David Malpass si dimette da presidente della Banca Mondiale
David Malpass lascia prima del previsto la guida della Banca Mondiale. Era stato molto criticato per le sue idee negazioniste sul clima
È possibile sedere al vertice di istituzioni internazionali di primo piano e, al tempo stesso, esprimere posizioni ambivalenti – quando non apertamente negazioniste – su quella che a tutti gli effetti è la prima emergenza planetaria, cioè la crisi climatica? La storia di David Malpass ci dimostra che non è possibile, non più. Il fedelissimo dell’ex-presidente degli Stati Uniti Donald Trump, infatti, il 15 febbraio ha annunciato la sua intenzione di dimettersi da presidente della Banca Mondiale a giugno 2023. Cioè un anno prima della scadenza naturale del suo mandato.
Chi è David Malpass e perché era così criticato
Repubblicano, già consulente su questioni economiche e di politica estera durante le amministrazioni di Ronald Reagan e George Bush, David Malpass è un trumpiano della prima ora. E proprio Trump l’aveva scelto come candidato per guidare la Banca Mondiale dopo le improvvise dimissioni di Jim Yong Kim all’inizio del 2019. L’incarico è tra i più prestigiosi, visto che si tratta del più importante istituto internazionale con il mandato di finanziare gli investimenti nei Paesi in via di sviluppo.
L’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore aveva già aspramente accusato Malpass di posizioni negazioniste sul riscaldamento globale. Accuse che lui stesso ha confermato a settembre 2022, incappando in un clamoroso scivolone in mondovisione. A un dibattito organizzato dal New York Times, infatti, un giornalista l’ha interpellato su una questione addirittura banale: «Riconosce il consenso scientifico sul fatto che la combustione di fonti fossili voluta dall’uomo sta rapidamente e pericolosamente riscaldando il Pianeta?». Dopo qualche tentennamento, la risposta è stata: «Non lo so, non sono uno scienziato».
Non c’è più spazio per il negazionismo climatico
Una risposta elusiva che, semplicemente, ignora la realtà. Perché la realtà è che più del 99% degli scienziati conferma l’origine antropica del riscaldamento globale. Nell’arco dell’ultimo decennio gli articoli di orientamento scettico sono stati una manciata, tutti pubblicati su testate minori. È dunque comprensibile che le uscite di David Malpass abbiano suscitato un polverone, minando alle fondamenta la sua credibilità.
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Ora Malpass lascia l’incarico, senza dare grandi spiegazioni. «Gli ultimi quattro anni sono stati tra i più significativi della mia carriera. Dopo aver fatto molti progressi e aver riflettuto a lungo, ho deciso di intraprendere nuove sfide», dichiara nel comunicato che annuncia le sue dimissioni.
La palla quindi passa a Joe Biden, a cui spetta il compito di proporre una figura adatta a sostituirlo. Considerato che il clima è uno dei pilastri della sua agenda politica, diversi osservatori auspicano che questa sia la volta buona per imprimere una direzione diversa – e più incisiva – alle politiche di finanziamento della Banca Mondiale. Tanto più perché gli Stati in via di sviluppo subiscono le conseguenze più pesanti della crisi climatica, pur avendo fatto poco o nulla per innescarla.