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E3G: Italia eccellente in efficienza e rinnovabili

Brava Italia! Ha un'intensità energetica del 18% inferiore alla media dei 28 Paesi europei, ed è il secondo maggior produttore di energie rinnovabili.

Cartina fisica dell'Italia e parte d'Europa. CC0 Creative Commons da Pixabay.com
copertina rapporto E3G su Italia e rinnovabili e efficienza energetica – gennaio 2018

Per una volta good news anche sul nostro conto a proposito di fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Lo dice il think tank indipendente E3G, impegnato nel promuovere la transizione globale verso un’economia a basse emissioni di carbonio, in un rapporto rilanciato qualche giorno fa dalla Fondazione Finanza Etica.

Nel report (Italy’s Role In The European Low Carbon Transition. A Political Economy Assessment, a cura di Lisa Fischer, Tina Marie Marchand e Shane Tomlinson), si analizza  sul ruolo dell’Italia in questo processo , sottolineando che il nostro Paese presenta un’intensità energetica del 18% inferiore alla media dei 28 Paesi europei, oltre a essere il secondo maggior produttore di energie rinnovabili.

Tra i diversi aspetti esaminati, il documento scandaglia la nostra penisola sotto tanti diversi profili (tecnologia e innovazione, finanza e investimenti, beni pubblici, governo, influenza delle imprese sulla transizione a basse emissioni di carbonio…), ma riportiamo qui sotto integralmente la sintesi di quanto ci riguarda rispetto a tre voci particolarmente di peso:

“Rischio climatico

L’Italia è uno dei paesi a più elevato rischio climatico in Europa; la ricerca evidenzia come non sia compresa la piena portata degli impatti climatici e delle urgenze legate al rischio, così come la capacità di affrontare la sfida in modo sistemico: dal 1980 al 2015 le perdite economiche totali dovute agli eventi climatici ammontano a 65 miliardi di euro (in media 1,8 miliardi di euro l’anno), di cui solo il 3% assicurate. Solo il settore agricolo nel 2017, a causa della siccità, ha perso 2 miliardi di euro; il nord Italia, che detiene il 40% delle attività produttive del paese, è il più vulnerabile alle alluvioni; la massiccia riduzione delle masse nevose sulle Alpi, l’innalzamento del livello del mare e l’erosione delle coste ha un elevatissimo impatto sul settore turistico (11% del PIL), con una previsione di un punto percentuale di perdita per il 2050.

Transizione energetica

L’Italia sta raggiungendo velocemente l’obiettivo UE 2020 di una quota del 17% di energie rinnovabili nel mix energetico (nel 2011 il consumo totale di energia è sceso sotto l’obiettivo di 124 Mtep del 2020). L’Italia ha intenzione di eliminare gradualmente l’energia prodotta dal carbone entro il 2025, espandendo la quota di energie rinnovabili al 28%. Tuttavia, il settore energetico rappresenta l’82% delle emissioni totali di gas serra, con i combustibili fossili al 79% del mix energetico italiano (34% petrolio, 37% gas, 8% carbone), anche se il consumo di petrolio e gas è in calo dal 2004, a causa della riduzione della domanda di energia, in particolare nell’industria, e dell’aumento della quota di fonti rinnovabili. Il gas importato supera di gran lunga il consumo annuale, ma il suo sviluppo è fortemente sostenuto e sovvenzionato dal governo italiano (16,6 miliardi di euro in sussidi annuali per i combustibili fossili, la maggior parte dei quali va al settore dei trasporti; l’Italia ha la terza più alta proprietà di auto pro capite al mondo).

Sicurezza energetica

Dipendiamo in maniera molto elevata dalle importazioni (76% del consumo totale), sia per l’elettricità che per i combustibili fossili (petrolio, gas e carbone superano il 90%): la Russia svolge un ruolo importante per il gas naturale, ma in generale le fonti di approvvigionamento e le infrastrutture sono molto diversificate (Svizzera, Francia e Slovenia per l’elettricità). Siamo inoltre uno dei più grandi importatori (85%) di pellet. La strategia energetica italiana è guidata da interessi commerciali piuttosto che da preoccupazioni sull’offerta fisica o sui prezzi elevati dell’energia per i clienti domestici (abbiamo tra le tariffe più alte in Europa per l’elettricità domestica). Questo approccio si basa su un considerevole conto di importazione di energia: nel 2016 l’Italia ha speso 30 miliardi di euro per le importazioni di petrolio e gas.