In Francia avanza la siccità: tagli anche all’acqua in bottiglia
Mentre l'Italia conta i danni delle alluvioni, la Francia soffre per la siccità. E i produttori di acqua minerale corrono ai ripari
Nell’Italia flagellata dai nubifragi un articolo sulla siccità assume un’aria surreale. Eppure è sufficiente varcare le Alpi per trovare una nazione, la Francia, in cui è un altro evento meteorologico estremo a preoccupare: l’assenza di acqua. A Parigi le autorità da settimane riflettono sull’imposizione di razionamenti, e le aziende del settore dell’acqua in bottiglia operano una scelta senza precedenti. Ridurre la produzione per via della crisi idrica.
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La morsa della siccità avvolge il mediterraneo
Tutto il Mediterraneo occidentale è da mesi assetato. L’assenza di piogge ha colpito duramente, e i governi assistono con preoccupazione all’avvicinarsi dell’estate. Il Marocco, reduce da un anno record per quanto riguarda la siccità, ha stanziato meno di un mese fa 37 miliardi di dollari per un piano trentennale di contrasto alla scarsità idrica. In Spagna si è registrato il mese di aprile più caldo della storia, con temperature che hanno superato i 40 gradi centigradi. Un caldo anomalo che ha costretto il governo a stanziare quasi un miliardo di aiuti al settore agroalimentare.
È la Francia, però, a presentare uno degli scenari più preoccupanti. A marzo il dipartimento dell’Ariège, in Occitania, segnalava precipitazioni in calo dell’80% rispetto ai valori medi. Nelle stesse settimane il presidente Macron annunciava un piano di «sobrietà idrica» in 53 punti con l’obiettivo finale di ridurre il consumo di acqua del 10% in 7 anni. Di pochi giorni fa la notizia che il dipartimento dei Pirenei occidentali, una delle zone più colpite, ha dichiarato lo stato di emergenza. Una notizia arrivata proprio quando il ministro della Transizione ecologica di Parigi ha deciso di vietare la vendita di piscine fuori-terra allo scopo di limitare il consumo superfluo di acqua.
Manca l’acqua, niente bottigliette
In questo contesto si inseriscono gli annunci di alcuni dei grandi produttori di acqua in bottiglia e bevande d’Oltralpe. Il magazine francese Novethic, citando l’agenzia Afp, racconta come alcune big del settore stiano iniziando a programmare la riduzione del consumo idrico.
Volvic è un’azienda del gruppo multinazionale Danone. Prende il nome dalla cittadina in cui sorgono i suoi impianti. Dopo le proteste delle comunità, che la accusano di assorbire tutte le risorse idriche della regione, l’azienda aveva aperto alla possibilità di una riduzione dei prelievi. Una decisione ormai presa, stando alle informazioni diffuse dall’Afp.
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Più a Est, quasi al confine con la Germania, altri stabilimenti stanno affrontando un rallentamento della produzione. Siamo nell’area montuosa dei Vosgi, nel dipartimento del Grand Est. Qui il marchio coinvolto è Hépar, di proprietà del colosso svizzero Nestlè. Due dei sei pozzi attivi sono stati momentaneamente chiusi. «Stiamo affrontando, come tutto il settore, il deterioramento delle condizioni climatiche, con eventi più frequenti e intensi, come siccità regolari seguite da forti precipitazioni, che influiscono sulle condizioni operative di alcuni pozzi del sito dei Vosgi», ha dichiarato il portavoce dell’azienda.
Bollicine in crisi
Anche Perrier, uno dei brand di acqua minerale più celebri del Pianeta, sta riscontrando difficoltà nella produzione. Nel caso delle acque frizzanti – come, appunto, Perrier – alla siccità si aggiungono le conseguenze della crisi energetica.
La CO2 intrappolata nel prodotto è prevalentemente prodotta come scarto dell’industria dei fertilizzanti. Un settore estremamente energivoro che, in tempi di bollette stellari anche per le aziende, ha frenato gli impianti. Anche il costo della CO2 è così lievitato.
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Siccità e alluvioni, connubio della crisi climatica
La compresenza di fenomeni eccezionali di segno opposto – le alluvioni e la siccità – in aree geografiche relativamente vicine è solo apparentemente un paradosso. In realtà, proprio l’alternarsi di eventi estremi in un lasso di tempo limitato è uno degli aspetti previsti dai modelli climatologici.
Come si legge anche nell’ultimo report dell’Ipcc, massima autorità scientifica in materia di clima, il riscaldamento globale sta portando ad una profonda mutazione nell’area mediterranea. Inverni sempre più secchi si alternano a stagioni piovose brevi ma intense. Dinamiche quasi tropicali, ma con una maggiore variabilità e minore nettezza nelle stagioni.
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Lo spiega in un’intervista il metereologo del CNR Giulio Betti: «Situazioni così eccezionali sono il perfetto identikit del cambiamento climatico. Ovvero grandi quantitativi d’acqua che cadono rapidamente e in maniera intensa, sulle stesse zone, dopo la siccità. Si tratta degli scenari che da anni indicano gli scienziati».