Finanza etica: per uscire dalla crisi in modo sostenibile

Bisogna pensare all'emergenza, sostenendo le imprese in difficoltà. Ma anche guardare al lungo termine. Abbiamo un’occasione di cambiare radicalmente il modello di sviluppo

Foto di Bessi da Pixabay

Che ripresa sia, al più presto. Ma che sia una ripresa sostenibile. E, in tal senso, la finanza etica ha un ruolo centrale, per affrontare l’emergenza di oggi, ma creando un nuovo modello economico per domani. Lo chiedono a gran voce i protagonisti del mondo della finanza sostenibile.

«La finanza ha un ruolo fondamentale per la ripresa, quella eticamente orientata, in particolare, ha di fronte una grande opportunità», commenta Andrea Baranes, vicepresidente di Banca Etica. «Questa crisi apre spazio per una crescita della finanza etica, a un sistema finanziario che da parte del problema diventi parte della soluzione».

«La crisi che stiamo vivendo testimonia come questioni socio-ambientali possono avere conseguenze devastanti sull’economia. La finanza sostenibile permette di contenere queste minacce, finanziando invece modelli di crescita più verdi e inclusivi e producendo valore sia per gli investitori, sia per la comunità», aggiunge Francesco Bicciato, del Forum per la finanza sostenibile

Finanza etica resiliente alla crisi

Proprio in questo momento la finanza sostenibile sta dimostrando di essere resiliente alla crisi. Dall’inizio dell’emergenza da coronavirus le aziende con i migliori rating ambientali, sociali e di governance (ESG) hanno mostrato una maggiore resistenza all’attuale shock economico e finanziario. Poche settimane prima dell’esplosione della pandemia, Bloomberg aveva evidenziato la performance superiore alla media dei fondi ESG, che raggruppano le azioni più sostenibili tra l’indice S&P500 che copre l’80% della capitalizzazione del mercato statunitense. Dalla quarantena dell’economia mondiale, questo buon comportamento è stato confermato.

Ma sono numerose le indagini sull’andamento dei diversi panieri e indici dallo scoppio della pandemia di coronavirus (di MSCI, di AXA, di Lipper-Refinitiv, per dirne alcuni), che dimostrano che i fondi ESG – quelli che selezionano le aziende dove investire anche sulla base di criteri ambientali, sociali e di buona governance aziendale – “battono” quelli convenzionali. Migliori performance, o forse è meglio dire perdite più contenute, ma anche una maggiore stabilità.

Affrontare l’emergenza pensando da subito alla sostenibilità

«Di certo in questo momento bisogna pensare al breve termine: a sostenere le imprese in crisi. Banca Etica lo sta facendo, concedendo aiuti a imprese e a privati, come gli altri istituti di credito, e un po’ di più», spiega Andrea Baranes. «Ma il contributo della finanza sostenibile non può ridursi a concedere credito, sarebbe un’occasione persa per cambiare il modello economico».

«Servono interventi per affrontare l’emergenza, sostenendo settori prioritari come la sanità e l’assistenza, con una particolare attenzione al terzo settore, che in questa fase sta avendo un ruolo cruciale», gli fa eco Francesco Bicciato. «Ma servono fin da subito investimenti di lungo termine. Il governo deve pensare al rilancio e allo sviluppo, fin dalla fase di emergenza. Altrimenti si rischia di commettere l’errore di trasformare quella che stiamo vivendo in un’emergenza strutturale».

«È il momento per premiare le imprese che integrino fattori sociali ambientali e di buona gestione nella propria strategia», propone Francesco Bicciato.

«Stiamo tutti riscoprendo l’importanza del prendersi cura dei nostri territori e di coltivare relazioni nelle nostre comunità – aggiunge Andrea Baranes – E sta emergendo il ruolo fondamentale del terzo settore in comparti come la sanità, l’assistenza di anziani e disabili, l’istruzione. La finanza deve rispecchiare queste scoperte e rispondere a queste necessità, che per Banca Etica sono sempre state delle priorità. La crisi del coronavirus sta confermando la necessità di una finanza che accompagni il terzo settore in termini di credito, metta a disposizione Fondi Impact che sostengono imprese a vocazione sociale, percorsi di microcredito per piccole imprese».

Un’occasione per ripensare il sistema finanziario

«Di certo, appena le attività economiche ripartiranno, serviranno capitali e investimenti. E in questo la finanza avrà un ruolo fondamentale. Ma non basta, non possiamo perdere l’occasione di ripensare il sistema finanziario: per una finanza lungimirante e non ripiegata unicamente su se stessa. Bisogna evitare che appena superata la crisi si torni al business as usual invece di ripensare il sistema finanziario, tanto quello privato quanto quello pubblico. Serve un sistema radicalmente diverso dal casinò finanziario che ragiona con ottiche di brevissimo termine. Serve invece una finanza che assume logiche di lungo periodo, che sia uno strumento al servizio dell’economia e della società. Deve interrogarsi su quali siano i bisogni ambientali, sociali, economici a cui rispondere, e trovare le modalità migliori per farlo».

«Abbiamo ora un’occasione storica di cambiare radicalmente il modello di sviluppo, riorientando pesantemente i capitali verso la sostenibilità – spiega Francesco Bicciato – Serve una collaborazione pubblico-privato, coordinando gli interventi sugli stessi obiettivi».

Un piano di investimento di lungo periodo

«Per introdurre un cambiamento radicale nei modelli economici la sinergia tra istituzioni, imprese e operatori finanziari è centrale. Oltre alle misure di sostegno al credito varate con il Decreto Liquidità, occorre prevedere fin da ora un robusto piano d’investimenti di medio-lungo periodo», continua Bicciato.  E il Forum per la Finanza Sostenibile ha evidenziato 7 ambiti in cui la comunità degli investitori responsabili potrà svolgere un ruolo cruciale per la ripresa economica: da investimenti in energie rinnovabili, mobilità sostenibile ed efficienza energetica a partnership pubblico-privato e impact investing per sanità pubblica e infrastrutture sociali; dalla valorizzazione di servizi alla persona, soprattutto di tipo socio-sanitario, all’innovazione digitale in ottica green, anche per ridurre il digital divide.

«Se i regolatori, in Italia e in Europa, prendono strategicamente questa strada, credo che abbiamo davanti grosse opportunità – continua Bicciato – Ci sono segnali importanti che vanno in questa direzione, ad esempio il fatto che anche in questo periodo l’azione della Commissione Ue sui temi di sostenibilità non si è arrestata. Il rischio enorme da evitare è credere che per la ripresa non ci sia tempo di pensare alla sostenibilità, perché bisogna far ripartire l’economia. Semmai è vero il contrario: è proprio la sostenibilità che può e deve guidare la ripresa».

Altri articoli dal dossier

Economia sostenibile, l'antidoto contro la crisi del coronavirus