Generali fuori dal carbone? Per Fondazione Finanza Etica è tempo di bilanci
Nel 2017 Generali ha promesso di abbandonare il carbone. Da allora la Fondazione Finanza Etica partecipa alle assemblee degli azionisti per verificare che mantenga le promesse
L’assemblea degli azionisti di Generali è fissata per il 29 aprile. Per la quinta volta ci sarà anche Fondazione Finanza Etica. Dopo quattro anni di azionariato critico e di confronto con il management della società di assicurazioni triestina, fra le maggiori d’Europa, è tempo di un primo bilancio.
2017: Generali promette di uscire dal carbone, ma con delle eccezioni
La Fondazione iniziò l’engagement all’indomani della dichiarazione di Generali di voler disinvestire 2 miliardi di asset dalle imprese nel settore del carbone, dai portafogli di investimento e dai contratti di assicurazione. Con l’eccezione, rilevante per Fondazione, di otto di queste in Polonia e in Repubblica Ceca. Perché in questi Paesi la produzione di energia elettrica o per il riscaldamento era ritenuta ancora dipendente, senza alternative, nel medio periodo, dal carbone. In collaborazione con Re.Common e Greenpeace, Fondazione Finanza Etica iniziò il suo azionariato critico. Per chiedere un impegno a definire un percorso di disinvestimento anche da questi due Paesi. E un impegno a non sottoscrivere contratti di assicurazione degli impianti di tutte le società coinvolte nelle fossili.
Era il 2017 e da allora un po’ di strada il Leone di Trieste ne ha fatta. Ogni anno la Fondazione era in assemblea generale degli azionisti a chiedere conto dei progressi effettivi nel piano di disinvestimento e di disimpegno dalle fossili. Ogni anno sono stati aggiunti temi nuovi all’ azionariato critico: dalla trasparenza nella politica fiscale alla remunerazione del top management.
Promesse da verificare
Da Generali uno stop al carbone troppo blando
All’assemblea degli azionisti interverrà la Fondazione Finanza Etica, critica verso il piano di disinvestimento della compagnia assicurativa.
Oggi, nel 2021, la Fondazione è tornata a verificare l’effettivo lavoro svolto dall’azienda anche in concomitanza con l’entrata in vigore di alcune delle norme più interessanti dell’Action Plan dell’Unione europea sulla finanza sostenibile.
Generali parla con le imprese del carbone: o cambi o sei fuori
Generali ha sviluppato un progetto di disinvestimento dal carbone dai propri portafogli, facendo riferimento alla banca dati “Global Coal Exit list”. Elaborata dalla Ong tedesca Urgewald, include tutte le imprese che ottengono più del 30% del proprio fatturato o dell’energia prodotta dal carbone. E ha deciso di aderire, per i contratti di assicurazione, ai criteri, ormai classificati formalmente a livello europeo, del Just Transition Mechanism. A cui è collegato il relativo fondo, uno degli elementi chiave del Green New Deal europeo.
Questa strategia ha consentito di ingaggiare le otto imprese del carbone con sede in Repubblica Ceca e Polonia attraverso parametri certi e condivisi a livello Ue. Con quattro di queste otto aziende sono stati terminati i contratti di assicurazione, perché non hanno dato alcun concreto segnale di voler avviare un processo di transizione fuori dal carbone. Sulle restanti quattro, per quanto siano ancora fuori dal percorso di decarbonizzazione disegnato dall’Accordo di Parigi, vi è un confronto. Che Generali insiste di voler fondare su obiettivi stabiliti attraverso parametri scientifici, restrittivi e verificabili. Naturalmente Fondazione Finanza Etica continuerà a dialogare con Generali per monitorare l’andamento di questo engagement.
Obiettivo: uscire anche dalle sabbie bituminose
Il confronto fra Generali e Fondazione si è avviato in modo promettente anche sugli altri combustibili fossili. Le sabbie bituminose sono già oggetto di esclusione, se producono più del 5% del fatturato di un’impresa. Ma si è iniziato un confronto sull’intero settore oil & gas, tanto per gli aspetti legati agli investimenti, che per quelli delle assicurazioni (underwriting). L’obiettivo dell’azienda è quello di definire strategie articolate e focalizzate su ciascuno di questi aspetti, seguendo sostanzialmente l’esperienza positiva sviluppata per il disinvestimento dal carbone. Per le sabbie bituminose, che già rientrano nella strategia del Leone sul clima, non risultano esposizioni sul lato underwriting, mentre ancora vi sono esposizioni sugli investimenti. In ogni caso al di sotto della soglia del 5% della complessiva attività delle aziende investite.
Il Gruppo si è attivato anche con le società esterne
Le strategie delineate sono valide però solo per il 62,1% dei complessivi 664 miliardi di asset gestiti. E cioè quelli che sono sotto il completo controllo del Gruppo. Vi sono poi asset gestiti da terze parti (Third Party Investments), pari al 25,1% e polizze vita, pari al 12,8% del totale. Che hanno come sottostante fondi o indici non gestiti da Generali. Su questo versante la compagnia di Trieste si impegna a sviluppare dei piani di engagement con i gestori esterni dei patrimoni.
Certamente l’applicazione del Regolamento Ue 2019/2088 sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari è il punto di riferimento a cui anche Generali guarda. Seppure con la consapevolezza che su alcuni aspetti esso è ancora vago e non offre riferimenti precisi (come la parte relativa ai criteri ESG).
Bisogno di chiarezza
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Passi avanti anche sulla trasparenza fiscale
Anche per quanto riguarda la trasparenza fiscale, i passi avanti sono stati notevoli da quando Fondazione Finanza Etica ha posto, lo scorso anno, le domande in assemblea su questo tema. Per la prima volta, nel 2020, Generali ha pubblicato una propria tax strategy. In virtù della quale e a seguito dell’adozione nel 2016 di un proprio Tax control framework, Generali è stata ammessa al regime di adempimento collaborativo dell’Agenzia delle Entrate italiana, che si basa proprio sulla trasparenza. Il Tax control framework è il meccanismo di rilevazione, misurazione, gestione e controllo della variabile fiscale applicato alle società italiane del Gruppo e a cui aderiscono oggi 12 società esterne in altri paesi fra cui i Paesi Bassi. Così la stessa Agenzia delle Entrate ha potuto verificare e accertare che le società appartenenti al Gruppo, ma con sede in Olanda (dove sono soggette a una tax rate che varia dal 3% e il 10%), non risultano essere controlled foreign companies fittizie. Costituite, cioè, con lo scopo di eludere il fisco. Ma svolgono nel Gruppo una specifica funzione che ne motiva la presenza in quel Paese. E non sono sottoposte a una tassazione significativamente inferiore a quella italiana per lo stesso tipo di imprese (holding). Esse producono una media di circa 30 milioni di euro di profitti da interessi su crediti infra-gruppo, per la maggior parte pagati da controllate italiane e tedesche.
Trasparenza anche per le società del gruppo con sede fuori dall’Italia
Fra le sette società del Gruppo con sede in Svizzera (ricavi per 1,9 miliardi di euro nel 2020) la Generali Schweiz Holding adotta il tax rate (IRES) applicato in Italia. La società Fortuna Lebens-Versicherung, con sede in Liechtenstein, dove è tassata, risulta in run off (in fase di smantellamento) dal 2015.
La società Atacama Investments Ldt., di cui Fondazione chiese lumi nel 2020 in quanto avente sede nelle Isole Vergini Britanniche, è stata incorporata – come suggerimmo lo scorso anno – nella società cilena Asesoria e Inversiones Los Olmos SA, che controllava. In ogni caso viene tassata in Italia.
Forse, però, la novità più importante è che a partire dal 2022 (sui risultati 2021) Generali predisporrà una sorta di Country by Country Reporting (CbCR) alla scadenza per l’approvazione del bilancio (prima delle scadenze fiscali previste per il 31 dicembre di ogni anno), con una completa disclosure nei riguardi degli azionisti, mentre fino ad oggi il CbCR era stato reso disponibile solo all’Agenzia delle Entrate.
È stato, dunque, un azionariato critico complesso e impegnativo quello che Fondazione Finanza Etica ha svolto verso Generali fino a questo momento. Che ha però dato frutti importanti per entrambi, dimostrando come il cambiamento sia possibile. Pur se in modo graduale.