbiamo visto per bitcoin. Le differenze sono molteplici, ad esempio la governance è accentrata sul leader-fondatore, Vitalik Buterin, mentre Satoshi Nakamoto ha preferito una leadership distribuita. Inoltre il sistema di validazione delle transazioni è gerarchico e si basa sul quantitativo di moneta posseduta e non sulla quantità di lavoro generato (come accade per bitcoin).
Ma ci stiamo addentrando in temi che andremo a trattare nel dettaglio nei prossimi numeri.
2. Binance Coin (BNB)
A conferma che tecnicamente è possibile per tutti la creazione di una criptovaluta, citiamo anche Binance Coin, la valuta virtuale che fa capo a Binance il più grande, e come vedremo controverso, exchange (piattaforma di scambio) di criptovalute al mondo. In sostanza chi paga le transazioni sulla piattaforma in BNB, paga commissioni scontate. La strategia per mantenerne stabile il valore è quella di distruggere una percentuale fissa delle monete in circolazione.
3. Solana (SOL)
Si tratta della moneta che fa capo all’omonima piattaforma. La differenza rispetto alle altre sta nella rapidità delle transazioni, il network Solana dichiara di eseguirne ben 50mila al secondo, dunque è oggetto di particolare interesse per gli investitori che vogliono fare trading rapidamente.
Ne abbiamo citate soltanto tre, evidenziando soltanto alcune delle loro caratteristiche principalmente per mostrare quanto vario sia il panorama delle criptovalute, a partire dagli intenti per cui queste vengono create. Ecco perché occorre fare molta attenzione, studiarle, informarsi, non soffermarsi sui solo aspetti positivi e particolarmente interessanti, andando a cercarne anche i lati oscuri, in alcuni casi addirittura inquietanti.
Cosa sono le Shitcoin?
E allora veniamo agli aspetti inquietanti, che in questo ciclo di contenuti esporremo ampiamente in modo da controbilanciare gli eccessivi entusiasmi che ruotano attorno alle crypto.
Abbiamo scelto di iniziare ad esplorare il lato oscuro delle monete virtuali, partendo dalle cosiddette Shitcoin (che possiamo tradurre con un più elegante “monete spazzatura”): criptovalute che lasciano chi vi investe con nulla in mano, sia in termini virtuali che reali, perché nate per ragioni meramente speculative, perché prive di uno scopo reale, perché talmente in balia del mercato da azzerare rapidamente il proprio valore, perché ideate con finalità truffaldine.
Per comprendere bene il concetto di shitcoin abbiamo scelto tre storie emblematiche.
1. Dogecoin
Era il 2013 quando Elon Musk dichiarava il proprio sostegno al Dogecoin. Forse il nome, forse il simbolo (l’effige di un cagnolino), più probabilmente il nome del suo grande sponsor, ecco che Dogecoin è tra le crypto più richieste a livello globale. Finché lo stesso Musk, nel corso di una puntata del famoso show Saturday Night Live, fa una battuta definendola una truffa. Una battuta in uno show satirico che però ha fatto crollare il valore del Dogecoin del 30% in 24 ore, a dimostrare plasticamente una volatilità generata dal nulla o quasi.
2. Coinye West
Valuta virtuale creata come un tributo all’artista Kanye West. Peccato che i creatori non abbiano chiesto all’interessato il permesso per l’utilizzo del suo nome, interessato che ha deciso di intentare una causa per violazione dei diritti d’autore, portando alla fine della criptovaluta e all’azzeramento dell’investimento per chi ci aveva creduto.
3. Useless Ethereum Token
Una crypto basata su Ethereum che ha come fine la sua assoluta inutilità (inutile è appunto la traduzione di useless). Al suo lancio è stato detto espressamente che la moneta non aveva alcun valore e che si trattava di una parodia criptovalute effimere, che vivono un breve periodo successo prima di azzerare il proprio valore. Nelle FAQ del sito dedicato compare una informazione inequivocabile: «Stai letteralmente dando i tuoi soldi a uno sconosciuto su Internet per ricevere dei token assolutamente inutili».
C’è chi gioca, scherza, sperimenta o prova effettivamente a truffare i malcapitati che, spinti da fasi in cui si parla in termini entusiastici delle crypto più note, tentano di entrare nel gioco per provare a guadagnare facilmente e rapidamente.
Non è semplice districarsi, capire quali siano gli intenti dichiarati, per non parlare di quelli non dichiarati, comprendere l’esposizione alla volatilità generata addirittura da una sola battuta.
Ecco perché abbiamo creato Eticoin: per iniziare a parlare insieme di criptovalute, sviscerando i temi ad esse legati e scoprendo le ripercussioni che le valute virtuali hanno e avranno sul mondo reale e sulle vite di tutti noi, inclusi coloro che non si interessano affatto a questo argomento.
Halving
Halving è un termine inglese che possiamo tradurre con “dimezzamento”. Ma è anche un termine tecnico legato a Bitcoin. Si tratta infatti del dimezzamento delle ricompense riconosciute ai “minatori” che via via risolvono i problemi matematici che creano i blocchi della catena (la blockchain), “liberando” unità della criptovaluta. Il sistema è studiato affinché gli halving avvengano ogni quattro anni circa e l’ultimo è avvenuto tra il 19 e il 20 aprile 2024, con la ricompensa per singolo blocco che è passata da 6,25 a 3,125 bitcoin.
Per ripassare e approfondire un po’
- Storia del bitcoin: come è nato e cosa è diventato oggi
- «Il bitcoin? Uno strumento perfetto per la speculazione»
- Il Dogecoin, la criptovaluta nata per gioco e crollata per uno sketch