Cop25, a Madrid la Cina affossa la trasparenza

Negoziati complessi alla conferenza sul clima: accantonato il tema delle regole sulla contabilizzazione delle emissioni e niente accordo sulle tempistiche per la loro riduzione (NDC)

Nei primi giorni della seconda settimana di lavori alla Cop25 di Madrid aumentano i punti di frizione tra le parti © UNclimatechange/Flickr

Alle 2 di notte tra lunedì e martedì (9 e 10 dicembre) una nuova scossa ha attraversato la Cop25 di Madrid. Dopo il passo indietro sulla questione del rispetto dei diritti umani nell’ambito della transizione ecologica, un altro tema ha fatto registrare un importante arretramento. Si tratta degli accordi sulla trasparenza. E, in particolare, sul reporting delle emissioni di CO2.

I negoziati alla Cop25 di Madrid si stanno rivelando particolarmente difficili © UNclimatechange/Flickr

L’ombra di Donald Trump si allunga sulla Cop25

Si tratta di un aspetto solo apparentemente tecnico, ma dal quale discende la possibilità di verificare con ragionevole certezza se, e in che modo, ciascuno Stato stia o meno rispettando le promesse di riduzione delle emissioni climalteranti. Il tutto con l’ombra del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che si è allungata sui negoziati in corso nella capitale spagnola.

Fonti interne ai negoziatori europei hanno spiegato infatti a Valori.it che la Cina avrebbe chiesto ed ottenuto di ritardare l’applicazione di regole universali in materia di contabilizzazione delle emissioni.

Si tratta di una sorta di griglia che avrebbe permesso di calcolare con precisione il quantitativo di gas dispersi nell’ambiente da ciascuna nazione. E che avrebbe anche imposto un quadro chiaro, al fine di scongiurare il rischio di una rendicontazione “anarchica”.

Pechino, sul punto, si era accordata con gli Stati Uniti all’epoca della Cop21 di Parigi. L’allora presidente Barack Obama aveva infatti spinto affinché fosse concordato tra le parti un quadro di riferimento comune. Ora però, di fronte alla volontà di Washington di uscire dall’Accordo di Parigi, la Cina – spalleggiata a quanto pare dall’India – ha sostanzialmente fatto sapere di non essere disposta a rispettare quell’insieme di regole senza il principale competitor internazionale.

Il tema della contabilizzazione accantonato dalla presidenza cilena

A quel punto la presidenza cilena ha preferito accantonare il tema e proseguire sugli altri punti in discussione, al fine di evitare uno stallo completo dei negoziati. Di regole sulla trasparenza in materia di conteggio delle emissioni, salvo sorprese dell’ultimo minuto, non si parlerà dunque prima della prossima sessione Unfccc. Che sarà organizzata dall’Italia nel prossimo mese di giugno. Ma non è detto che si decida di aspettare ulteriormente.

Il motivo è la possibile rielezione di Trump. Se avvenisse, è probabile infatti che l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi diventi realtà. A quel punto, per lo meno, si potrebbe aspettare che la presenza americana si trasformi in quella di “observer nation”, semplice parte “osservatrice”. Una posizione ben più debole nell’ambito dei negoziati. Il che, tra l’altro, rappresenta per la Cina un enorme “regalo” da parte dell’amministrazione americana.

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Alcuni temi sono stati accantonati dalla presidenza cilena per evitare uno stallo © UNclimatechange/Flickr

Dai negoziatori trapelano altri elementi di stallo

Inoltre, le parti presenti alla Cop25 non sono finora riuscite a trovare un accordo neppure su un punto relativamente semplice. Si doveva infatti decidere se chiedere a ciascun governo di riferire sugli NDC (le promesse di riduzione delle emissioni) a cinque o a dieci anni. «Mentre la crisi climatica si aggrava e centinaia di migliaia scendono in piazza per chiedere azioni concrete, è profondamente deludente che le parti qui a Madrid non siano riuscite a prendere una decisione – ha commentato Gareth Redmond-King, responsabile del WWF inglese per i cambiamenti climatici -. Significa che della questione si parlerà nel giugno 2020. Ma soprattutto ciò significa quasi certamente che i pochi progressi compiuti dallo scorso giugno sono andati persi».

L’atmosfera che si respira a Madrid non è dunque positiva. Fonti interne ad alcune Ong che assistono ai negoziati parlano di stallo anche su questioni cruciali come il loss and damage (il finanziamento delle perdite patite a causa dei cambiamenti climatici dalle nazioni più esposte). E sul Gender Action Plan, incentrato sul rispetto della parità di genere nell’azione di contrasto ai cambiamenti climatici. Dopo il successo della Cop21 di Parigi, e le conferenze “interlocutorie” di Marrakesh, Bonn e Katowice, quella di Madrid rischia di essere ricordata come la Cop dei passi indietro.