NFT, blockchain, tecnologie decentralizzate. Se ne parla sempre più spesso, ma districarsi tra le definizioni può essere complicato. Eppure, capire cosa sono i non-fungible token e a cosa servono è più semplice di quello che si pensi. E i campi di applicazione sono molteplici, soprattutto collegati all’arte digitale e al diritto d’autore.
Abbiamo fatto una chiacchierata che potrebbe aiutarti a saperne di più sugli NFT.
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Cosa sono e a cosa servono gli NFT
Ciao Luca!
Allora, intanto cominciamo dalla definizione di blockchain, che è la tecnologia alla base delle criptovalute e degli NFT.
Blockchain vuol dire, letteralmente, catena di blocchi. È una sorta di libro mastro digitale che combina i più avanzati studi di crittografia e di tecnologia P2P (peer-to-peer, cioè una rete nella quale i computer connessi sono al tempo stesso client e server e così gli utenti possono accedere l’uno al computer dell’altro condividendo file).
Bene. Veniamo agli NFT allora.
NFT significa “non-fungible token”. Che potremmo tradurre come “gettoni non fungibili”. E questa è una differenza sostanziale con le criptovalute che, invece, sono “fungibili”. Che è una caratteristica tipica delle monete.
Quindi gli NFT sono un particolare tipo di token crittografico che rappresenta qualcosa di unico. Non sono interscambiabili e sostituibili. Cosa che invece si può fare con le monete, anche con le criptovalute. Un banconota da 10 euro è un oggetto con un valore specifico, ma non è unica. Un NFT è unico.
Ma se non sono monete e non si possono scambiare, a cosa servono?
Gli NFT funzionano come dei contratti, basati su blockchain. In questo modo definiscono e garantiscono che un contenuto digitale (che può essere un’immagine, un video, un testo) sia unico e di proprietà di una singola persona in un determinato momento.
Quindi è un modo per retribuire il copyright di un’opera?
Esatto. E per accertarne la proprietà. Ma aspetta che ti faccio fare degli esempi.
Claudia ha invitato Mike Winkelmann, Jack Dorsey e Morgan nella chat.
Ciao! Sono Mike Winkelmann. Ma probabilmente mi conosci come Beeple. Sono un artista digitale. A maggio 2017 ho iniziato a produrre ogni giorno un’opera. Everydays, l’ho chiamata. A ottobre scorso un NFT di un collage delle prime 5mila opere, Everydays: the First 5000 Days, è stato battuto all’asta da Christie’s per 69 milioni di dollari.
«Just setting up my twttr», avevo scritto su Twitter a marzo 2006. È stato il primo tweet della storia che, beh, ho inventato io. Ora ne ho fatto un NFT e l’ho venduto per quasi 3 milioni di dollari.
Io ho scritto un brano. Si chiama Premessa della Premessa. Lo trovi in vendita su OpenSea con una clip associata. È il primo pezzo in Italia ad essere venduto in NFT, ecco perché è una premessa.
Insomma, come vedi ci sono molte sperimentazioni.
E si parla di cifre notevoli!
Come tutte le novità, le “prime cose” vengono vendute a prezzi altissimi. Figurati che persino un giornalista del New York Times ha venduto un suo articolo per 560mila dollari.
Ed è un mercato in crescita di cui è difficile prevedere le evoluzioni.
Di sicuro, si tratta di una tecnologia molto promettente.
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