Cat bond: il mercato delle obbligazioni-catastrofe batte ogni record

Il mercato dei cat bond continua a crescere, forte dei suoi rendimenti oltre l’11%. Ma spostare il rischio non riduce i disastri naturali

Attraverso i cat bond, le compagnie assicurative redistribuiscono il rischio legato ai disastri naturali © DESKCUBE/iStockPhoto

I giganteschi incendi che hanno messo in ginocchio per settimane prima Los Angeles e poi il Canada. Le piogge torrenziali che hanno provocato frane e allagamenti nello Stato brasiliano del Minas Gerais, con decine di morti. Le inondazioni che hanno devastato la regione della capitale cinese, Pechino, costringendo decine di migliaia di persone a lasciare le proprie case. Gli eventi meteo estremi hanno segnato questo inizio del 2025, e non per caso: la scienza conferma che il riscaldamento globale li rende più intensi e più frequenti. E, mentre cresce la portata dei disastri naturali, cresce anche il mercato dei cat bond, le obbligazioni-catastrofe con le quali le compagnie assicurative trasferiscono agli investitori una parte dei rischi. Stando a quanto riporta il quotidiano francese Les Echos, le nuove emissioni a partire dal 1° gennaio hanno raggiunto un volume di 18,2 miliardi di euro. Un record.

A cosa servono le obbligazioni-catastrofe

I cat bond sono obbligazioni emesse dalle compagnie assicurative e riassicurative, oppure dai governi (soprattutto quando sono fortemente esposti al meteo estremo). Ciascuna obbligazione definisce qual è il trigger, cioè il disastro naturale da cui ci si vuole tutelare – per esempio un terremoto, un uragano, un’alluvione – specificando anche l’area geografica, la soglia di gravità e il periodo di copertura. Se non succede niente, alla scadenza dell’obbligazione l’investitore recupera il proprio capitale. In caso contrario lo perde, perché il denaro investito serve per ripagare i danni. In sostanza, è una scommessa: si spiega così il fatto che le cedole offerte siano molto più ampie della media di mercato.

Grazie alle obbligazioni-catastrofe, le compagnie assicurative redistribuiscono una parte dei rischi. L’idea di per sé non è nuova, perché da anni hanno la possibilità di stipulare contratti di ri-assicurazione con compagnie specializzate. La differenza sta nel fatto che, in questo caso, spalmano il rischio sui mercati finanziari. Ottenendo immediatamente la liquidità – seppure bloccata in un trust – a cui attingere in caso di emergenza. Sono dunque strumenti in più che tornano utili in questo momento storico in cui la crisi climatica moltiplica e amplifica i rischi, mettendo in bilico la sostenibilità stessa del sistema assicurativo.  

Il boom del mercato dei cat bond

Agli occhi degli investitori, il mercato dei cat bond è appetibile per diverse ragioni. Innanzitutto i rendimenti: stando ai dati riportati da Les Echos, nel 2023 hanno sfiorato il 16%, e a fine giugno del 2025 si sono attestati oltre l’11%, in forte crescita rispetto al 5,85% di quindici anni fa. Un rendimento che peraltro non è legato all’andamento degli indici borsistici – e dunque consente di diversificare i propri investimenti. Questo entusiasmo emerge anche dai numeri: i 18,2 miliardi di euro di obbligazioni-catastrofe emesse in questa prima parte del 2025 sono più del totale raggiunto nel 2024. Che pure era stato un anno record. Anche le dimensioni delle operazioni aumentano, passando mediamente dai 190 ai 225 milioni di euro.

Non stupisce dunque che anche i privati si siano affacciati a questo mondo, fino a poco fa appannaggio degli investitori istituzionali. A febbraio 2025 alla Borsa di New York ha fatto il suo debutto il primo Etf (exchange-traded fund) basato sui cat bond. Lanciato da Brookmont Capital Management, è un fondo quotato a gestione attiva che compra catastrophe bond e strumenti assicurativi collegati ai rischi naturali.

Per ora, le statistiche dicono che nell’ultimo decennio gli investitori hanno recuperato interamente il proprio capitale in più di nove casi su dieci. A giocare a loro favore, il fatto che di norma il perimetro dell’evento trigger sia definito in modo molto rigoroso: basta un parametro non conforme e il pagamento non scatta. Resta comunque una scommessa. Una tattica per guadagnare (nel caso degli investitori) o tutelare il proprio patrimonio (nel caso delle assicurazioni) dai rischi naturali. Ma si tratta pur sempre di un meccanismo finanziario: sposta il rischio, non lo riduce. E non interviene sulle cause profonde che rendono questi disastri sempre più frequenti e devastanti.

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