Germania, il futuro della Bundesbank sarà più progressista?

Le dimissioni di Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, aprono un dibattito sul futuro delle politiche monetarie della Germania

Il presidente uscente della Bundesbank, Jens Weidmann © Deutsche Bundesbank/Flickr

Mercoledì 20 ottobre un piccolo terremoto ha scosso la Germania. Jens Weidmann, da anni presidente della banca centrale tedesca, la Bundesbank, ha annunciato le proprie dimissioni, che diverranno operative alla fine del 2021. Una scelta, ha dichiarato, dettata da ragioni personali. Ma che in patria ha di fatto aperto un fronte: il passo indietro del governatore potrebbe rappresentare infatti il preludio ad un cambiamento profondo.

I dieci anni di Jens Weidmann alla testa della Bundesbank

«Sono convinto che dopo dieci anni sia arrivato il momento di aprire un nuovo capitolo, per la Bundesbank e per me personalmente». 53 anni, originario di Solinger, Jens Weidmann è stato nominato alla testa dell’istituto centrale di Francoforte nel febbraio del 2011 su indicazione della cancelliera Angela Merkel. Nell’aprile del 2019 il suo mandato è stato rinnovato per altri otto anni dal presidente della Repubblica Federale di Germania. La direzione Weidmann è durata dunque più di un decennio, nel corso del quale l’economista tedesco ha difeso la sua concezione conservatrice della politica monetaria.

Indipendenza, scarso interventismo, attenzione alla stabilità dei prezzi, pochissime concessioni all’eterodossia. Weidmann rimarrà alla storia come l’uomo che si è opposto strenuamente agli eurobond, tentativo di mutualizzare il debito dei Paesi membri dell’Ue. Ma anche all’idea che la Banca centrale europea acquistasse debito delle nazioni più in crisi dell’Eurozona. Così come ad ogni deroga al rigore di bilancio. Lui, assieme allo storico ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, ha rappresentato insomma il cuore delle scelte economico-monetarie di Angela Merkel. Non a caso, nel 2006, all’inizio del proprio mandato, la leader conservatrice aveva scelto proprio Weidmann alla testa del dipartimento di Politica economica e finanziaria della cancelleria.

Le timide aperture della Bundesbank alla fine del mandato

Una politica spesso criticata, soprattutto al di fuori della Germania, in ragione delle ripetute crisi che hanno caratterizzato l’ultimo decennio in Europa (e non solo). E che hanno convinto ad esempio la BCE ad adottare politiche “non convenzionali”, agli antipodi della posizione ortodossa tedesca. Posizione che solo negli ultimi mesi Weidmann aveva in parte ammorbidito, in particolare attraverso il sostegno concesso al Pandemic emergency purchase programme (Programma di acquisto di titoli pubblici e privati legato all’emergenza-coronavirus, PEPP). Ma anche accettando un obiettivo d’inflazione europeo attorno al 2%, concedendo quindi alcuni margini, nonché un piano d’azione contro i cambiamenti climatici.

Jens Weidmann ha guidato la Bundesbank per oltre dieci anni
Jens Weidmann ha guidato la Bundesbank per oltre dieci anni © Deutsche Bundesbank/Flickr

Ora, in ogni caso, le sue dimissioni aprono una partita tutta da giocare, resa complicata dalla delicata fase di negoziati governativi in Germania. Il successore di Weidmann, infatti, deve essere designato dal presidente della Repubblica ma su indicazione del governo. E Angela Merkel, che non si è presentata alle ultime elezioni, sta curando in questo momento il disbrigo degli affari correnti. 

Sarà il nuovo cancelliere ad indicare il successore di Weidmann

L’agenzia Bloomberg ha indicato, in questo senso, che l’orientamento della cancelliera uscente sarebbe quello di lasciare la scelta al nuovo esecutivo. I tre partiti che stanno negoziando per la formazione della nuova cancelleria vorrebbero trovare un’intesa entro Natale. Ma a dividerli sono ancora numerose questioni, a partire proprio da quelle legate alla politica economica e monetaria.

Il nome di Isabel Schnabel potrebbe accontentare verdi e liberali

Così, la successione al vertice della Bundesbank potrebbe trasformarsi in uno scontro tra dottrine opposte. Da una parte Christian Lindner, numero uno della FDP (Partito liberale democratico), sostenitore di posizioni ortodosse e che ha accolto le dimissioni di Weidmann «con rammarico». Dall’altra i Verdi, il cui co-presidente Robert Habeck chiede apertamente politiche più progressiste e sulla stampa tedesca ha lanciato un appello affinché per la banca centrale possa trattarsi di «un nuovo inizio. Per il futuro, abbiamo bisogno di una Bundesbank in grado di rispondere alle sfide del tempo».

Ne scaturirà con ogni probabilità un compromesso. Che potrebbe assumere il volto di Isabel Schnabel economista e docente, da gennaio 2020 membro del comitato esecutivo della BCE. Grazie alle sue posizioni a favore di una politica monetaria «più ecologica» potrebbe convincere i grünen. E al contempo, rassicurare la FDP sul rispetto di determinati paletti legati alla stabilità monetaria.