Così la crisi climatica mette a rischio l’istruzione
La crisi climatica mette a repentaglio il diritto allo studio. Lo dimostra una ricerca pubblicata su Nature Climate Change
La crisi climatica, tra i suoi molti effetti negativi, mette a rischio il diritto allo studio, specie nelle comunità più fragili. È questa la conclusione di una review pubblicata su Nature Climate Change da quattro ricercatori delle università di Oslo, Macquarie e Columbia. Il loro lavoro non consiste in rilevazioni sul campo, ma mette assieme la letteratura già presente sul tema. In particolare, i quattro studiosi hanno analizzato le ricerche esistenti che connettono le performance scolastiche e l’accesso allo studio con le temperature e gli eventi metereologici estremi. E i risultati non sono incoraggianti.
Fa troppo caldo, non riesco a studiare
La più netta delle correlazioni è quella tra aumento delle temperature media e calo dei risultati scolastici. Diversi studi, dicono gli autori, puntano il dito nella stessa direzione: il caldo eccessivo rende più difficile imparare. Proprio le ondate di calore sono la più intuitiva e diffusa tra le conseguenze del riscaldamento globale originato dai combustibili fossili.
Una ricerca statunitense condotta su alunni delle scuole secondarie ha trovato un legame tra le temperature superiori ai 26°C e i rendimenti in matematica. Quando quella soglia è superata, i risultati calano. Lo stesso in Cina, dove gli scienziati hanno associato i risultati peggiori ottenuti dalle classi in esame coi giorni più afosi dell’anno. La correlazione non è solo puntuale, relativa al solo giorno della rilevazione. Più studi tra quelli analizzati mostrano come anni più caldi, nell’insieme, portino a performance peggiori.
Studio e disastri climatici
Può sembrare una banalità, ma è compito della ricerca dimostrarlo. Gli eventi metereologici estremi mettono a repentaglio molti diritti umani – alla vita, alla salute, al cibo, alla privacy. Anche il diritto allo studio. Quando questi disastri sono attribuibili alla crisi climatica, ecco che scatta il nesso tra aumento delle temperature medie e blocco della formazione accademica.
L’esempio tipico è quello delle alluvioni, che danneggiano gli edifici scolastici e le vie di comunicazione tra istituti e case degli studenti. La provenienza geografica e di classe fa tutta la differenza del mondo in questi casi. Nei Paesi occidentali le autorità riescono di norma a porre rimedio in fretta. Nel cosiddetto Sud globale le cose procedono molto più lentamente. Gli autori citano tra gli altri un paper del 2014 dell’Università di Bindura, in Zimbabwe, che correla le inondazioni sempre più frequenti nel distretto di Muzarabani alla difficoltà per i bambini della zona di avere accesso ad acqua, cibo, istruzione. Simili i risultati di uno studio dell’Università del Tennessee, che ha studiato gli effetti negativi delle alluvioni del 2011 in Thailandia sui rendimenti degli studenti.
E il legame tra perdita del diritto allo studio e crisi climatica può essere ancora più intricato e profondo. Gli eventi metereologici estremi nei Paesi in via di sviluppo costringono spesso i giovani ad abbandonare precocemente gli studi per migrare o per contribuire al reddito familiare. In molti posti del mondo sono bambine e ragazze a pagare il prezzo maggiore. «Nei contesti in cui l’istruzione delle ragazze è meno prioritaria rispetto a quella dei ragazzi, la loro frequenza scolastica e i loro punteggi agli esami hanno sofferto maggiormente in seguito a fattori di stress legati ai cambiamenti climatici, come siccità e tempeste», scrivono i quattro autori della review.
Anche Save The Children, ong dedita alla difesa dell’infanzia, ha messo recentemente sotto osservazione il legame tra diritto allo studio e crisi climatica. Secondo lo studio della non profit, il 50% dei bambini e degli adolescenti che non frequentano la scuola vive nei 36 Paesi più esposti alle conseguenze delle temperature che aumentano. Un dato non casuale: questi stessi Paesi, infatti, ospitano solo il 25% delle persone in età scolare.
La crisi climatica moltiplica le diseguaglianze
Le conclusioni a cui arriva il lavoro pubblicato su Nature Climate Change non sono inattese. Da tempo la comunità scientifica spiega come gli effetti del riscaldamento globale siano stratificati e complessi da prevedere. Tutti i campi della vita umana sono potenzialmente toccati. Non solo. I risultati evidenziano quanto il mondo dei movimenti per il clima sostiene da tempo: il global warming tende a moltiplicare le disuguaglianze esistenti. I suoi effetti sono tanto peggiori quanto più ci si trova in un Paese povero, si appartiene ad una classe sociale poco abbiente, si è parte di un gruppo sociale discriminato. Anche dentro le aule di una scuola.
«L’istruzione può aiutare a combattere i cambiamenti climatici», concludono gli scienziati nel report di Nature Climate Change. «Ma dobbiamo anche lottare contro i cambiamenti climatici per evitare danni all’istruzione. Senza azioni, il futuro dei giovani di tutto il mondo è in bilico».