Finanza contro il clima. Gli attivisti alla UE: «Cacciate BlackRock»
Il gigante della finanza diventa consulente della UE su temi di sostenibilità ambientale. Ma il conflitto di interesse sul fossile è dietro l'angolo. 92 organizzazioni si mobilitano
La Commissione Europea cancelli il contratto di consulenza siglato con il colosso finanziario BlackRock sul tema dell’integrazione dei fattori sociali, ambientali e di governance (ESG) nella regolamentazione bancaria. È la richiesta avanzata in questi giorni da 92 organizzazioni della società civile del Continente, tra cui Oxfam, Greenpeace e Fondazione Finanza Etica, in una lettera indirizzata alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e ai suoi vice Valdis Dombrovskis e Frans Timmermans.
Dalla UE «una scelta sbagliata»
Nel mirino «il conflitto di interesse» che caratterizzerebbe il gigante della gestione patrimoniale: oltre 7 trilioni di dollari di asset in portafoglio alla fine dello scorso anno. Sarebbe tuttora troppo esposto sui titoli del fossile (gas e petrolio, in primis), sostengono i promotori dell’iniziativa, per risultare davvero credibile come consulente.
«Una scelta sbagliata», insomma, secondo Kenneth Haar, esponente della coalizione Change Finance e ricercatore presso Corporate Europe Observatory, che sottolinea il peso di un intreccio di interessi particolarmente profondo.
Il problema, osservano infatti gli attivisti, non riguarderebbe solo l’insieme degli investimenti nel settore oil & gas, ma anche le numerose e variegate partecipazioni di BlackRock nel comparto bancario, esposto a suo volta nel settore fossile come nel più classico dei circoli viziosi.
Dear @vonderleyen, correct this misguided choice: Don’t let #BlackRock advise the EU Commission on environmental rules for banks. They hold major shares in banks and fossil fuel companies, thereby fuelling climate disaster.
Cancel the contract! 👉 https://t.co/pTsUDXYiow pic.twitter.com/yLNVHtOAiN
— Change Finance (@ChangeFinance_) April 29, 2020
Una consulenza da 280 mila euro
Ma facciamo un passo indietro. Nelle scorse settimane l’Unione Europea, attraverso la Direzione Generale FISMA (il servizio della Commissione responsabile della politica dell’UE in materia di banche e finanza), ha incaricato BlackRock di produrre uno studio sui sistemi di integrazione dei fattori ESG all’interno della Vigilanza bancaria europea, per orientare le strategie di business e le politiche di investimento delle banche.
Il contratto di consulenza, da 280 mila euro, chiede a BlackRock di definire essenzialmente due cose: in primo luogo l’insieme delle pratiche necessarie a integrare i fattori ESG nell’analisi del rischio; in secondo luogo le strategie di sviluppo della finanza verde e dei prodotti finanziari sostenibili. Ed è qui, osservano i critici, che i problemi diventano palesi.
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Rischio climatico e sostenibilità
Elaborando la sua Strategia sulla Finanza Sostenibile, infatti, la Commissione Europea ha sviluppato a sua volta due aspetti decisivi: la Non-Financial Reporting Directive, che impone in sostanza alle banche, alle società finanziarie e alle grandi imprese di rendere note le informazioni sul proprio impatto sul clima, e la cosiddetta Tassonomia, la classificazione, delle attività che possono essere definite “sostenibili” per l’ambiente (rispetto alla quale, poi, imprese e investitori dovranno dire quanto sono allineati).
Nel primo caso si tratta di definire l’impatto delle attività finanziarie sul cambiamento climatico e i rischi che quest’ultimo pone alle strategie di investimento. Un fondo particolarmente esposto sul settore petrolifero, ad esempio, non solo contribuisce al finanziamento di un comparto dannoso per l’ambiente, ma rischia anche di esporsi a forti perdite, in uno scenario in cui gli asset fossili si deprezzino di fronte al calo della domanda associato a politiche ambientali più severe da parte dei governi. Nel secondo caso si entra invece nel complesso delle definizioni, ovvero nella necessità di identificare quali prodotti finanziari siano autenticamente sostenibili e quali invece non lo siano.
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BlackRock e la tassonomia in una relazione complicata
BlackRock, notano i critici, è stata da subito particolarmente critica nei confronti della tassonomia europea, proponendo una lettura più soft della questione. Dal punto di vista della società finanziaria, infatti, un prodotto può essere definito sostenibile quando è stato acquistato o collocato sul mercato tenendo conto dei rischi ambientali per l’investitore. Ma questa visione non considera l’impatto delle imprese sull’ambiente e sul clima. Una visione volutamente miope e parziale, che rischierebbe di contribuire all’introduzione di regole annacquate, troppo favorevoli alla finanza e incapaci in definitiva di tutelare l’ambiente e le persone.
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Larry Fink scopre Greta
Il tema del rischio finanziario posto dai cambiamenti climatici non rappresenta certo una novità per BlackRock. Nel settembre dello scorso anno, l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA), un ente di ricerca statunitense, ha stimato in circa 90 miliardi di dollari le perdite patite dal colosso finanziario nell’ultimo decennio a causa della sua esposizione sul settore fossile. Nel gennaio di quest’anno il Ceo di BlackRock Larry Fink ha inviato una lettera agli investitori per sottolineare la preoccupazione della società nei confronti del cambiamento climatico e l’impegno ad aumentare la quota di investimenti sostenibili e a disinvestire dalle aziende che traggono più del 25% dei loro ricavi dal settore del carbone.
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Da BlackRock oltre $17 miliardi al carbone
Ma i dubbi sulle buone intenzioni restano. BlackRock, osservano i firmatari della lettera, è tuttora il primo investitore globale nel settore fossile con partecipazioni complessive per 87,3 miliardi di dollari nel solo comparto azionario. I suoi investimenti nei titoli delle società del carbone valgono 17,6 miliardi. E a tutto questo, ovviamente, si aggiunge il sostegno indiretto al settore.
«BlackRock è uno dei principali azionisti della maggior parte delle grandi banche europee, tra cui Santander, Deutsche Bank, BNP Paribas, ING e CréditAgricole, che investono fortemente in progetti e aziende di combustibili fossili», si legge nella missiva alla Commissione UE. «BlackRock – prosegue la lettera – ha anche una partecipazione importante in molte banche globali, tra cui una quota del 6,77% di JPMorgan, una banca nota per il finanziamento dei combustibili fossili». Esposizioni sufficientemente alte, osservano i critici, da giustificare l’allarme sull’implicito conflitto d’interesse della società.
Rettifica: una versione precedente di questo articolo indicava in circa mezzo milione di dollari l’importo del contratto di consulenza. Fonti vicine alla questione hanno successivamente precisato a Valori quanto segue: “La Commissione europea era disposta a pagare 550.000 euro per lo studio, ma l’offerta di BlackRock ammonta a soli 280.000 euro. Questo è l’importo effettivo che BlackRock riceverà dalla Commissione”.