Cattivi investimenti: ogni miliardo allo sviluppo, 13 per le armi
I dati contenuti nel nuovo rapporto SIPRI sugli armamenti confermano una triste tendenza. Un colpo mortale per la speranza di crescita delle regioni più povere
Gli investimenti, si sa, possono essere buoni o cattivi. Ma questi ultimi sembrano attirare sempre di più. Soprattutto se si parla di armi. Con buona pace degli scrupoli. Un numero (impietoso) rende bene l’idea: solo l’anno scorso, il mondo ha speso 130 miliardi di euro in aiuti allo sviluppo. Nello stesso arco temporale, nel settore armamenti è finita una cifra 13 volte superiore. 1739 miliardi di dollari, pari al 2,2% del prodotto interno lordo del Pianeta. Circa 230 dollari per ogni persona, neonati inclusi.
Il confronto è impietoso e mette in luce la tendenza delle economie più avanzate a praticare largamente forme d’investimento che hanno ricadute devastanti, che si traducano in conflitti armati o semplicemente nella sottrazione di risorse a scuola, sanità, contrasto alle povertà. Una mannaia sulle potenzialità di crescita delle regioni coinvolte. Basti pensare alla Siria e alla recente parabola di Aleppo.
La forbice si allarga
Le cifre assolute degli investimenti finanziari in armi – pubblicate con l’ultimo rapporto dell’Istituto di ricerca internazionale sulla pace di Stoccolma (SIPRI) – sono elevatissime. E per di più, la spesa militare globale è aumentata dell’1,1% sul 2016. Al contrario, gli aiuti allo sviluppo (Aps) scendevano complessivamente da 131 a 130 miliardi. Un calo giudicato severamente dal senior advisor di Oxfam Italia Francesco Petrelli: “Lo 0,6% in meno può sembrare marginale, ma in realtà priva i Paesi in via di sviluppo delle risorse necessarie a garantire cure mediche gratuite universali a 10 milioni di persone”.
L’Italia investe sulla guerra
Sulla lavagna dei Paesi che più hanno speso nell’industria bellica, oltre ai soliti noti nelle prime posizioni (la Cina che aumenta le spese militari da oltre due decenni; la Russia che invece cala per la prima volta dal 1998; gli Stati Uniti rimasti in cima alla classifica; l’Arabia Saudita oggi terza assoluta con 69,4 miliardi e +9,2% si investimenti sul 2016), c’è anche l’Italia. Il nostro Paese è in crescita, con 29 miliardi di dollari di spese, cioè circa l’1,5% del Pil.
Una cifra enorme, pensando a quanta parte del nostro prodotto interno lordo viene invece destinato all’istruzione (3,9%), o guardando ai 5,7 miliardi (in aumento dallo 0,27% allo 0,29%) di Aiuti per lo sviluppo che abbiamo finanziato l’anno scorso.
E non consola molto sapere che rispetto all’APS totale l’Unione europea si conferma il principale donatore mondiale con 75,7 miliardi di euro. A dimostrare l’insufficienza di tali investimenti arrivano i dati contenuti nel Global Humanitarian Overview 2017, che evidenzia il gap crescente tra fondi necessari e finanziamenti disponibili per gli aiuti umanitari nel periodo 2004-2016.