Dialogo di un euroburocrate e un banchiere
Interno. Una stanza dai vetri oscurati, la luce filtra appena. Al centro della stanza un tavolo circondato da molte sedie, tutte occupate. Da un lato ...
Interno. Una stanza dai vetri oscurati, la luce filtra appena. Al centro della stanza un tavolo circondato da molte sedie, tutte occupate. Da un lato gli euroburocrati, dall’altro i banchieri.
Euroburocrate: Sentite, dobbiamo fare qualcosa. Non possiamo rischiare una nuova crisi come quella del 2008. Voi capite che i cittadini a un certo punto potrebbero stufarsi…
Banchiere: Certo, ma noi cosa c’entriamo?
Euroburocrate: Come cosa c’entrate?
Banchiere: Ancora questa storia? Guardate che se non la piantate ce ne andiamo!
Euroburocrate: No, scusate, restate. Non lo diciamo più. Però converrete anche voi che qualcosa va fatto.
Banchiere: E facciamo qualcosa, allora.
Euroburocrate: Dobbiamo trovare un indicatore adeguato per misurare l’affidabilità delle banche, la vostra affidabilità.
Banchiere: Ah, perché? Non vi fidate della nostra parola?
Euroburocrate: No. Cioè sì, ma i cittadini, capite…
Banchiere: I cittadini…
Euroburocrate: Eh sì, i cittadini… Facciamo così, se voi aveste un capitale maggiore per assorbire eventuali situazioni critiche in modo da evitare salvataggi pubblici, fatti coi soldi dei cittadini, saremmo tutti più contenti.
Banchiere: Un aumento del capitale.
Euroburocrate: Sì, ma niente di che, tranquilli. Diciamo che, complessivamente, l’aumento potrebbe essere di 70 miliardi di euro per le banche europee.
Banchiere: Ma noi già prima della crisi dovevamo garantire un rapporto tra capitale e asset dell’8%. Il Tier 1 già ci chiedeva di avere 8 euro disponibili a copertura di eventuali perdite ogni 100 euro che investivamo.
Euroburocrate: Certo, ma sapete bene che la maggior parte di voi aveva un tasso di copertura che non superava il 2%.
Banchiere: Quisquilie.
Euroburocrate: Sì, quisquilie, ma i cittadini, voi capite…
Banchiere: [sospirando] E quindi cosa pensate di fare?
Euroburocrate: questo vorremmo lo decideste voi. [esita, balbetta, si riprende] Cioè, vorremmo deciderlo insieme a voi. Dobbiamo trovare un modo per calcolare il rapporto tra capitale e asset. Sapete, la leva finanziaria… Andrebbe diminuita.
Banchiere: Mi pare semplice diminuire la leva finanziaria: togliamo dal denominatore i derivati e i titoli di stato.
Banchiere 2: [sembra svegliarsi dal torpore di una discussione che lo annoiava] Magnifico! Così il denominatore si riduce e, di colpo, avremo più capitale disponibile a fronte degli asset! Così non dovremo aumentare il livello di capitalizzazione!
Il primo banchiere si volta e rivolge un’occhiataccia al secondo banchiere che torna nell’ombra.
Euroburocrate: [sorpreso] cioè proponete di sbarazzarvi di tutti i derivati e i titoli tossici che avete?
Banchiere: figuriamoci. Poi come li facciamo i profitti? Proponiamo semplicemente di escluderli dal conteggio degli asset. Meno titoli dichiarati, stesso capitale. La leva finanziaria scende. Facile, no?
Euroburocrate: [esita] Forse si. Ma perché volete levare dal conteggio non solo i derivati ma anche i titoli di stato?
Banchiere: Guardi che lo facciamo per voi. Se tenete nel conteggio della leva i titoli di stato ma levate i derivati, chiaramente per noi diventa un incentivo a comprare molti più derivati e meno titoli. E poi lo spread che fine fa? Eh?
Euroburocrate: Certo, certo, apprezziamo molto. Anche se, volendo, potremmo tenerli e pensare di mettere un voto ai diversi titoli: quelli più rischiosi come i derivati “pesano” di più, quelli meno rischiosi di meno.
Banchiere 1: [facendo occhiolino al Banchiere 2] Ecco, questa si che è un’idea! Chiediamo alle agenzie di rating, che sono indipendenti e oggettive [a Banchiere 2 scappa da ridere] di valutare se i titoli che abbiamo sono rischiosi o no, per poi calcolare la leva finanziaria
Euroburocrate: E’ una possibilità. Certo le agenzie di rating, e tenere di fatto tutto come prima… Ma non siamo sicuri che i cittadini…
Banchiere: I cittadini. Continuate a parlare di cittadini, ma dove sono questi cittadini?
Una figura esce dall’ombra.
Cittadino: Eccomi.
L’Euroburocrate e il banchiere si guardano. L’euroburocrate cerca di darsi un tono e di assumere una posizione di comando.
Euroburocrate: No. Dobbiamo inserire anche i derivati e i titoli di stato.
Cittadino: Avrei una domanda.
Banchiere: [visibilmente infastidito, alza gli occhi al cielo e sbuffa] Ecco, a posto, ora hanno anche una domanda.
Euroburocrate: [rivolto al cittadino] Dica. Se non è una cosa lunga.
Cittadino: Inserire derivati e titoli di stato mi sembra una buona soluzione. Ma in questo modo non si dà troppo potere alle agenzie di rating, che sono quelle che danno il peso ai titoli di stato e che, insomma, sappiamo bene non essere del tutto affidabili?
Il banchiere, spazientito, sta per alzarsi. L’euroburocrate si rende conto della situazione e prova a recuperare.
Euroburocrate: Dite così perché siete un semplice cittadino e non sapete. Dovete fidarvi di noi. E delle agenzie di rating. E delle banche, ovviamente. [rivolge uno sguardo d’intesa al banchiere che torna a rilassarsi sulla sua sedia]
Cittadino: Mi viene da dire che forse — forse — se fosse chiaro il ruolo delle banche tutti questi problemi non ci sarebbero.
Banchiere: Come sarebbe a dire? Il nostro ruolo è chiarissimo! Noi dobbiamo…
Cittadino: Intendo dire che voi prendete i soldi dei risparmiatori, i nostri soldi, i miei soldi e potete investirli nell’economia reale — facendo mutui prima casa o finanziando le imprese — oppure nella finanza speculativa, giocando sul prezzo delle materie prime o del cibo, come foste a un casinò.
Banchiere: [innervosendosi] Ovviamente. Il nostro compito è fare più soldi possibili, quindi facciamo tutto quello che possiamo, tutto quello che ci è concesso [rivolge uno sguardo all’euroburocrate e poi aggiunge, sottovoce] e a volte anche di più.
Euroburocrate: Signori, per cortesia. Siamo qui per trovare una soluzione a un problema. Insieme. Lei, cittadino, stia al suo posto.
Cittadino: Ma io sono al mio posto! E forse il mio posto è proprio quello di essere qui, a controllare quello che fate e le decisioni che prendete, a dire la mia insieme a milioni di altri cittadini affinché le decisioni che elaborate qui dentro tengano conto delle mie esigenze, oltre che di quelle delle banche, affinché ascoltiate le mie, le nostre proposte.
Banchiere: [esplodendo in una risata sguaiata] Esigenze! Proposte! Sentiamo, sentiamo!
Cittadino: Per esempio quella di separare le banche commerciali da quelle di investimento. In questo modo non ci sarebbe bisogno di pensare a improbabili sistemi per pesare il rischio dei derivati e degli altri titoli rischiosi e, contestualmente, daremmo la libertà alle persone di scegliere a chi affidare i propri risparmi.
Banchiere: E la nostra libertà di fare ciò che vogliamo, di riempirci la pancia di derivati e qualsiasi altra cosa ci piaccia?
Cittadino: Per quanto mi riguarda sui derivati dovreste avere l’obbligo di consegna del sottostante: i derivati dovrebbero essere unicamente strumenti di copertura, come avviene per qualsiasi assicurazione, dalla RC Auto in poi.
Banchiere: [rivolto all’euroburocrate] Non vorrete mica dare ascolto a questo… questo…
Euroburocrate: Sì. Cioè, no. Però, capisce, i cittadini…
Cittadino: Ci daranno ascolto. Ci organizzeremo: cittadini, imprese e organizzazioni insieme per far ascoltare la nostra voce e dare una svolta a questa finanza che da casinò deve tornare ad essere al servizio dell’economia reale e delle nostre vite.
NOTA: il dialogo è ovviamente immaginario, ma le proposte, con le dovute semplificazioni, sono quelle oggi in discussione. Se un’azienda inquina troppo, la soluzione deve essere diminuire l’inquinamento o alzare i limiti di legge? Se le banche hanno una leva finanziaria spropositata, vogliamo ricorrere a trucchi contabili o dire che chi dovrebbe erogare credito non può fare scommesse e operare con leve finanziarie degne di un hedge fund?