È in Gabon la prima emissione di debito per proteggere la natura in Africa
Il Paese ha emesso 500 milioni di dollari in "blue bond" per proteggere le sue coste e la sua biodiversità marina
Si chiamano debt-for-nature o climate swap e sottintendono accordi che consentono a un Paese – tendenzialmente ricco di natura e biodiversità, ma che nel tempo ha accumulato debiti ingenti a livello internazionale – di ristrutturare il proprio debito riacquistandolo e piazzandolo nuovamente sul mercato. A un tasso di interesse inferiore e con una scadenza più lunga. La caratteristica che li distingue da altre forme di swap, cioè da altri scambi analoghi, è che i proventi di questi titoli emessi per finanziare i debiti devono essere in parte destinati a progetti per la protezione della biodiversità e per il clima.
Cosa sono e come funzionano i debt-for-nature swap
È il caso del Gabon, Paese dell’Africa centrale, che – dopo anni di preparativi – ha finalmente emesso dei blue bond. Dando vita al secondo più grande scambio dept-for-nature al mondo, nonché il primo del continente africano.
In particolare, il Gabon ha tolto dal mercato, riacquistandoli, 436 milioni di dollari di titoli di Stato (bond) finalizzati alla raccolta di denaro a debito per “staccare” 500 milioni di blue bond. Cioè, appunto, titoli emessi a un tasso di interesse inferiore e che ci si aspetta andranno a finanziare progetti di conservazione fino a 163 milioni di dollari da qui ai prossimi 15 anni. L’operazione è stata finanziata dalla Bank of America con la consulenza dell’organizzazione senza scopo di lucro Nature Conservancy che spera di chiudere accordi analoghi con altri Paesi da qui al 2030.
In Gabon una biodiversità con pochi eguali sulla Terra
Ma perché proprio blu? Perché la maggior parte dei progetti saranno legati alla tutela dell’ecosistema marino. Il Gabon, infatti, ha la fortuna di poter godere di una biodiversità che ha pochi eguali sulla Terra: nelle sue acque è presente la più grande popolazione di tartarughe liuto al mondo, specie considerata in via d’estinzione, oltre a numerose specie di delfini, megattere e lamantini.
L’accordo, anche se paventato da tempo, è arrivato a pochi giorni dalle elezioni presidenziali che si terranno in Gabon il prossimo 26 agosto. Una mossa, dunque, che il presidente uscente Ali Bongo Ondimba spera possa essere accolta favorevolmente dalla popolazione così da garantirgli un terzo mandato.
I green bond sono troppo spesso strumenti di greenwashing
I green bond dovrebbero essere al servizio della transizione ecologica, ma finiscono per essere strumenti di greenwashing. Come risolvere?
Tra le promesse fatte da Bongo Ondimba, infatti, c’è la protezione del 30 per cento del territorio naturale entro il 2030, in linea con gli obiettivi fissati a livello internazionale dalla Cop 15, l’ultima Conferenza mondiale sulla biodiversità delle Nazioni Unite.
Il “debito” con la natura causato da pesca e commercio di specie illegali
Questo dept-for-nature è il più importante accordo dopo quello chiuso dall’Ecuador a maggio di quest’anno che ha rinegoziato 1,6 miliardi di dollari di debito per “sbloccare” finanziamenti pari a 18 milioni di dollari l’anno per la protezione delle isole Galápagos, lo scrigno di biodiversità che ha consentito al biologo e naturalista Charles Darwin di arrivare a scrivere “L’origine delle specie”, l’opera cardine dello scienziato, nella quale descrive la teoria dell’evoluzione naturale.
Se la scelta della Repubblica Gabonese raggiungerà i risultati sperati, questo significherà che lo Stato avrà ottenuto un doppio successo. Sarà riuscito ad arginare un altro debito, in questo caso naturale ancor prima che economico, stimato in 610 milioni di dollari all’anno e causato da pesca e commercio di specie illegali.