HSBC, la nuova politica energetica inciampa sul carbone
HSBC e la finanza internazionale non smettono di investire sul carbone e le energie fossili più inquinanti e dannose per effetto serra e salute.
I progressi in direzione della lotta ai cambiamenti climatici ci sono. Ma non bastano a HSBC, uno dei maggiori gruppi bancari globali, per passare l’esame dei controllori dell’Ong BankTrack. Oggetto della bocciatura, la nuova politica energetica pubblicata alcuni giorni fa.
Impegni positivi su estrazioni offshore
L’organizzazione internazionale preposta a monitorare le attività finanziarie e gli impegni di responsabilità sociale delle banche d’affari riconosce qualche passo avanti a HSBC. Positivo il giudizio sulla nuova policy di finanziamento. In base ad essa, l’istituto non potrà più fornire servizi finanziari per progetti offshore di estrazione (piattaforme e pozzi sottomarini) del petrolio e di gas nell’Artico. Discorso identico anche per progetti di sfruttamento delle contestatissime sabbie bituminose.
Difficile staccarsi dal carbone
Tuttavia HSBC, spesso al centro di polemiche e critiche anche in passato, non riesce a compiere un divorzio netto dal combustibile nemico per eccellenza dell’ambiente e della salute. Mentre afferma di porre fine ai propri finanziamenti per nuovi progetti di centrali a carbone a livello globale, aggiunge una postilla pesante da digerire. Precisa infatti che potrebbe fare eccezione per gli investimenti sugli impianti a carbone in Bangladesh, Indonesia e Vietnam, fino alla fine del 2023.
Un’eccezione costosa per molte comunità e sconsigliata dai dati che registrano quanto l’utilizzo del carbone incida sul riscaldamento globale e sulla qualità dell’aria. “È deludente che HSBC abbia scelto di non disimpegnarsi completamente dal finanziamento delle centrali a carbone in Indonesia, Vietnam e Bangladesh per i prossimi cinque anni” ha commentato Johan Frijns, direttore di BankTrack. “Qualsiasi investimento in quella fonte energetica che la banca farà nei prossimi cinque anni in questi Paesi condannerà i loro cittadini a enormi rischi per la salute, minando inoltre gli sforzi globali per arginare il cambiamento climatico. HSBC avrebbe potuto e dovuto scegliere di uscire completamente dal finanziamento dei progetti di centrali elettriche a carbone, come hanno già fatto 13 dei suoi colleghi bancari europei”.
Ma sei banche fanno peggio
Ovviamente la postilla di HSBC non è stata posta senza costrutto, dato che BankTrack ricorda il coinvolgimento e gli interessi dell’istituto in due progetti vietnamiti (Long Phu I e Vinh Tan 3), e come tuttora sia consulente finanziario per due centrali a carbone in Indonesia.
Va però detto che HSBC, quanto a sforzi a favore delle energie fossili più inquinanti, è solo settima tra le 10 peggiori banche del 2017 nella classifica pubblicata dal rapporto Banking on Climate Change – FOSSIL FUEL FINANCE REPORT CARD 2018 guidata da JPMorgan Chase.
Sale invece al quarto posto tra quelle che hanno maggiormente aumentato i propri finanziamenti al settore tra 2016 e 2017. Cresciuti di 2,6 miliardi di dollari, di cui 1,12 spesi per le maggiori compagnie energetiche del settore carbonifero, segnando qui un +79% di finanziamenti.
Un trend negativo che accomuna quindi HSBC a molti altri gruppi bancari e finanziari. Il tutto dopo soli 30 mesi dalla firma dell’Accordo sul clima di Parigi. Un segnale preoccupante che si unisce alla scarsa discontinuità delle politiche energetiche concrete messe in campo dai governi firmatari del documento uscito da Cop21.