Francia, il nucleare stenta. Il governo: preparatevi ai black-out

In Francia metà parco nucleare è ancora fermo. Il governo ha inviato una circolare ai prefetti chiedendo loro di preparare cittadini e imprese

La Francia rischia blackout generalizzati a partire da gennaio 2023 © Evgen_Prozhyrko/iStockPhoto

Il prossimo inverno potrebbe essere particolarmente duro per i francesi. Soprattutto quando il freddo sarà più intenso, il sistema di riscaldamenti transalpino, largamente elettrificato e legato alla produzione nucleare, potrebbe non essere più in grado di rispondere alla domanda.

Ancora bloccata metà del parco nucleare francese

A spiegarlo non sono associazioni anti-nucleariste, ma lo stesso governo di Parigi. Secondo quanto riportato dalla stampa francese, infatti, la prima ministra Elisabeth Borne si è vista costretta a inviare una circolare, mercoledì 30 novembre, indirizzata a tutti i prefetti. Ai quali ha chiesto di preparare il terreno in previsione di possibili black-out generalizzati, a partire dal mese di gennaio. Che potrebbero colpire il 60% della popolazione.

Come riferito dalla compagnia EDF a inizio novembre, infatti, circa la metà dei 56 reattori che costituiscono il parco nucleare francese sono attualmente (e ormai da tempo) chiusi. In alcuni casi per operare necessarie (e lunghe) manutenzioni, in altri perché in alcune componenti non secondarie sono stati individuati dalle autorità di controllo problemi di corrosione.

La circolare ai prefetti: «Preparate cittadini e imprese»

Risultato: EDF non sarà in grado di mantenere neppure le sue previsioni di produzione. Che già erano in netto calo rispetto all’anno precedente. Non saranno infatti prodotti tra i 280 e i 300 TWh (terewattora) di energia grazie ai reattori, ma tra 275 e 285.

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Il presidente francese Emmanuel Macron © Pietro Naj-Oleari/European Union 2018-EP/Flickr

Ciò, concretamente, comporterà che i prefetti dovranno incaricarsi di preparare cittadini e imprese al peggio. Con queste ultime che saranno invitate a testare i loro gruppi elettrogeni d’emergenza. Si procederà inoltre ad un censimento delle persone in cura a domicilio, per assicurare loro soluzioni. E si dovranno cercare risposte anche per ospedali, caserme delle forze dell’ordine e dei pompieri, stazioni ferroviarie e scuole.

Le scuole rischiano di rimanere chiuse

«I bambini non potranno essere accolti nei plessi – spiegano le autorità francesi, secondo quanto riferito dal quotidiano economico Les Echos – in caso di black-out. Non è infatti possibile aprire una scuola senza energia per i riscaldamenti o i sistemi d’allarme o l’illuminazione». A spegnersi potrebbero essere anche le antenne dei cellulari, anche se gli operatori non hanno precisato ancora quali problemi potranno essere registrati.

Ai cittadini verranno fornite informazioni nei tre giorni precedenti ai black-out, che saranno comunque a macchia di leopardo sul territorio. «Non staccheremo la corrente a interi dipartimenti nello stesso momento», ha precisato il governo.

Il nucleare non è una risposta né alla crisi climatica né a quella energetica

In piena crisi energetica, dunque, il sistema che più di ogni altro in Europa avrebbe dovuto risultare indenne rispetto alle difficoltà si ritrova con una produzione limitata. E senza alternative se non quella di tagliare l’erogazione. Proprio per colpa dell’incapacità del nucleare di rispondere alla domanda interna.

Lo stesso nucleare sul quale Parigi si ostina a puntare per il futuro. Nonostante i tempi di costruzione di nuovi reattori siano indiscutibilmente incompatibili con le scadenze che la scienza da anni indica sul fronte della limitazione del riscaldamento globale. Per mitigare la crisi climatica serve infatti una drastica e immediata riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Nel piano previsto dalla Francia, invece, il primo nuovo reattore non entrerà in funzione prima del 2036.