Finanza e cibo: quando la speculazione alimenta la fame

La speculazione sulle materie prime alimentari fa esplodere i prezzi e colpisce contadini e consumatori, trasformando il cibo in un prodotto per scommesse finanziarie

L'immagine è stata realizzata dalla redazione di Valori.it utilizzando Midjourney

La finanza globale non è un meccanismo neutrale. Attraverso prestiti, investimenti, fondi indicizzati e strumenti speculativi può sostenere regimi repressivi, alimentare conflitti, favorire modelli produttivi distruttivi o indebolire diritti fondamentali lungo intere filiere. Analizzare questi meccanismi significa mostrare come, dietro a scelte apparentemente tecniche, si nascondano impatti concreti sulla vita delle persone: dalle repressioni dei regimi autoritari alla violenza nelle frontiere, dalle filiere tessili alle speculazioni sul cibo, fino ai grandi eventi sportivi.

Ricordando che quel denaro non è astratto: è il nostro. Sono i risparmi, i fondi pensione, i conti correnti di milioni di persone. Ed è anche attraverso le nostre scelte – a chi affidiamo i soldi, quali operatori premiamo o abbandoniamo – che possiamo contribuire a costruire un sistema finanziario più giusto

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Sono diversi i meccanismi tramite i quali la finanza può avere impatti negativi sui diritti umani. Uno dei più pesanti, ma anche uno dei meno conosciuti, è tramite scommesse sul prezzo delle materie prime, e in particolare di quelle alimentari. Si può fare tramite i derivati. Ovvero strumenti finanziari che permettono di comprare o vendere qualcosa nel futuro a un prezzo fissato al momento della firma del contratto.

Derivati sul cibo: da strumenti di protezione a meccanismi di speculazione finanziaria

Semplificando, i derivati dovrebbero funzionare come assicurazioni contro le oscillazioni dei prezzi. L’esempio classico è quello di un pastificio che vuole tutelarsi contro possibili variazioni del prezzo del grano. Può rivolgersi a una banca e acquistare un derivato che permette di comprare una certa quantità di grano tra un mese o sei mesi ma a un prezzo fissato già oggi. È quindi la banca, in cambio del costo del derivato, a farsi carico delle incertezze future dei prezzi. Il pastificio potrà acquistarlo alla scadenza del contratto al prezzo pattuito al momento della firma.

Il problema di fondo è che sono strumenti perfetti per la speculazione finanziaria, ovvero per realizzare scommesse sul prezzo futuro di qualsiasi titolo, materia prima (cibo compreso), indice o altro evento. Non ho alcun pastificio, ma posso comunque comprare un derivato che mi permetterà di comprare una certa quantità di grano a un prezzo prefissato. Se alla scadenza del contratto il prezzo del grano sui mercati è salito, io ho comunque il diritto di comprarlo al prezzo pattuito, più basso. Lo rivendo immediatamente al prezzo di mercato e realizzo un profitto.

Cosa succede quando i derivati diventano beni finanziari su cui scommettere e speculare

La realtà è più complessa, e peggiore. La scommessa solitamente non avviene sul prezzo del grano, ma su quello del derivato stesso. Per capire: compro un derivato che mi permette di acquistare un certo quantitativo di grano tra sei mesi. Se dopo un mese il prezzo del grano è salito, ho in mano un contratto che mi permette di comprarlo a un prezzo inferiore a quello di mercato. Il valore di questo contratto tenderà quindi ad aumentare, e io lo rivendo realizzando un profitto sul prezzo del derivato, non del grano. Il derivato stesso è diventato un bene finanziario ed è oggetto di scommesse e speculazione.

Montagne di soldi girano in simili operazioni, con un vero e proprio mercato dei derivati e relative quotazioni. Il prezzo delle materie prime – è qui la vera follia dell’attuale sistema finanziario – segue, o per lo meno è pesantemente influenzato, da queste transazioni in derivati. Cerchiamo di capire come.

Quando il prezzo del grano lo decide la finanza, non il mercato reale

Il prezzo di un derivato su una materia prima può salire o scendere a causa dell’andamento della materia prima sottostante (grano, mais o altra). Tuttavia, i derivati ​​possono guadagnare o perdere valore per altri motivi: notizie geopolitiche, turbolenze di mercato, perché un attore importante decide di entrare o uscire da un particolare mercato, l’andamento di altri strumenti finanziari o altro ancora. Alcuni di questi fattori rimangono legati al mercato specifico di quella materia prima, altri molto meno.

Ad esempio, il prezzo dei derivati può crollare a causa di una crisi sui mercati finanziari. Il calo di questi prezzi significa che alla scadenza il grano sarà disponibile a un prezzo inferiore rispetto a quello attuale, il che fa scendere il prezzo del grano sul mercato. Il passaggio chiave è che i prezzi vengono decisi – o almeno fortemente influenzati – nel mercato dei derivati ​​e successivamente influenzano i prezzi nell’economia reale. Questo “successivamente” riassume la portata della completa inversione di ruoli e di importanza tra l’economia reale e la finanza che dovrebbe servirla.

Futures e materie prime: come la speculazione crea domanda artificiale

Per la maggior parte delle materie prime sui mercati ci sono due prezzi: il prezzo spot (relativo all’acquisto o alla vendita immediata della specifica materia prima) e il prezzo futuro, relativo alle aspettative future. Questo secondo prezzo è dominato dal trading speculativo tramite derivati ​​e spesso rappresenta il prezzo di riferimento più importante.

Durante l’ondata di aumenti dei prezzi delle materie prime del 2022, il Financial Times notava che «c’è così tanto denaro investito nel mercato delle materie prime in questo momento che non importa quasi come stanno andando i fondamentali. Il problema centrale del perché i prezzi siano così alti è il sostanziale aumento dei flussi finanziari in questi mercati, che non sono abbastanza grandi da sostenere gli stessi flussi senza che si verifichi un aumento dei prezzi».

In altre parole, gli investimenti speculativi creano una domanda artificiale per una particolare materia prima e questo ha pesanti impatti sui relativi mercati. Il prezzo a cui gli agricoltori possono vendere o i consumatori possono acquistare grano, mais o qualsiasi altro prodotto non è determinato dai fondamentali economici, dal clima o da qualsivoglia altro fenomeno naturale, ma dalle scommesse degli speculatori.

Un sistema finanziario che affama: dagli agricoltori ai consumatori

Queste attività speculative hanno preso il sopravvento sugli scambi reali a tal punto da essere loro a determinare l’andamento dei prezzi. Come spiegato in un recente articolo, «fino a pochi anni fa, le dinamiche di mercato e il prezzo determinato nello scambio reale tra domanda e offerta di materie prime erano la base su cui si formavano le aspettative sui prodotti derivati ​​(solitamente futures) che alimentavano l’attività speculativa. Il prezzo sui mercati reali era la base per le dinamiche speculative e le convenzioni finanziarie che alimentavano le decisioni speculative. Oggi, accade il contrario. Sono le aspettative sulle dinamiche future dei prezzi, rappresentate dal valore dei futures sul gas o di altre materie prime, a determinare il prezzo di scambio sul mercato».

La montagna di scommesse sul prezzo del grano, del petrolio o di qualsiasi altra materia prima esaspera la volatilità e l’incertezza dei prezzi. In uno studio di un paio di anni fa, la Banca di Francia esaminava il mercato dei derivati sulle materie prime – e del gas in particolare – dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Un articolo riportava come «questi strumenti finanziari, che dovrebbero giocare un ruolo di ammortizzatore [dei prezzi], sono al contrario diventati una delle cause dei movimenti eccessivi». In maniera ancora più esplicita, «i mercati delle materie prime […] sono il principale canale di destabilizzazione finanziaria ed economica».

La finanza diventa un casinò e tradisce l’economia reale

In pratica, strumenti pensati come assicurazione contro le eccessive oscillazioni dei prezzi sono diventati il principale canale tramite il quale si generano e si amplificano queste stesse oscillazioni.

Al culmine del paradosso, questo sistema finanziario ipertrofico non riesce nemmeno ad assolvere le proprie funzioni. I piccoli contadini, non solo nel Sud del mondo, hanno enormi difficoltà ad accedere al credito bancario. Come dire che tramite i derivati posso giocare al casinò sul prezzo delle materie prime. Ma chi produce queste stesse materie prime è spesso escluso anche dai servizi finanziari di base.

Che si pensi ai contadini che producono il cibo o ai consumatori che lo acquistano, un sistema finanziario che dovrebbe essere uno strumento al servizio dell’economia e dell’insieme della società si è trasformato in un gigantesco casinò. Con impatti devastanti sulle vite di tutti noi, e dei più deboli in particolare.

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