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Da Tampere un monito rivoluzionario: «Il reddito è un diritto umano universale»

il relatore speciale Onu sulla povertà, Philip Alston al congresso mondiale sul Basic Income: «Redditi insufficienti impediscono il godimento dei diritti umani»

Andrea Di Stefano
Andrea Di Stefano
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da TAMPERE (Finlandia) / Il tema non è semplice. E banalizzare, in questo caso, può risultare devastante. Perché il reddito di cittadinanza così come lo intendono i fondatori della Basic Income Earth Network (BIEN), la rete mondiale di economisti promossa dal docente belga Philippe Van Parijs e dall’inglese Guy Standing, non ha nulla a che fare con i sussidi di disoccupazione o i redditi di inclusione.

Al 18° congresso mondiale del BIEN, che si è svolto dal 24 al 26 agosto all’Università di Tampere in Finlandia, gli organizzatori hanno scelto di far aprire i lavori al commissario speciale dell’Onu contro la povertà estrema e i diritti umani, il giurista australiano Philip Alston.

Una scelta non a caso

Gli organizzatori del congresso hanno chiesto a Alston di spiegare perché il reddito di cittadinanza (UBI – Universal Basic Income) è intimamente connesso ai diritti umani. «La povertà estrema è un fenomeno multidimensionale che va ben oltre il tema della mancanza di reddito sufficiente a non far cadere le persone in una condizione intollerabile. Sebbene molti attori internazionali utilizzino ancora misure basate esclusivamente sul reddito, come la definizione di 1,25 dollari al giorno della Banca Mondiale, tali approcci non riescono a cogliere la profondità e la complessità della povertà estrema e non riflettono l’impatto significativo della povertà sul pieno godimento dei diritti umani».

Il 15% della popolazione mondiale in povertà assoluta o quasi

Per il Relatore speciale Onu, «l’estrema povertà comporta una mancanza di reddito, una mancanza di accesso ai servizi di base e l’esclusione sociale. Ciò si accorda strettamente con l’Indice di povertà multidimensionale del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), che cerca di riflettere le privazioni multiple a livello di famiglie, incluse la salute, la scuola e le condizioni di vita. Utilizzando un approccio multidimensionale alla povertà, l’incidenza della povertà estrema in tutto il mondo è sbalorditiva».

Secondo lo Human Development Report 2014 dell’UNDP (dedicato al tema della riduzione delle vulnerabilità sociali), oltre 2,2 miliardi di persone, più del 15% della popolazione mondiale, «sono vicine o vivono in povertà estrema».

UNDP, Human Development Report 2014, povertà assoluta
Oltre 2 miliardi di persone vicine alla povertà assoluta. FONTE: Human Development Report 2014

Il legame povertà-diritti umani

«La povertà è una preoccupazione urgente per i diritti umani» ha aggiunto Alston. «Per coloro che vivono in estrema povertà, molti diritti umani sono fuori portata. Tra molte altre privazioni, spesso non hanno accesso all’istruzione, ai servizi sanitari o all’acqua potabile e ai servizi igienici di base. Sono esclusi dalla partecipazione attiva al processo politico e alla ricerca di giustizia per le violazioni dei loro diritti.

La povertà estrema può essere causa di specifiche violazioni dei diritti umani, ad esempio perché i poveri sono costretti a lavorare in ambienti non sicuri e malsani. Allo stesso tempo, può essere una conseguenza delle violazioni dei diritti umani, ad esempio quando i bambini non riescono a sfuggire alla povertà perché lo Stato non fornisce un accesso adeguato all’istruzione.

L’eliminazione della povertà estrema non dovrebbe quindi essere vista come una questione di carità, ma come una pressante questione dei diritti umani. La sua persistenza in paesi che possono permettersi di eliminarlo equivale a una chiara violazione dei diritti umani fondamentali».

Il caso statunitense

Alston, che ha recentemente avuto un durissimo scontro con l’amministrazione Trump, ha portato l’esempio Usa: «gli Stati Uniti hanno la più alta disuguaglianza di reddito nel mondo occidentale, e questo non può che essere aggravato dagli enormi nuovi tagli fiscali che avvantaggiano in modo schiacciante i ricchi. 40 milioni di americani vivono in povertà e di questi 18,5 milioni vivono in estrema povertà. Inoltre, un vasto numero di americani della classe media sono vicini alla soglia limite, con il 40% della popolazione adulta che dichiara di non essere in grado di coprire una spesa inaspettata di $ 400».

Il relatore Onu, Alston: Negli Usa di Trump le disuguaglianze minacciano i diritti umaniIn risposta, l’amministrazione Trump ha perseguito una politica di welfare che consiste principalmente nel diminuire costantemente il numero di americani con assicurazione sanitaria (“Obamacare”) e nello stigmatizzare coloro che ricevono benefici dal governo sostenendo che la maggior parte di loro potrebbe e dovrebbe lavorare. A questo si aggiungono condizioni sempre più restrittive per l’accesso alle reti di sicurezza sociale come buoni pasto, Medicaid, sussidi per l’alloggio e trasferimenti di contante.

Il controverso Farm Bill

Ad esempio, il Farm Bill approvato da poco dal Congresso impone obblighi più severi che colpiranno 7 milioni di beneficiari dei food stamps, i buoni pasto. Presumibilmente ciò influenzerebbe anche le decine di migliaia di persone che servono il personale militare, le cui famiglie devono dipendere dai buoni alimentari e gli 1,5 milioni di veterani a basso reddito che li ricevono.

«Il sistema sanitario degli Stati Uniti – ricorda Alston – spende già otto volte di più per raggiungere la stessa aspettativa di vita come in Cile e Costa Rica, e i tassi di mortalità materna fra gli afroamericani sono quasi il doppio di quelli della Thailandia. I dati dell’OMS pubblicati di recente mostrano che i bambini nati in Cina oggi vivranno una vita più lunga rispetto ai bambini nati negli Usa. Nella classifica delle aspettative di vita in buona salute globale, gli Stati Uniti sono arrivati ​​al 40° posto».

L’illusione del sogno americano

Se questo è il quadro complessivo, secondo Alston la ripresa economica tanto strombazzata dai media non ha fatto altro che aggravare ulteriormente la situazione della diseguaglianza. «Le statistiche ufficiali evidenziano che le retribuzioni orarie per i lavoratori in posizioni “produttive e non”, che costituiscono l’80% della forza lavoro privata, sono diminuite nel 2017. L’espansione dell’occupazione ha creato molti posti di lavoro senza sicurezza, senza assistenza sanitaria e spesso con salari al di sotto del livello di sussistenza. I benefici della crescita economica stanno andando in modo schiacciante ai ricchi. Il reddito medio al netto delle tasse per adulto negli Stati Uniti è rimasto fermo a 16.000 dollari dal 1980, mentre è davvero cresciuto per l’1%».

Persino il FMI ha avvertito che negli Stati Uniti «le prospettive di mobilità verso l’alto stanno calando e i guadagni economici si stanno accrescendo sempre di più per quelli che sono già ricchi». In altre parole, il sogno americano di mobilità si sta trasformando nell’illusione americana, in cui i ricchi diventano sempre più ricchi e le classi medie non si muovono. «La crescente disuguaglianza e la diffusa povertà, che affligge quasi un bambino su cinque, ha implicazioni profondamente negative per il godimento dei diritti civili e politici da parte di molti milioni di americani».