Quattro industrie uccidono 7.400 persone al giorno in Europa

In un report l'Organizzazione mondiale della sanità accusa apertamente le multinazionali di marketing ingannevole e pressioni politiche

I prodotti di largo consumo causano milioni di morti l’anno © National Cancer Institute / Unsplash

Quattro prodotti che consumiamo ogni giorno, come tabacco, alimenti ultra-processati, combustibili fossili e alcool, causano ogni anno nel mondo 19 milioni di morti. Ovvero il 34% di tutti i decessi. Nella sola regione europea, allargata a 53 Stati compresa la Russia, queste industrie sono totalmente o parzialmente responsabili di 2,7 milioni di morti all’anno. Circa 7mila e 400 decessi ogni giorno. Lo dice a chiare lettere un allarmante report appena pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Il primo documento a mettere sotto accusa le multinazionali, ma anche i governi nazionali e transnazionali, che a queste non sanno o non vogliono opporsi.

Il rapporto spiega infatti come queste grandi industrie utilizzano sistemi di marketing «fuorviante». E sono in grado di «esercitare un potere significativo sui contesti politici e legali in cui operano. E di ostacolare le normative di interesse pubblico che potrebbero incidere sui loro profitti». In pratica, secondo l’Oms, il potere di queste multinazionali è tale che sono in grado di interferire a livello legislativo e sanitario sugli sforzi che fanno i vari governi per prevenire malattie mortali come il cancro, le malattie cardiovascolari e respiratorie croniche e il diabete. Tutte causate di questi quattro prodotti. E dall’ignavia o dalla complicità dei governi.

Sigarette, alcool, benzina, patatine fritte e hamburger: i numeri di una strage

L’Oms parte dalla constatazione del gravissimo aumento delle malattie non trasmissibili di cui sopra, ritenute responsabili del 90% dei decessi. E sostiene che siano appunto colpa dei prodotti di queste multinazionali.

La cifra di oltre 2,7 milioni di morti all’anno nella sola Europa è così suddivisa. In testa il tabacco, responsabile di oltre 1 milione di morti, ovvero il 10% di tutti i decessi. Seguito dai danni causati dai combustibili fossili, in particolare ozono e polveri sottili, che provocano 580mila decessi. E dall’abuso di alcool con circa 430mila morti. Per finire i cosiddetti alimenti ultra-processati – carne lavorata, bevande zuccherate, cibi eccessivamente grassi o salati (in buona sostanza patatine fritte, pizza, latte in polvere, hot dog e hamburger) – con circa 400mila morti.

Ma non sono solo i numeri di questa strage a fare impressione. È anche come essa avviene. Possiamo anche dare per scontato che gli obiettivi principali di queste grandi multinazionali siano generare profitti, massimizzare le vendite dei prodotti e stimolare i consumi. E non certo la salute delle persone. Ma il rapporto dell’Oms mostra chiaramente che le multinazionali «si impegnano in pratiche quasi identiche per modellare ambienti strutturali, politici e informativi a loro favorevoli». Poi il report mette sotto accusa anche «le industrie farmaceutiche e dei dispositivi medici». Perché anche queste «a modo loro, si impegnano a definire le politiche pubbliche per favorire i loro prodotti e i loro profitti».

«Le regole del gioco» delle multinazionali: lobbying politico e marketing ingannevole

Quello che emerge, quindi, è come la grande industria spenda «risorse significative per opporsi alla regolamentazione dell’interesse pubblico. Modellare le prove scientifiche e il discorso pubblico ed esternalizzare il costo dei danni che causano sulle persone e sul loro ambiente. Alimentando così il peso delle malattie non trasmissibili».

In pratica, descrive come le multinazionali utilizzino metodi palesi e nascosti per aumentare i propri profitti «ritardando e facendo deragliare le politiche volte a migliorare la salute della popolazione». Le scoperte dell’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite rappresentano in questo senso un attacco senza precedenti alle corporations. Agli enormi danni che i loro prodotti stanno causando alla salute umana. E alle azioni dei singoli governi e delle organizzazioni intergovernative che, finora, sono state insufficienti per prevenire tutto questo.

Il report dell’Oms approfondisce quindi quelle che definisce «le regole del gioco». Ovvero tutte le azioni messe in atto dalle multinazionali per influenzare interi sistemi – sanitario, politico, economico e mediatico – per perpetrare i propri interessi. Il rapporto presenta infatti tutta una serie di casi di studio che illustrano l’ampiezza e la profondità del modo in cui le imprese si impadroniscono delle politiche pubbliche e del processo decisionale, con un impatto devastante sulla vita e sulla salute delle persone. E descrive tutti i metodi, palesi o occulti, utilizzati dalle multinazionali per ritardare, scoraggiare e bloccare le politiche pubbliche sulle malattie non trasmissibili. Come le misure di controllo del tabacco e l’etichettatura sanitaria e nutrizionale obbligatoria per i prodotti alimentari e alcolici.

A rischio i progressi fatti nella tutela della salute pubblica

Le cosiddette «regole del gioco» includono veramente di tutto: dalle attività di lobbying politico alle operazioni di disinformazione operate attraverso media i media mainstream; dalle pratiche finanziarie alle strategie di marketing dedicate ai giovani e anche ai bambini. «Le tattiche della grande industria prevedono lo sfruttamento delle persone vulnerabili attraverso strategie di marketing mirate. Fuorviando i consumatori e facendo false affermazioni sui benefici dei loro prodotti o sulle loro strategie ambientali. Queste tattiche minacciano i progressi in termini di salute pubblica ottenuti nel secolo scorso e impediscono a tutti i Paesi di raggiungere i propri obiettivi sanitari», ha spiegato Hans Henri P. Kluge, direttore regionale Oms per l’Europa.

«Queste pratiche insidiose delle multinazionali non sono apparse dall’oggi al domani, e non scompariranno facilmente. Si tratta di uno sforzo a lungo termine che richiede innanzitutto volontà politica. Vediamo chiaramente come il comportamento delle grandi industrie influisca negativamente sulla salute pubblica e crei malattie e sofferenze inutili. La gamma di casi di studio contenuti nel nostro rapporto mostra chiaramente la portata delle interferenze delle industrie del settore. Per questo c’è bisogno di un grande sforzo da parte di tutti – società civile, mondo accademico e organizzazioni internazionali – per tutelare le politiche pubbliche e proteggere le generazioni future da malattie croniche prevenibili», ha dichiarato alla presentazione del rapporto Gauden Galea, consigliere strategico per le malattie non trasmissibili dell’ufficio regionale Oms per l’Europa.

L’Europa deve reagire e agire, prima che sia troppo tardi

Il rapporto si trasforma quindi in un invito all’azione rivolto ai 53 Stati membri della regione europea. Affinché affrontino la minaccia delle malattie non trasmissibili contrastando l’influenza commerciale a tutti i livelli – individuale, ambientale, di politiche pubbliche e dei sistemi politico-economici – delle multinazionali. E lo facciano imponendo una regolamentazione molto più severa sul modo in cui i prodotti dannosi per la salute vengono commercializzati. Per esempio chiedendo maggior trasparenza, limitando i conflitti di interesse, introducendo limiti alle pratiche monopolistiche e alle attività di lobbying. Tassando le multinazionali e garantendo maggior sicurezza alle condizioni di lavoro.

 «Per troppo tempo abbiamo considerato i fattori di rischio relativi alle malattie non trasmissibili come se fossero legati soprattutto alle scelte individuali. Invece va ripensato tutto», ha affermato il vice primo ministro belga Frank Vandenbroucke, anche lui presente al lancio del report dell’Oms. «Dobbiamo riformulare il problema come un problema sistemico, in cui la politica deve essere in grado di contrastare gli ambienti di iperconsumo, limitare il marketing e fermare le interferenze delle multinazionali nel processo decisionale. Invito tutti i parlamentari e i politici europei neoeletti a riconoscere la portata di questo problema. E l’impatto di vasta portata che le pratiche del settore hanno sulla salute pubblica e sui nostri processi democratici».