Goldman Sachs andrà a processo per discriminazione verso le donne
La banca Goldman Sachs avrebbe discriminato migliaia di dipendenti donne in termini di stipendio e carriera. È quanto sostiene una class action
18 anni dopo il primo reclamo da parte di una dipendente e 13 anni dopo l’avvio dell’azione legale, il 5 giugno 2023 il colosso bancario statunitense Goldman Sachs andrà a processo. Dovrà rispondere a una class action che la accusa di aver discriminato migliaia di donne in termini di stipendio e avanzamenti di carriera.
La class action contro Goldman Sachs
Tutto comincia da Cristina Chen-Oster, laureata in Economia al Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, dirigente di Goldman Sachs dal 1997 al 2005. Dopo una prima segnalazione alla Commissione statunitense per le Pari Opportunità sul Lavoro (EEOC), nel 2010 fa causa alla banca. Quest’ultima consentirebbe ai propri manager di penalizzare le donne, sia in termini economici sia in termini di carriera. Negando loro sistematicamente i meriti che si sono conquistate sul campo.
Negli anni l’azione legale si allarga, diventando una class action con oltre 1.800 ricorrenti. E la banca tenta a più riprese di bloccarla, sostenendo che non tutte possano dimostrare di essere state penalizzate. Ad agosto 2022, la giudice distrettuale Analisa Torres accoglie solo parzialmente quest’argomentazione, escludendo le donne che erano state dipendenti per un periodo ritenuto troppo breve e quelle che non erano state sottoposte a determinati iter di valutazione interna. Tolti questi dettagli, la class action ha diritto di esistere. E andrà avanti.
La discriminazione verso le donne nel mondo della finanza
Saranno i giudici a decidere se Goldman Sachs abbia ragione o torto. Ciò non toglie che la discriminazione verso le donne sia un tema. Nel mondo del lavoro in generale, e in quello della finanza in particolare. Il Gender Gap Report 2022 redatto dal World Economic Forum calcola che, se i progressi si manterranno su un ritmo così lento, ci vorranno ancora 132 anni per raggiungere un’autentica parità di genere. Anche perché la pandemia ha aggravato la situazione, con un carico extra di lavoro di cura ricaduto sulle spalle delle donne.
Buone notizie
Il Nasdaq impone donne e minoranze nei consigli d’amministrazione
Le minoranze dovranno essere meglio rappresentate nelle aziende che fanno parte del Nasdaq. Ma la distanza con gli uomini resta enorme
Il comparto finanziario statunitense non è estraneo a queste disparità. Una ricerca di McKinsey descrive la carriera delle donne come una sorta di imbuto: rappresentano il 55% degli impiegati di livello base, ma questa percentuale cala man mano che si sale nell’organigramma, fermandosi al 27% tra i top manager. Ancora più plateale la “scomparsa” delle donne di colore: sono il 21% degli impiegati, ma soltanto uno striminzito 4% arriva a conquistarsi un ruolo manageriale.
E dire che, «nel mondo di oggi, la parità di genere è un imperativo economico. Supportare l’empowerment economico delle donne e le opportunità di leadership guiderà la crescita per i nostri clienti, le nostre comunità, le nostre persone e i nostri azionisti». A scriverlo è Goldman Sachs. Saranno i giudici a verificare se queste parole trovano riscontro nei fatti.