Cucina per la vita: i grandi chef si fermano contro la fame

Nove grandi chef sostengono l’UNHCR con “Cucina per la vita”: ricette interrotte per denunciare i tagli agli aiuti e combattere la fame nel mondo

Nonostante i tagli agli aiuti umanitari, l'UNHCR è attiva in più di 130 Paesi nel mondo ©Wirestock/IStockPhoto

Sembra un paradosso, ma è l’iniziativa dell’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) per rispondere alla crisi alimentare in cui vivono milioni di rifugiate e rifugiati. Mentre i nostri feed social sono inondati da video di preparazioni invitanti che spaziano dal food porn alla cucina salutista, ogni giorno il mondo va in un’altra direzione. Diametralmente opposta. Dimenticate manicaretti e cibo apparentemente disponibile senza soluzione di continuità. Dopo il taglio agli aiuti umanitari da parte di diversi governi, lo scenario di fronte al quale operatrici e operatori umanitari si sono trovati, da un momento all’altro, è quello di un blocco (parziale) delle loro attività. Che ha significato, concretamente, il blocco dell’accesso al cibo per milioni di persone.

Cucina per la vita: chef e solidarietà in prima linea

È da questa urgenza che è nata “Cucina per la vita”, l’iniziativa di Unhcr Italia che ha coinvolto grandi chef italiani cui è stato chiesto di creare e pubblicare sui propri canali video-ricette. Contenuti che chiunque si aspetterebbe dal profilo di uno chef. Peccato che le ricette, nel momento cruciale della preparazione, si interrompano di colpo. L’unico modo per guardare il seguito del video? Contribuire. «[Il video] Non può andare avanti senza un gesto di solidarietà», ha spiegato Laura Iucci, direttrice della raccolta fondi di Unhcr Italia. «È un modo diretto e simbolico per raccontare quello che sta succedendo sul campo: in alcune zone del mondo gli aiuti umanitari si sono fermati a causa dei tagli. E possono ripartire solo grazie alla generosità delle persone».

Gli chef che hanno aderito sono nove: Barbara Agosti, Francesco Apreda, Cesare Battisti, Cristina Bowerman, Roy Caceres, Alessandra e Roberto Casamenti, Luciano Monosilio e Mauro Uliassi. Le “ricette interrotte” – dalle polpettine all’estratto di ragù napoletano di Francesco Apreda alla falsa pizza di sedano rapa di Cristina Bowerman, fino al risotto al limone e rosmarino di Cesare Battisti – sono davvero invitanti. E, se non fosse già per una causa giustissima, varrebbe comunque la pena pagare per vederne il seguito.

Una campagna per combattere insicurezza alimentare e malnutrizione

L’obiettivo del progetto era sì informare e sensibilizzare, ma anche raccogliere fondi per affrontare materialmente l’insicurezza alimentare di milioni di rifugiati e sfollati interni in Sudan, Sud Sudan, Ciad ed Etiopia. E ha funzionato. L’iniziativa, che si è conclusa all’inizio di agosto, ha visto una risposta incoraggiante da parte del pubblico.

Cucina per la vita si inserisce in una campagna più ampia di Unhcr, “Torniamo a sentire”, che vuole lanciare un allarme sulla crisi silenziosa ma devastante che riguarda diverse nazioni. «Il Sudan e i Paesi che stanno accogliendo i rifugiati in fuga dal sanguinoso conflitto in corso come Etiopia, Ciad e Sud Sudan – spiega Iucci – sono tra le aree più colpite al mondo dall’insicurezza alimentare e dalla malnutrizione infantile. È una crisi silenziosa, ma devastante. I fondi raccolti con questa campagna ci permettono di continuare a offrire protezione e supporto psicosociale a rifugiati, bambini e donne vittime di violenza, di monitorare e curare la malnutrizione, e di garantire un aiuto economico diretto alle persone più vulnerabili».

Tagli agli aiuti umanitari: 11,6 milioni di persone a rischio

«Tagliare gli aiuti umanitari – sottolinea Iucci – significa voltare le spalle ai valori di solidarietà che ci definiscono come esseri umani. Non possiamo permetterci di restare indifferenti, né di lasciarci paralizzare dal senso di impotenza. Dobbiamo tornare a sentire, davvero, con il cuore. Perché dietro ogni numero ci sono vite, storie, bambini che meritano un futuro dignitoso e autonomo».

Il taglio drastico ai fondi per gli aiuti umanitari è arrivato come una scure, lasciando gli operatori disarmati e le popolazioni affamate. «11,6 milioni di persone rischiano di perdere il supporto essenziale fornito da Unhcr. Si tratta – evidenzia Iucci – della più grande riduzione del sostegno umanitario da oltre un decennio. Dietro questa cifra ci sono vite reali, lasciate al proprio destino a causa di una riduzione brutale dei finanziamenti da parte di alcuni governi. Segnale incontrovertibile di una crisi di responsabilità. Per chi è stato costretto ad abbandonare la propria casa per via di conflitti e violenze, perdere l’accesso a cibo, acqua e cure mediche non è soltanto una privazione che può mettere a rischio la sopravvivenza, ma è un colpo durissimo alla dignità e alla speranza. È come vedere svanire l’unico appiglio rimasto, proprio quando si pensava di aver raggiunto il culmine della sofferenza».

Unhcr in azione: assistenza e protezione in oltre 130 Paesi

Nonostante le risorse siano drammaticamente insufficienti, Unhcr continua a essere presente in oltre 130 Paesi nel mondo, con il 90% del personale sul campo. «Entro 72 ore dallo scoppio di una crisi – riporta Iucci – siamo in grado di mobilitare aiuti per un milione di persone. Il nostro compito è far sì che le persone costrette alla fuga e gli apolidi possano godere dei diritti umani fondamentali. Lavoriamo in prima linea, con un’attenzione particolare per le persone più vulnerabili. I bambini, le persone sopravvissute a violenza sessuale e di genere, i disabili e gli anziani. Il nostro intervento spazia dalla protezione alla fornitura di alloggi di emergenza, di beni essenziali per la sopravvivenza e cure mediche, cibo e acqua, assistenza economica diretta, accesso all’istruzione, assistenza specifica per l’inverno». 

Si tratta di attività che chi criminalizza la solidarietà prova ogni giorno a demolire. Ma che ogni giorno moltissime persone continuano a sostenere. «Tutti – conclude Iucci – possono sostenere la campagna attraverso il nostro sito internet. Questo è il momento di donare e offrire il meglio della nostra generosità e umanità». Come spesso accade, dove non c’è assunzione di responsabilità politica da parte di governa, c’è invece presa in carico di quella umana di milioni di cittadine e cittadini.

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